Ossicini di seppia
Storie di indignazioni sugli eterni misteri italiani
Gli ossicini secolari che tenevano compagnia all’imbarazzante cadavere di De Pedis – tutto un ossario adesso da analizzare (visto mai!): preti, morti di peste, martiri bizantini, musicisti barrocchi, già si sa – nonostante il fatto che il Fatto ancora non riesca a capacitarsi: “Di chi sono le altre ossa nella cripta?”. E scava e raschia e passa al setaccio. Lavoro inutile: se ancora non si sa, già s’intuisce. E’ che il mistero appassiona, il doppiofondo attira, il doppiogioco intriga.
Gli ossicini secolari che tenevano compagnia all’imbarazzante cadavere di De Pedis – tutto un ossario adesso da analizzare (visto mai!): preti, morti di peste, martiri bizantini, musicisti barrocchi, già si sa – nonostante il fatto che il Fatto ancora non riesca a capacitarsi: “Di chi sono le altre ossa nella cripta?”. E scava e raschia e passa al setaccio. Lavoro inutile: se ancora non si sa, già s’intuisce. E’ che il mistero appassiona, il doppiofondo attira, il doppiogioco intriga. Mistero – esattamente speculare alla sempre invocata “verità”, ché periodicamente s’avanzano legioni (non quelle investigative: magari) etico-sociali, si potrebbe dire, che chiedono “verità”, che promettono “verità”, che s’addannano per la “verità”. Ottima cosa – non fosse la “verità” spesso immaginaria prima che reale. E in ogni modo, mistero sia, ché “Mistero” è pure il titolo di una trasmissione televisiva, dai cerchi nel grano al pediluvio mortale di Wilma Montesi. “Misteri d’Italia”, pubblicò Carlo Lucarelli. E “Nuovi misteri d’Italia” sempre Lucarelli pubblicò, non risultante bastevole il primo volume – e l’elenco dei misteri italici s’allunga quale una Treccani mai definitiva. Così Lucarelli, disvelatore di misteri televisivi nel tinello casalingo, è saggiamente tutto nerovestito, nella penombra avvolto, voce impostata – tale e quale, verrebbe da pensare, la coppia Saviano&Fazio, immersa in una semioscurità definibile come garagistica (ebbe a commentare insigne commentatore fortemente democratico, dopo la recente mesta visione: “Quello che adesso ho so’ due palle a terra”).
Ma l’italico mistero mai smette di essere tale – sia per la spiccata propensione all’intrigo, paese di Borgia e di pistaroli; sia per l’effettiva carenza di sviluppi certi. E libri a carrettate e film a valanga e documentari e appositi blog. Basta un mistero – quale: atto promosso al rango d’italico mistero – per creare opinione, relativa indignazione, umana curiosità. E sul crimine “con carattere di mistero”, sosteneva Sciascia, può “soltanto un po’, l’acutezza degli inquirenti”. Un po’ appena. Per questo, magari, pure per questo, sempre a un passo dallo svelamento stiamo e sempre davanti a un mancato svelamento ci ritroviamo: nonostante sbirri coi controcazzi, apposita editoria, pubblica indignazione, impegno delle istituzioni – la mitica Commissione Stragi al centralino: “Prooonto- straaaaagi-dicaaaaa…”. Di ogni mistero – ben prima dell’ultimo sulla cripta ora scalpellata – un particolare resta: la guerra nei cieli di Ustica, i mattoni nelle tasche di Calvi penzolante, il sangue di Salvatore Giuliano che risale anziché scendere, le copie delle lettere di Moro, Portella della Ginestra chi l’ordinò?, Papa Luciani assassinato, gli “assassini” di Pasolini, il Mig libico, il golpe Borghese (con forestali reatini), la massoneria sempre, l’innocente Simonetta di via Poma, i servizi segreti comunque, Andreotti in ogni modo, i poveri morti senza giustizia a Brescia, la notte palermitana di De Mauro, l’aeroplano di Mattei, il pericolo e il grottesco dell’accolita piduista, la bomba (le bombe?) a piazza Fontana, pure Mussolini chi lo ammazzo?, Pinelli e l’Italicus, la saga interminabile della Banda della Magliana (così nella cripta si torna, e meraviglioso tocco tra l’arcano e l’ammucchiata porta la strepitosa fluviale intervista di Malcom Pagani e Rita Di Giovacchino sul Fatto al “pentito” della stessa, Antonio Mancini – “Io non sono buono, so’ un figlio de ’na mignotta”, un saggio: “Con Abbruciati andavamo a donne. A volte, sul più bello, lo baciavo in bocca. Ve li immaginate due delinquentoni come noi impegnati a scandalizzare le ragazze?” – altro che bacio andreottiano a Riina). Se può essere banale il male di un Eichmann, figurarsi quanto può esserlo quello di certi assassini o di certi infedeli servitori dello stato o banchieri avidi. Fascinazione che resta, pure dopo aver ammassato in laboratorio tutti gli ossicini incriptati col De Pedis. E’ sorta la prima Web tv interamente dedicata ai misteri italiani – casomai le massaie mostrassero una tentazione criminologa più definita rispetto alla quotidiana visione di “Forum”. Uno scavare furibondo, magari dovuto, spesso inconcludente. Titoli così (Stampa): “De Mauro, Mattei, Pasolini. Marcello Dell’Utri sentito a Palermo” – che uno pensa: oh, cazzo, che tripletta! Misteri, italici ed eterni. Ossa ancora da trovare, dopo le ossa (inutili) trovate. Meno male che Shakespeare mise almeno la parola fine al famoso “caso di Giulio Cesare”.
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