Prendersela con i Bossi è facile perché sono loro gli ultimi veri negri

Umberto Silva

Alla terza bocciatura del Trota pensai e scrissi che suo padre avrebbe avuto seri guai. Non perché il Trota è un somaro – di somari figli di potenti ce n’è un esercito e i papà sanno come neutralizzarli spedendoli a New York a farsi di coca; semplicemente di quel che si perdona a tanti, mal che vada rimandandoli all’ottobre della cassazione, alla famiglia Bossi non si fanno sconti. Per una ancora non chiarita paghetta del somaro e altre frittelle, i Bossi e affini sono bastonati come licantropi. Perché tanto furore?

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    Alla terza bocciatura del Trota pensai e scrissi che suo padre avrebbe avuto seri guai. Non perché il Trota è un somaro – di somari figli di potenti ce n’è un esercito e i papà sanno come neutralizzarli spedendoli a New York a farsi di coca; semplicemente di quel che si perdona a tanti, mal che vada rimandandoli all’ottobre della cassazione, alla famiglia Bossi non si fanno sconti. Per una ancora non chiarita paghetta del somaro e altre frittelle, i Bossi e affini sono bastonati come licantropi. Perché tanto furore? E’ una ghiotta occasione di far fuori un nemico che si è imprudentemente isolato? E’ il modo di moralizzare i moralizzatori sbattendo loro in faccia il duro contrappasso? Il vero motivo scatenante mi sembra un altro, e trova la sua sintesi in un titolo che in questi giorni va per la maggiore, un’evoluzione dell’originario “razza padrona”, cui fece seguito la “razza padana” e ora campeggia a caratteri cubitali sui giornali più chic un definitivo: “razza predona”.

    Già, ma di quale razza si sta parlando? Della razza negra: Bossi e i suoi sono negri. Non “neri” o “di colore”, ma negri negri, di quelli che dopo l’avvento del politicamente corretto non esistono più, negracci dell’Africa che profonda sta in noi e che ancora fanno impressione anzi, per dirla con certi arianissimi editorialisti, fanno proprio schifo. D’altronde, a ben guardarli, presentano tratti assai caratteristici: non solo non sanno come stare a tavola e fanno gesti osceni con la forchettina per i molluschi, ma Rosi Mauro è nerissima di pelle e di umore e le turgide tumide turpi labbra del Trota non lasciano dubbi. Che se dubbi ancora ci fossero, ditemi allora il perché degli animistici riti fluviali, imbarazzanti e rivelatori ma impossibili da sconfessare da parte dei fedeli salvo ricevere sulla zucca la maledizione del dio Mbotumbo? E quale altro motivo darebbe un senso alla misteriosa connection del bokassiano Belsito con la Nigeria, se quell’oscuro paese non fosse il luogo mitico della stirpe bossiana-bostwaniana?

    Bossi è negro, e come tale dagli eredi di Crispi viene trattato. Invano il nigeriano leghista ha cercato di nascondere per anni la macchia umana, il colore del sangue, imbastendo una plateale campagna contro i neri, sfottendoli, cercando di discriminarli, di ricacciarli oltremare. Tentava di allontanare da se il sospetto e nello stesso tempo dava sfogo al suo odio contro madre natura per averlo fatto nero. Se si fosse piaciuto fino in fondo, Bossi non farebbe la fine che sta facendo. Se davvero si è accontentato di rosicchiare alla “razza badrona” qualche spicciolo per i figli invece di rubare la solita Cassa del Mezzogiorno, ha fatto proprio una cosa da negri, di quelle che i ladri wasp non sxperdonano, e giù frustate, prima di imbarcarli tutti quanti per la Nigeria, ma senza diamanti, che quando i loro parenti li vedono a mani vuote, gliele tagliano subito. I salotti, i campi da tennis, i set cinéphiles e le vacanze alle Eolie dei figli dell’Istituto Gramsci e di Repubblica saranno salve, senza pericolo che per sbaglio vi si affacci lo spaventoso Trota – che di Kant conosce solo la Eva di Diabolik – e con la sua faccia da ripetente impenitente urli: “Ma va a ciapal in del lisca”.

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