Da sinistra in difesa della Merkel

Andrea Affaticati

Heribert Prantl, editorialista della Süddeutsche Zeitung, ricordava ieri che la celebre espressione “sic transit gloria mundi” fu formulata nel XV secolo dal monaco Thomas von Kempen, figlio del Nordrhein-Westfalen, il Land nel quale domenica Norbert Röttgen, candidato di punta della Cdu, ha incassato per il suo partito il peggior risultato della storia del Dopoguerra. Angela Merkel, la cancelliera, dovrebbe tenere presente la massima.

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    Heribert Prantl, editorialista della Süddeutsche Zeitung, ricordava ieri che la celebre espressione “sic transit gloria mundi” fu formulata nel XV secolo dal monaco Thomas von Kempen, figlio del Nordrhein-Westfalen, il Land nel quale domenica Norbert Röttgen, candidato di punta della Cdu, ha incassato per il suo partito il peggior risultato della storia del Dopoguerra. Angela Merkel, la cancelliera, dovrebbe tenere presente la massima. Merkel, sostenuta ancora da quasi il 70 per cento dei tedeschi, si ritrova però indebolita nel determinare le sorti del suo partito e dell’Europa.

    “Ma poteva andare peggio – dice al Foglio Giovanni di Lorenzo, direttore del settimanale Zeit, buttandola sui numeri interni – Se Spd e Verdi non avessero ottenuto la maggioranza, e si fossero coalizzati con il liberale Christian Lindner, allora sì che Merkel avrebbe avuto un problema serio”. L’alleanza con i liberali regge, ma il punto è strategico, non di contabilità politica: è iniziata la parabola discendente della Merkel, e del suo modello, come  si domandava proprio lo Zeit nell’ultimo numero? Merkel conosce bene i rischi, ma sembra intenzionata ad andare avanti sulla sua strada, perché pure se si lascia sempre tutte le opzioni aperte (da qui l’accusa, anche interna, di non avere una visione), ha sempre motivato il rigore nel gestire la crisi nell’Eurozona con la parola “alternativlos”. “E’ probabile che voglia entrare nella storia come il cancelliere dell’austerità”, afferma Di Lorenzo. Ma quale storia sarà?

    I socialdemocratici tedeschi fiutano la riscossa, anche grazie alla vittoria di François Hollande in Francia, ma non sono così antirigoristi: il capo dell’Spd, Sigmar Gabriel, domenica sera in un talk-show ribadiva che il Fiscal compact non si tocca, bisogna affiancargli un patto di crescita. Cioè ci vuole un compromesso, non l’affossamento della Merkel. Il neo eletto presidente francese arriva a Berlino con un fare molto più battagliero e meno disposto al negoziato, “ma Hollande, svestiti i panni della campagna elettorale, si mostrerà assai più pragmatico”, assicura Di Lorenzo.
    Il direttore dello Ziet sintetizza bene lo stato d’animo tedesco: “La Germania si è già accollata il 40 per cento degli oneri di questa crisi. E’ assurdo pensare che possa mettere in piedi da solo un Piano Marshall capace di sorreggere tutti i paesi dell’Eurozona”. Berlino non ha una politica impietosa, insomma, né soffre di tic antikeynesiani, sostiene Di Lorenzo. “Non ci siamo mai rifiutati di aiutare. Siamo quelli che danno maggiori garanzie per i fondi salva stati europei, ma non ci si può chiedere di tollerare qualsiasi forma di malgoverno”. Nell’articolo dello Zeit si leggeva che i tedeschi, inizialmente poco contenti di ritrovarsi un cancelliere poco carismatico, ora ringraziano il cielo di aver un capo di governo che non dà scandalo, che evita gesti di grande impatto ma vuoti di contenuto.

    “Una politica senza fantasia, noiosa? Se aprissimo ancora di più i cordoni della borsa, vorrebbe dire mettere a repentaglio le pensioni dei tedeschi meno abbienti. E’ assolutamente legittimo che Merkel si chieda fino a che punto può spingere una politica di aiuti”, replica Di Lorenzo. Sarà poco eccitante, ma l’economia tedesca si basa sull’equilibrio tra produzione e spesa, e questo le permette di raggiungere risultati eccellenti. Secondo Di Lorenzo la situazione migliora ma, come ribadisce Merkel, bisogna avere pazienza. Ricetta amara, per questo “la Germania è diventata il capro espiatorio dell’Europa”, dice il direttore dello Zeit. Molti non la pensano così: ci sono segnali contraddittori, l’inflazione non è più un tabù, alla commissione Finanze di Berlino un gruppo di analisti ha sollecitato un allentamento del rigore e dei tempi di consolidamento del debito. Forse Merkel non ha più alternative, se non aprirsi a un compromesso. Ma la difesa del nocciolo duro della sua politica, fatta da un grande guru di sinistra come Di Lorenzo, è significativa.

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