Nell'interesse del paesello. Che fare per il 2013? / 6

Tenersi Monti, fortissimamente Monti

Stefano Di Michele

Da fare non c’è molto. Piuttosto, il minimo indispensabile – l’effetto ombrello di Altan s’intuisce e s’avverte; e anzi, più che il mite parapioggia, s’intravede nei pressi la minacciosa presenza dell’intero colonnato del Partenone. Tenersi Monti, sempre Monti, fortissimamente Monti. Di necessità, volontà. Di debolezza, forza. Di mal di pancia, stitichezza.

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    Da fare non c’è molto. Piuttosto, il minimo indispensabile – l’effetto ombrello di Altan s’intuisce e s’avverte; e anzi, più che il mite parapioggia, s’intravede nei pressi la minacciosa presenza dell’intero colonnato del Partenone. Tenersi Monti, sempre Monti, fortissimamente Monti. Di necessità, volontà. Di debolezza, forza. Di mal di pancia, stitichezza. Non son giorni da smorfiosi e schizzinosi. I crauti fanno schifo a ogni stomaco onestamente alimentato, ma chiudere gli occhi e buttare giù, ché lo scombinato armamentario che s’agita intorno al Professore non promette niente di meglio. Simpatico non è, l’uomo: ha quell’andamento tra il bocconiano e lo statistico robotizzato che un certo torcibudella procura. Ma risate ce ne siamo fatte fin troppe, negli anni passati, si capisce quando è il momento di smettere – di ridere, almeno: facendo le corna per non passare al pianto. Veder ridotto tutto a conti e bilanci fa impressione – chi non vorrebbe un po’ più di compassione?, compassione se non praticata almeno mostrata? – ma ancor più inquietano i residui violinisti del Titanic, maschere in scioglimento come certi personaggi dell’avanspettacolo felliniano: trafficano e confabulano e ritagliano con una delicatezza da miniaturisti del sovrano ottomano e la coglionaggine da personaggi dei Vanzina. Per questo Monti svetta – fa incazzare e svetta, dà almeno l’idea di sapere quel che dice e quel che fa, pur se quel che dice dovrebbe diversamente presentarlo, e quello che fa maggiormente impressionare qualche Cda e non solo il campo da bocce del centro anziani (qualcosa si comincia a sostanziare or ora sul ciglio della Fornero).
    Siamo attaccati a un filo e siam tutti sovrappeso – e il quotidiano palesarsi montiano, che sempre qualche cecio da mettere sotto le italiche ginocchia ha in tasca, fa infuriare per ciò che toglie; però in qualche modo solleva, non aggiungendo pesi alla precaria condizione di obesi dondolanti da uno sfilacciato spago: daje, che regge! Ha il problema del linguaggio, Monti, purtroppo senza una sua “lingua salvata” – del posare le cifre non solo sui documenti, ma anche accanto alle esistenze concrete. Se non basta (san Paolo) né la lingua degli angeli né quella degli uomini, figurarsi quella della Bocconi. Testa. Cuore. Testa più cuore. Si circondi di analisti (uno non li capisce, ma verranno buoni, chissà), si procuri anche qualche commensale al bar o al supermercato (magari non lo capisce, probabilmente sì, ma gli verrà buono di sicuro, vedrà). Ma pur se diverso vorremmo Monti, adesso sappiamo che nessun altro vorremmo (potremmo volere) per ora al posto di Monti. (Anzi, ci sorprenda, procuri qualche mancamento tra Cortina e i seminari dello Studio Ambrosetti. Faccia come Hollande: i manager di stato non possono guadagnare più di venti volte del dipendente meno pagato. Vedrà che a volte venti dipendenti possono fare un manager, e venti manager non ne capiscono quanto un dipendente. E stia tranquillo, se minacciano di licenziarsi: 1. chi si li prende? 2. a occhio e croce e conti, grandi geni non rischiamo di perdere).

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