Quello che davvero i socialdemocratici chiederanno a Merkel per cambiare rotta in Europa
All'indomani della sconfitta della Cdu nella tradizionale roccaforte socialdemocratica del Nordreno-Vestfalia, l'opposizione rosso-verde al Bundestag si prepara in vista della ratifica del Fiscal compact prevista per il 25 maggio prossimo. La legge di approvazione, infatti, in quanto di rango costituzionale, necessita del voto dei due terzi del Parlamento.
Strasburgo. All’indomani della sconfitta della Cdu nella tradizionale roccaforte socialdemocratica del Nordreno-Vestfalia, l’opposizione rosso-verde al Bundestag si prepara in vista della ratifica del Fiscal compact prevista per il 25 maggio prossimo. La legge di approvazione, infatti, in quanto di rango costituzionale, necessita del voto dei due terzi del Parlamento. In cambio del proprio voto favorevole, socialdemocratici ed ecologisti chiedono alla cancelliera Angela Merkel di impegnarsi in particolare su un fronte: l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie nell’Eurozona. Come ha spiegato in un’intervista al settimanale Der Spiegel Thomas Oppermann, il portavoce del gruppo parlamentare socialdemocratico al Bundestag, l’Spd chiederà alla Merkel che il gettito derivante dalla tassa europea sia utilizzato per rilanciare la crescita, in particolare nei paesi della periferia. Più che per convinzione ideologica, la Tobin tax serve in realtà ai socialdemocratici per mettere in ulteriore difficoltà democristiani e liberali, che sul tema non hanno finora mai trovato un’intesa.
L’altra condizione per esprimere voto favorevole è rappresentata dal varo di programmi europei per facilitare la realizzazione di infrastrutture.
A tal proposito, verdi e socialdemocratici sono stati i primi a chiedere, ancor prima del neo presidente francese François Hollande, un aumento di capitale per la Banca europea degli investimenti (Bei). Il rafforzamento dell’istituto, sul quale anche la Merkel di recente si è detta disposta a ragionare, dovrebbe garantire prestiti per circa sessanta miliardi e investimenti per altri centottanta. Al tavolo del negoziato si parla però anche di destinare a progetti infrastrutturali le risorse non utilizzate del veicolo di stabilizzazione Efsm e di garantire una proroga dei termini per lo sfruttamento pieno dei fondi strutturali europei. In ultimo, la disoccupazione giovanile. I socialdemocratici insistono sulla necessità di misure che riducano gli alti tassi di inattività dei giovani nei paesi periferici. Nella giornata di domenica, il ministro delle Finanze, Wolfgang Schäuble (Cdu), che tra qualche mese presiederà anche la conferenza dei ministri economici della zona Euro (Eurogruppo), ha fatto capire di essere d’accordo, a patto che le misure siano improntate al modello tedesco, in base al quale i giovani, durante il proprio percorso scolastico, sono incentivati a intraprendere stage e tirocini presso le imprese.
Sull’aumento della dotazione del fondo di stabilizzazione, l’intervento della Bce e l’allentamento delle condizioni draconiane imposte alla Grecia, invece, l’Spd non si muove con altrettanta decisione e manda segnali contraddittori. Da un lato, rimane favorevole agli Eurobond, dall’altro non osa metterli sul piatto della trattativa con la signora Merkel. L’indecisione socialdemocratica è la cartina di tornasole di un partito ancora oggi diviso tra massimalisti e riformisti. I primi sono tornati ieri a tuonare contro il Fiscal compact, chiedendo una sua completa rinegoziazione. I secondi, invece, fautori della riforma costituzionale che nel 2008 ha introdotto il pareggio di bilancio nella legge fondamentale, si mostrano più accomodanti, proponendo solo lievi correzioni al patto simbolo della politica rigorista della cancelliera.
Ma che l’austerità non sia prerogativa dei democristiani, lo dimostra anche la proposta dell’Spd di istituire a livello federale un comitato indipendente sui conti pubblici, incaricato di controllare e sanzionare il mancato rispetto dei parametri di bilancio fissati dal Fiscal compact. Per ora l’idea si ferma ai confini tedeschi, ma ad alcuni ha subito ricordato il progetto per l’istituzione di un commissario europeo al bilancio, lanciato dalla Germania all’Eurogruppo di fine gennaio.
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