Analisi

Così la Spagna barcolla fra nazionalizzazioni bancarie e debiti insolvibili

Sergio Soave

Il sistema bancario spagnolo suscita gravi preoccupazioni in tutta Europa. Il governo si appresta a varare la quarta riforma del sistema finanziario in due anni e ha dovuto procedere alla nazionalizzazione del terzo istituto di credito, Bankia, risultato di una serie di fusioni che hanno coinvolto soprattutto casse di risparmio. Alla base di questa situazione critica c’è il fatto che le banche spagnole detengono una massa impressionante di mutui immobiliari.

    Il sistema bancario spagnolo suscita gravi preoccupazioni in tutta Europa. Il governo si appresta a varare la quarta riforma del sistema finanziario in due anni e ha dovuto procedere alla nazionalizzazione del terzo istituto di credito, Bankia, risultato di una serie di fusioni che hanno coinvolto soprattutto casse di risparmio. Alla base di questa situazione critica c’è il fatto che le banche spagnole detengono una massa impressionante di mutui immobiliari, che assommano addirittura al 17 per cento del pil nazionale, con valori di carico irrealistici e una morosità che si aggira sul 50 per cento. Se le due grandi banche internazionali, il Banco di Bilbao e quello di Santander, registrano un impegno inferiore alla media nella bolla immobiliare, le altre banche, soprattutto le casse di risparmio, rischiano di essere sommerse. Il Banco di Spagna ha promosso una serie di fusioni, che avrebbero dovuto ridurre e in molti casi hanno effettivamente ridotto i costi industriali, ma che hanno anche concentrato colossali rischi immobiliari.

    Gli osservatori calcolano che il deficit di questo settore oscilla tra i cento e i duecento miliardi, mentre la crisi produttiva e il livello pauroso della disoccupazione rendono improbabile il recupero in altri settori. Molti cominciano a pensare che la situazione spagnola si avvicini a quella che ha costretto l’Irlanda a chiedere un prestito al Fondo monetario internazionale per reggere alla crisi determinata dall’intervento per salvare il settore bancario. Il governo spagnolo continua a escludere questa eventualità, come aveva fatto quello di Dublino fino alla vigilia della richiesta di aiuto. In passato il sistema finanziario è stato il motore della crescita spagnola, con le iniziative internazionali delle due grandi banche d’affari e con un ruolo di sostegno anche politico alle comunità locali da parte delle casse di risparmio. In quest’ultimo settore si sono combattute battaglie di potere rilevanti, compresa quella che ha portato Rodrigo Rato, già ministro nel governo Aznar e poi alla direzione del Fondo monetario internazionale, ad assumere due anni e mezzo fa la presidenza di Bankia, da cui ha dovuto dimettersi l’altroieri su richiesta del governo.

    L’esposizione immobiliare di Bankia, di più di 37 miliardi, è anche l’effetto di politiche di espansione edilizia madrilene assai azzardate, che hanno portato alla costruzione di interi quartieri ora abbandonati. Il caso madrileno è il più consistente, ma la simbiosi tra casse di risparmio e amministrazioni nella promozione di operazioni immobiliari azzardate è diffusa su tutto il territorio. Se a questa si somma la prassi del finanziamento bancario alle amministrazioni locali, che anche grazie a queste garanzie hanno moltiplicato il loro indebitamento, si vede come la crisi bancaria confini in Spagna con una possibile destabilizzazione politica. E’ così che si spiega l’appoggio immediato dei socialisti all’opposizione alla nazionalizzazione di Bankia decisa dal governo di Mariano Rajoy, che rappresenta una significativa eccezione al rifiuto di tutte le altre misure proposte dall’esecutivo.