Azzerare e rifondare

Se il Pdl molla Monti demolisce se stesso. Memorandum per il Cav.

Salvatore Merlo

“Se demoliamo Monti, demoliamo noi stessi, visto che facciamo parte della maggioranza di governo. Si può votare per qualcuno che sta nella maggioranza e contemporaneamente però si rivolge al proprio elettorato spiegando quasi quotidianamente, con la grancassa dei giornali consanguinei, che quella stessa maggioranza di cui fa parte non combina niente di buono?”. Andrea Augello, senatore del Pdl ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, uomo di potere romano, è uno di quelli (pochi) che alla ribalta pubblica preferiscono le architetture di retrovia; meno proscenio e molta, riservata, tessitura di trame.

Leggi Le elezioni, la vittoria a tavolino e due cosine sfuggite al Pd di Bersani di Claudio Cerasa

    “Se demoliamo Monti, demoliamo noi stessi, visto che facciamo parte della maggioranza di governo. Si può votare per qualcuno che sta nella maggioranza e contemporaneamente però si rivolge al proprio elettorato spiegando quasi quotidianamente, con la grancassa dei giornali consanguinei, che quella stessa maggioranza di cui fa parte non combina niente di buono?”. Andrea Augello, senatore del Pdl ed ex sottosegretario del governo Berlusconi, uomo di potere romano, è uno di quelli (pochi) che alla ribalta pubblica preferiscono le architetture di retrovia; meno proscenio e molta, riservata, tessitura di trame. Il Cavaliere ogni tanto lo consulta, così come usava fare anche Gianfranco Fini da guida suprema di An e poi anche nel periodo (breve) da “numero due” del Pdl. E proprio a Berlusconi, in uno dei loro ultimi incontri, Augello lo ha detto chiaro: “Ci vuole una totale rifondazione del centrodestra”.

    Questo però lo dice anche il Cavaliere. Con Angelino Alfano, Berlusconi ha promesso per il dopo ballottaggi “la più grande novità della politica”, parole testuali. Di che si tratta? “Non ne ho idea. Io dico che bisogna azzerare tutta la classe dirigente e ricominciare da capo aggregando nuove forze. Bisogna partire dal Pdl e completare il passaggio di consegne, quel meccanismo che Berlusconi aveva inaugurato con la nomina di Alfano a segretario. Poi, a stretto giro, in poche settimane, bisogna ripensare tutto il polo del centrodestra lanciando una chiara offerta rivolta al mondo dei moderati italiani. E’ una cosa che Berlusconi potrà fare benissimo stando in cabina di regia, ma senza un ruolo diretto”. C’è chi lo chiama marketing creativo. “Non si tratta di maquillage. Quello non serve a niente, la gente non è cretina e già non ne può più. Parlo di una rifondazione del centrodestra, aperta alla società civile, al ceto produttivo del nord. C’è un blocco sociale in Italia con il quale il centrosinistra non riesce a comunicare, parlano lingue diverse come dimostrano le difficoltà di Pisapia a Milano”. Roba per Luca Cordero di Montezemolo? “Montezemolo può fare il surf su un’onda politica, ma non è in grado di scatenarla, d’altra parte neanche Berlusconi scatenò l’onda del 1992”. E che si deve fare? “Il Pdl è ancora in grado di scegliere. Possiamo dare origine a una riaggregazione politica, oppure possiamo subire e affondare. L’unica cosa certa è che l’elettorato dei moderati esiste, e qualcuno coprirà quello spazio politico. Tanto vale che ci proviamo noi. Ma è un’opzione che va coltivata subito, senza perdere tempo, e all’interno del perimetro del governo Monti”.

    Questo è un problema mica da poco, Ignazio La Russa non sarebbe d’accordo. “La Russa pensa che sia impossibile, crede che questa operazione non sia nelle corde di Berlusconi”. E ha ragione? “Forse sì, ma forse no”. Il Cavaliere dovrebbe promuovere, facendosi da parte, una rifondazione del polo dei moderati sotto il governo Monti. “Esatto. E non perché siamo pregiudizialmente montiani, in molte cose questo governo sbaglia e va guidato. Ma per la semplice ragione che non c’è nessuna seria alternativa che non sia mandare l’Italia a gambe per aria”.
    Questo però lo dice anche Berlusconi, non c’è alternativa. “Sì, e infatti Berlusconi è vittima di amletismo. Sappiamo che non può esserci altro che Monti, eppure tutto il dibattito è concentrato su un’opzione impossibile: staccargli la spina. Perdiamo tempo, mentre dovremmo porci il problema di come migliorare la nostra prestazione all’interno del governo. Oggi (ieri, ndr) abbiamo ottenuto un risultato tangibile sulle compensazioni fiscali: il ministro Grilli ha lavorato a un decreto largamente ispirato da Alfano e dal Pdl. Ecco, noi dovremmo fare sempre così, dovremmo avere degli obiettivi di legislatura. La rifondazione del centrodestra deve partire proprio dal nostro contributo al lavoro del governo tecnico”. Per esempio? “Dobbiamo fare una battaglia per gli Eurobond, trasformarli in una nostra issue politica, una cosa che ci identifichi inequivocabilmente. Dobbiamo trasformare gli argomenti di cui in questi giorni si discute nei vertici internazionali, come la questione intorno ai nuovi poteri della Bce, in una piattaforma di movimentismo europeo e nazionale. Solo così, su queste basi, si può legittimare la rifondazione del centrodestra”. Ma nel Pdl cresce una tentazione protestataria tout court. “La protesta è comprensibile, ma in un bacino elettorale circoscritto. Sbraitando, al massimo si prende l’otto per cento. Non sono precisamente cifre da Partito popolare europeo”.

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    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.