Nell'interesse del paesello. Che fare per il 2013? / 8

Dieci proposte (con Costituente)

Claudio Cerasa

A pochi mesi ormai dall’inizio della prossima campagna elettorale, ci sono alcune cose precise che i partiti potrebbero fare non solo per non rimanere infilzati tra i forconi dell’anti politica ma anche per tornare ad avere un ruolo centrale in questo rocambolesco inizio di Terza Repubblica. Sono almeno dieci i punti. Proviamo a sintetizzarli.

    A pochi mesi ormai dall’inizio della prossima campagna elettorale, ci sono alcune cose precise che i partiti potrebbero fare non solo per non rimanere infilzati tra i forconi dell’anti politica ma anche per tornare ad avere un ruolo centrale in questo rocambolesco inizio di Terza Repubblica. Sono almeno dieci i punti. Proviamo a sintetizzarli. Primo: convincere Monti a muoversi con più coraggio in Europa, a mettere in cima all’agenda di governo non solo i project bond ma anche gli stessi Eurobond e a ispirare l’ultimo tratto di questa legislatura non tanto al rigore merkeliano quanto ai temi contenuti nella famosa e dimenticata lettera pro crescita scritta lo scorso 20 febbraio insieme con altri undici paesi dell’Unione europea (Inghilterra e Olanda in primis). Secondo: vigilare con attenzione sul dossier spending review, e verificare, per esempio, che Enrico Bondi si sia studiato come si deve il famoso modello inglese (quello di Cameron, per capirci, che da qui al 2015, per dirne una, ha previsto, con coraggio, tagli alla spesa pubblica pari al 5 per cento del pil inglese, che tradotto significa qualcosa come 35 miliardi di euro in tre anni). Terzo: evitare a tutti i costi di rincorrere l’Italia indigné che chiede più tasse per i ricconi, e convincere il governo che per favorire la famosa ripresa non è necessario aggiungere altri fardelli fiscali (patrimoniali eccetera) a quello che è già uno dei paesi più tartassati d’Europa. Quarto: ascoltare i consigli della Banca d’Italia e iniziare a dismettere una prima parte dell’ormai stranoto patrimonio pubblico (per dire: ci sarebbero almeno 700 miliardi di asset immediatamente valorizzabili, e tra questi asset ci sono almeno 50 miliardi di patrimonio immobiliare con cui lo stato potrebbe fare cassa in un istante: che cosa aspettiamo?).

    Quinto: investire nella benedetta banda larga, e convincere il governo a dare un aiuto fiscale a quelle imprese intenzionate a contribuire alla riduzione del nostro spread tecnologico con gli altri grandi paesi europei (in Italia l’economia ricavata da attività sul Web vale il 2 per cento del pil, nel Regno Unito il 7,2). Sesto: se Pdl ed ex Terzo polo intendono dar vita a uno spettacolo decoroso dopo la disfatta dell’ultimo weekend elettorale non perdano tempo, sciolgano i partiti e formino un unico grande cartello in grado di rappresentare una buona parte dell’elettorato di centrodestra (che non è che è scomparso, eh, è solo che oggi non sa proprio per chi votare). Settimo: convocare entro la fine della primavera una sessione di primarie per cercare un volto capace di guidare questo cartello e tentare così di trovare una buona alternativa ad Angelino Alfano. Ottavo: stesso discorso per il Pd; ok: le elezioni sono andate meno peggio degli altri, ma non capire che una legittimazione del candidato premier rappresenta un plusvalore imperdibile per la coalizione è quanto di più sciocco possa commettere il centrosinistra bersaniano. Nono: accantonare la surreale bozza elettorale proposta qualche tempo fa dall’ABC e puntare sul modello presidenziale francese (che in fin dei conti resta la prima proposta di quello che oggi è il primo partito d’Italia, il Pd, e dunque: perché non ritirarla fuori?). Decimo e ultimo punto: trasformare le prossime elezioni in elezioni costituenti, e votare così nel 2013 per formare una nuova (e bipartisan) Assemblea costituente in grado di riscrivere la Costituzione e non disperdere del tutto lo spirito positivo di questa grande e strana coalizione. Come dite? Impossibile? Difficile? Improbabile? Irrealizzabile? Via, su: non ci provate eh.
     

    • Claudio Cerasa Direttore
    • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.