Il pranzo e la linea

Un Cav. coalizionista va da Monti, provando a digerire i malumori

Salvatore Merlo

“Monti deve andare avanti fino al 2013, il suo governo è necessario alla salvezza del paese. Noi invece dobbiamo completare la riforma della Costituzione con le altre forze politiche”. E’ un Silvio Berlusconi catechizzato da Gianni Letta e da Giorgio Napolitano quello che oggi, alle 13 e 30, assieme al segretario del Pdl Angelino Alfano e allo stesso Letta, dovrebbe incontrare a pranzo il presidente del Consiglio Mario Monti.

    “Monti deve andare avanti fino al 2013, il suo governo è necessario alla salvezza del paese. Noi invece dobbiamo completare la riforma della Costituzione con le altre forze politiche”. E’ un Silvio Berlusconi catechizzato da Gianni Letta e da Giorgio Napolitano quello che oggi, alle 13 e 30, assieme al segretario del Pdl Angelino Alfano e allo stesso Letta, dovrebbe incontrare a pranzo il presidente del Consiglio Mario Monti. Una colazione diplomatica che serve a tacitare i malumori scomposti che agitano il Pdl e a confermare lealtà a quel governo tecnico senza il quale, pensa il Cavaliere, “i mercati ci punirebbero pesantemente”. Ma il conflitto parlamentare sul pacchetto anticorruzione, e la linea di ostruzionismo presa dal Pdl sul provvedimento voluto dal Guardasigilli Paola Severino, rischiano di guastare la vigilia dell’incontro. Voci di corridoio, provienenti dalla sinistra, accusano persino il Pdl di voler modificare il reato di concussione: il partito del Cavaliere – dicono nel Pd – vorrebbe una legge per favorire Berlusconi nel processo Ruby. Dunque la giustizia torna a essere una grana. La linea politica di fondo non può cambiare qualsiasi cosa succeda, Berlusconi sa che al di fuori del perimetro di Monti non c’è niente; ma come nell’intreccio di un romanzo giallo nessuno è in grado di prevedere cosa sarà dell’incontro di oggi tra lui e Monti. Un pranzo era già saltato ad aprile per l’intreccio tra giustizia e frequenze tv, e in quell’occasione il Cavaliere faceva spallucce: “Con Monti ci parla Alfano”.

    Tuttavia le novità che arrivano dalla Grecia, destinata a nuove elezioni in un contesto di caos finanziario e politico, spingono Berlusconi a muoversi con cautela. Come dice Maurizio Gasparri “sulle decisioni internazionali noi possiamo fare poco, ma qualcosa di buono possiamo farlo invece per l’Italia con la riforma della Costituzione”. E difatti il Cavaliere, che pure ha intenzione di spingere Monti sulla strada degli Eurobond, intende rassicurare il professore sulle intenzioni collaborative del Pdl nei confronti di Pd e Udc. Le riforme istituzionali sono a buon punto in Senato e l’ex premier intende andare avanti, malgrado i negoziati sulla nuova legge elettorale si siano invece interrotti per effetto delle elezioni amministrative. Nessuno è più sicuro di niente, né Pd, né Pdl né Udc hanno un modello chiaro da proporre. Meglio aspettare, dunque, che si facciano più nitidi i rapporti di (futura) alleanza elettorale. Tanto c’è sempre il Porcellum. Ma per il resto “con Pd e Udc dobbiamo completare le riforme istituzionali perché l’Italia è ingovernabile”, pensa il Cavaliere che vorrebbe, oltre al premierato e alla riforma del bicameralismo perfetto, anche nuove regole per la nomina dei giudici della Consulta e la possibilità per il premier di chiedere lo scioglimento delle Camere.

    L’incontro di oggi con Monti, per Letta e Napolitano, ha il sapore di una riconciliazione persino un po’ dovuta. Il 18 aprile scorso Berlusconi, di malumore per il dossier giustizia (guarda caso), aveva annullato senza preavviso un’analoga colazione provocando un mezzo incidente diplomatico con Palazzo Chigi. Era toccato a Gianni Letta, come sempre, il lavoro di ritessitura della trama sfilacciata. Il gran visir del berlusconismo aveva fatto subito diffondere una nota ufficiale nella quale si parlava di un incontro semplicemente “rinviato”. Contemporaneamente, Letta aveva anche attivato i contatti con Giorgio Napolitano, ottenendo per il Cavaliere – il 27 aprile – un pranzo riparatorio al Quirinale. Ed è stato il presidente della Repubblica, pare in quella stessa occasione, a consigliare Letta (e Berlusconi) di incontrare “al più presto” il professor Monti; che nel frattempo aveva già confessato al capo dello stato tutte le sue amarezze per la durissima navigazione dell’esecutivo in Parlamento e nel mare agitato dei rapporti con le forze politiche. Così giovedì scorso, mentre lo stato maggiore del Pdl riunito a Palazzo Grazioli analizzava preoccupato il risultato pessimo delle amministrative, Letta ha passato la cornetta del telefono a un Berlusconi ancora incerto su tutto ma non più sulla necessità di sostenere il governo. Dall’altro capo del telefono il premier Monti: un confronto lungo, cordiale e franco che si è concluso con una promessa di appuntamento faccia a faccia per oggi pomeriggio. Berlusconi sarà accompagnato anche da Alfano, per non alimentare il gossip sul loro presunto dualismo. Al Cavaliere non importa troppo delle critiche che gli fa Ignazio La Russa (“fossi in lui e in Alfano non ci andrei da Monti alla vigilia dei ballottaggi”), ma le questioni che riguardano la giustizia – si sa – sono un’altra storia.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.