Presidente in armi
Sei bombardamenti americani sullo Yemen negli ultimi sette giorni e ora esce anche la notizia che ci sono “boots on the ground”, truppe americane a terra. La campagna militare nel paese arabo contro una filiale di al Qaida considerata “una minaccia diretta all’America” ora è più vasta e intensa di quella in corso in Pakistan. Per l’Amministrazione e il Pentagono è una contraddizione, non la prima, rispetto a quanto era stato annunciato nella prima fase del mandato.
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Sei bombardamenti americani sullo Yemen negli ultimi sette giorni e ora esce anche la notizia che ci sono “boots on the ground”, truppe americane a terra. La campagna militare nel paese arabo contro una filiale di al Qaida considerata “una minaccia diretta all’America” ora è più vasta e intensa di quella in corso in Pakistan. Per l’Amministrazione e il Pentagono è una contraddizione, non la prima, rispetto a quanto era stato annunciato nella prima fase del mandato. Nel gennaio 2010 il presidente americano, Barack Obama, aveva detto: “Non manderò truppe in Yemen”; il capo di stato maggiore Mike Mullen aveva fatto eco: “Non è una possibilità”. Invece, è notizia trapelata ieri, sessanta soldati dei reparti speciali e un generale americano sono chiusi nella base di al Annad, nella provincia di Lahj, a circa sessanta chilometri dalla linea del fronte dei combattimenti tra le truppe governative e i gruppi filo al Qaida che hanno occupato il sud del paese. Gli americani hanno installato un centro di comando per coordinare i bombardamenti dei droni americani, l’artiglieria e l’aviazione yemenita. “Si sono portati le loro case prefabbricate ed equipaggiamento per stare a lungo”, dice ad Associated Press un ufficiale yemenita di stanza nella stessa base. Il generale americano, senza nome, e il ministro della Difesa dello Yemen lavorano assieme.
Secondo le informazioni trapelate, la missione dei militari americani a terra è separata dal programma di bombardamenti della Cia. Ad aprile, secondo il Washington Post, il direttore dei servizi segreti, David Petraeus, ha chiesto e ottenuto il via libera da Obama per incrementare i bombardamenti con i droni e ha anche ottenuto un ampiamento delle regole di ingaggio, e quindi il permesso di colpire basandosi soltanto su comportamenti sospetti. In Yemen la Cia non si limita più a dare la caccia a una lista di bersagli importanti appartenenti ad al Qaida, ma lancia missili anche contro bersagli sconosciuti che si comportano “come fossero al Qaida”. I bombardamenti nel 2012 finora sono venti.
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