Moderati e indecisi

Il Cav. impaziente prepara il nuovo predellino e si rivede con LCdM

Salvatore Merlo

Decine di telefonate, e un incontro vis-à-vis ai primi di maggio, questo molto denso, dopo quello ancora interlocutorio di aprile. Luca Cordero di Montezemolo (LCdM) e Silvio Berlusconi, oltre alla cospicua fortuna economica, hanno anche un comune aspetto del carattere: entrambi dissimulano, l’uno per eccesso di cautela, l’altro per eccesso di audacia (ai limiti della spavalderia). In qualsiasi luogo del mondo si trovi (l’altro giorno le indiscrezioni dei quotidiani lo hanno sorpreso a Mosca), LCdM si affretta a dissociare il suo nome da quello del Cavaliere.

    Decine di telefonate, e un incontro vis-à-vis ai primi di maggio, questo molto denso, dopo quello ancora interlocutorio di aprile. Luca Cordero di Montezemolo (LCdM) e Silvio Berlusconi, oltre alla cospicua fortuna economica, hanno anche un comune aspetto del carattere: entrambi dissimulano, l’uno per eccesso di cautela, l’altro per eccesso di audacia (ai limiti della spavalderia). In qualsiasi luogo del mondo si trovi (l’altro giorno le indiscrezioni dei quotidiani lo hanno sorpreso a Mosca), LCdM si affretta a dissociare il suo nome da quello del Cavaliere. Smentisce e fa smentire qualsiasi contatto, malgrado lo senta spesso al telefono, lo incontri a casa di Gianni Letta, e con lui sia sceso nei dettagli intorno al progetto di un polo riformista da presentare alle elezioni di marzo 2013. Berlusconi è invece il più attivo propalatore di notizie (vere e verosimili) intorno a questi negoziati: fa sapere che vorrebbe LCdM alla testa del nuovo rassemblement, ma poi spesso allude con studiata svagatezza, e confortato da molti dei suoi, all’ipotesi di guidare lui medesimo la futura federazione dei moderati (ogni tanto gli scappa una frase rivelatrice: “Il leader lo sceglierà il partito”). Allusioni tuttavia che fanno comprensibilmente irrigidire LCdM. Lui, del Cavaliere, desidera soprattutto i voti e i contributi finanziari, e praticamente glielo ha anche detto nel loro ultimo incontro (con delicatezza, certo). D’altra parte quello che manca alla squadra di Montezemolo – molta imprenditoria, bel mondo intellettuale e società civile – sono i voti; il famoso sondaggio segretissimo che gli attribuisce il 24 per cento dei consensi non è mai esistito (Berlusconi, che pure ha accreditato con piacere la storiella del sondaggio fantasma, lo ha fatto testare: è al 6 per cento). Ma l’idea di un rilancio berlusconiano non piace nemmeno al terzo socio e dissimulatore, cioè Pier Ferdinando Casini. “Deve stare almeno tre passi indietro. E niente foto insieme”.

    La domanda non è più “se” LCdM entrerà in politica, ma “quando” lo farà. Il più tardi possibile, malgrado gli eventi precipitino. “Montezemolo ha la società civile e le facce nuove, Casini la forza tranquilla della democristianeria, e Silvio ha i voti. Manca forse il leader. Montezemolo non è detto che lo possa o lo voglia fare. Ma c’è Corrado Passera (che ha lasciato Banca Intesa per un motivo preciso)”, dice Giancarlo Galan, l’ex governatore del Veneto che nella squadra di Montezemolo conta più di qualche amico: Giustina Destro (ex Confindustria veneta ed ex Pdl), Federico Vecchioni (già presidente di Confagricoltura) e, più defilato, anche Massimo Cacciari, il filosofo ex sindaco di Venezia. “Questa è una squadra che può rilanciare un’idea riformista e liberale contro lo statalismo del Pd alleato di Vendola e Di Pietro”, spiega sempre Galan. “Il programma c’è, ed è quello del polo del buongoverno. Bisogna recuperare la promessa liberale che noi di Forza Italia non siamo riusciti a mantenere. Ma con facce nuove. Tutte nuove”. Lo schema di Galan assomiglia a quello che segue il riservato tessitore di ogni trama: Gianni Letta. E’ il gran visir del berlusconismo a tenere aperti tutti i canali, Montezemolo è di casa nella residenza lettiana della Camilluccia a Roma, ed è sempre a Letta che tocca il faticoso compito di contenere e indirizzare l’entusiasmo fantasioso di un Cavaliere che vorrebbe “fare presto”, “fare subito”, e che ha già deciso di prendere lui l’iniziativa all’indomani dei ballottaggi di lunedì prossimo. “Il predellino due”, dice Daniela Santanchè: “Gente nuova, ricambio totale”.
    Montezemolo, che guarda Berlusconi con un misto di curiosità e freddezza, tentenna. E non solo perché vorrebbe schivare un possibile bacio della morte del Cavaliere e ottenere la garanzia che Berlusconi si faccia sul serio da parte (pur rimanendo nell’ombra). Il problema è anche di opportunità. Ciò che entusiasma il Cavaliere, cioè il rischio, la lotta, il populismo, su Montezemolo ha tutt’altro effetto: spegne i suoi ardori politici. In questo momento Berlusconi è ringalluzzito dal calo dei consensi di Mario Monti e dall’opportunità di nuovi spazi di manovra, mentre LCdM è al contrario preoccupato dal vento di antipolitica che spira nel paese, osserva corrucciato il successo di Grillo e della sinistra più radicale: sa di essere un signore dell’alta borghesia – tiene le riunioni della sua associazione Italia Futura negli hotel Four Season – e dunque teme fortissimamente l’odio sociale. Passettini. Mentre il Cavaliere scalpita, lui aspetta l’estate, una convention a luglio, un manifesto liberale: “Prima i contenuti, i contenitori verranno”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.