Giù le mani da Malia
Il meccanismo funziona così: Malia Obama, quattordicenne primogenita del presidente americano, fa qualcosa di appropriato alla sua età, tipo andare in gita con la scuola oppure a un concerto di una boy band inglese di dubbio gusto. Qualcuno la nota, scatta delle foto e le manda ai giornali, che subito scrivono articoli sulla vita normalmente adolescenziale della first daughter. Poi la Casa Bianca si lamenta, le notizie vengono rimosse e qualcuno s'inventa la solita metastoria sulla deontologia professionale.
Il meccanismo funziona così: Malia Obama, quattordicenne primogenita del presidente americano, fa qualcosa di appropriato alla sua età, tipo andare in gita con la scuola oppure a un concerto di una boy band inglese di dubbio gusto. Qualcuno la nota, scatta delle foto e le manda ai giornali, che subito scrivono articoli sulla vita normalmente adolescenziale della first daughter. A quel punto la Casa Bianca protesta contro chi invade gratuitamente la privacy di una quattordicenne, sollevando peraltro certe preoccupazioni per la sicurezza nazionale; probabilmente la Casa Bianca allega alle lamentele convincenti minacce di azioni legali e così le notizie di Malia vengono rimosse, e gli indirizzi originari portano gli utenti su innocue pagine web.
Allora inizia la metastoria, quella in cui i media conservatori più vocianti iniziano a produrre nuovi articoli intorno al seppellimento degli articoli originari, accusando i loro colleghi democratici di calare le brache di fronte al volere presidenziale. Spuntano titoli del tipo: “I media cancellano precipitosamente gli articoli sull’apparizione di Malia al concerto degli One Direction” e ne viene fuori una rappresentazione manichea con i puri che pubblicano le notizie opposti ai cronisti invertebrati che s’inginocchiano alle pressioni del potere. Tank, per natura estraneo alla retorica del giornalismo in purezza, non può far altro che difendere volterrianamente il diritto di Malia a fare cose che intimamente disapproviamo, tipo esaltarsi per gli “One Direction” e stare sugli spalti con l’iPhone in mano per tutto il tempo (c’è soltanto un fermo immagine, ma abbiamo buoni motivi per pensare che abbia passato tutto lo show così).
Già la poveretta – si fa per dire – deve sopportare l’umiliazione di presentarsi in queste adunate giovanili con degli uomini di mezza età che non se la perdono di vista per un minuto, se anche Matt Drudge si mette a ricamarci sopra lezioni di deontologia professionale siamo finiti. Giù le mani da Malia.
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