Nell'interesse del paesello. Che fare per il 2013? /4 Che fare per il 2013
Più lavoro e meno timidezza sui Marò
Che formazione, che leader, quali candidati, che coalizione mettere in campo nel 2013? Sono così tanti anni che non voto che mi sembrerebbe di essere un alcolista anonimo improvvisatosi sommelier, a offrire consigli sul tema. E qualcosa mi dice che niente mi farà retrocedere da vecchie e riprovevoli abitudini, in fatto di voto.
Leggi Direttorio tecno-politico, poi la Costituente di Alessandro Giuli - Leggi Votare prima possibile, e con fantasia di Ritanna Armeni - Leggi Rivalutare pane, burro e mogli di Umberto Silva
Che formazione, che leader, quali candidati, che coalizione mettere in campo nel 2013? Sono così tanti anni che non voto che mi sembrerebbe di essere un alcolista anonimo improvvisatosi sommelier, a offrire consigli sul tema. E qualcosa mi dice che niente mi farà retrocedere da vecchie e riprovevoli abitudini, in fatto di voto. Potrei votare qualcuno che affrontasse senza pregiudizi i temi dell’occupazione e del lavoro, senza totem nella difesa dei posti di lavoro e disposto a spendere per paracadute sociali nella ricerca del lavoro, nella riqualificazione, nelle agevolazioni e negli sgravi per chi assume. E la smettesse con la talmudica recitazione del dramma dell’occupazione giovanile, quando troppe chiamate al lavoro sono senza risposta perché nessuno vuole rispondere all’appello, e abbiamo costruito una società impossibile di soli dottori.
Chi aumentasse il prelievo fiscale sui patrimoni finanziari e immobili, e favorisse la creazione di imprese individuali e no, senza la superbia di castigatore divino degli evasori, e attuasse un vero federalismo fiscale. Sarei disposto a votare chi tagliasse davvero i posti e i costi della politica, e chi vivesse la politica come una chiamata civile, non una scorciatoia per i propri affari. Chi difendesse il ruolo della scuola pubblica, inflessibile verso le caste e gli sprechi, e sciogliesse università di comodo sotto l’ombra dei campanili.
Chi fosse laico sul tema dell’immigrazione: entrano quelli che possiamo accogliere e integrare degnamente, e per il resto solo chi merita asilo politico, e chi nasce qui è italiano senza aspettare una vita, e all’estero si aprono consolati, corsi professionali e di italiano, per entrare nel paese dalla porta maestra, e non da quella tragica o caritatevole dei barconi. Chi rivelasse forza e fantasia nei rapporti politici internazionali, senza essere disciplinati allievi della Merkel, e gli ultimi a lasciare l’Afghanistan e i primi a dimenticare i Marò in carcere in India. Chi avesse la dignità di accettare le sconfitte, e non cantare le vittorie, e restituisse alla politica una sobrietà non tecnica, capace di far amare il paese senza essere tromboni. Siccome tutto questo non è in vista, manterrò il mio certificato elettorale pavidamente e orgogliosamente intonso.
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