Silvio, wake up!

Che cosa pensa Mediaset del Cav. impaludato e di Monti “dormiente”

Salvatore Merlo

“Silvio, svegliati e sveglia anche Monti”. L’azienda, Mediaset, ha sempre avuto un ruolo importante, spesso cruciale per le inclinazioni di Silvio Berlusconi, in special modo nei passaggi più delicati della sua ventennale navigazione politica. E l’èra tecnocratica di Mario Monti, con la crisi nera del Pdl e del berlusconismo tout court, è senza dubbio uno di quei passaggi delicati.

    “Silvio, svegliati e sveglia anche Monti”. L’azienda, Mediaset, ha sempre avuto un ruolo importante, spesso cruciale per le inclinazioni di Silvio Berlusconi, in special modo nei passaggi più delicati della sua ventennale navigazione politica. E l’èra tecnocratica di Mario Monti, con la crisi nera del Pdl e del berlusconismo tout court, è senza dubbio uno di quei passaggi delicati. L’impero televisivo non se la passa benissimo, si sa, forse sta peggio o forse sta esattamente come tante altre attività industriali ed editoriali italiane che si tengono in equilibrio tra i marosi della crisi economica e una magra raccolta pubblicitaria. Ma c’è una cosa che in questa particolare e fragile congiuntura economica si sente ripetere, quasi come una cantilena (un rap?), nei corridoi dell’azienda fondata dal Cavaliere e guidata da Fedele Confalonieri: l’instabilità e l’inazione ci fanno male. Dunque non stupiscono troppo le voci informali, che arrivano anche al Foglio, intorno alla preoccupazione che Confalonieri, il presidente di Mediaset, il più caro e vecchio amico di Berlusconi, ha più volte manifestato al Cavaliere negli ultimi tempi (loro si incontrano spessissimo, almeno una volta alla settimana, l’ultima volta è stata mercoledì scorso): “Wake up”, svegliati.

    “A Monti non c’è alternativa”, questo all’incirca il messaggio ricevuto da un Cavaliere che tentenna: il professore deve restare lì a Palazzo Chigi, ma tu, Silvio, puoi (devi) mettere in piedi un meccanismo di azione per orientarlo e per rilanciare in Italia l’offerta politica del centrodestra. Nessuno ha una ricetta e nessuno ha le idee chiare, nemmeno tra i vecchi amici rimasti fuori dalla politica. Ai piani alti qualcuno chiama scherzosamente il professor Monti “sleeping touring leader”: un capo che dorme, va in giro per l’Europa, ma soprattutto gira su se stesso. Eppure, malgrado Monti non scaldi i cuori dell’azienda, malgrado tutto, l’inclinazione prevalente è pro Monti. “Non si può minacciare ogni giorno di far saltare questo governo. Ci vuole un progetto”. Anni fa, Marina Berlusconi ha detto che i titoli del Giornale le sembravano “un po’ troppo urlati”. Un’impressione che la famiglia e l’azienda – di cui paradossalmente il Giornale fa parte – continuano ad avere.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.