Paese, specchio del pallone

La giustizia spettacolo scende in campo, ma il calcio è marcio come noi

Piero Vietti

Il blitz nel ritiro di Coverciano alle sei di mattina nel giorno in cui il commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli doveva rendere nota la lista dei prescelti per l’Europeo di giugno; l’arresto di giocatori famosi come Stefano Mauri, capitano della Lazio, e Omar Milanetto, per anni bandiera del Genoa; i nomi di Antonio Conte e Leonardo Bonucci, allenatore e difensore della squadra campione d’Italia, tra gli indagati. Gli elementi per qualcosa di dirompente nel mondo del calcio e sull’opinione pubblica c’erano tutti, e così è stato.

Leggi Arresti e indagati, tutti i danni del calcioscommesse

    Il blitz nel ritiro di Coverciano alle sei di mattina nel giorno in cui il commissario tecnico della Nazionale Cesare Prandelli doveva rendere nota la lista dei prescelti per l’Europeo di giugno; l’arresto di giocatori famosi come Stefano Mauri, capitano della Lazio, e Omar Milanetto, per anni bandiera del Genoa; i nomi di Antonio Conte e Leonardo Bonucci, allenatore e difensore della squadra campione d’Italia, tra gli indagati; la sensazione che da un momento all’altro possano cadere altre teste, uscire altri nomi importanti. Gli elementi per qualcosa di dirompente nel mondo del calcio e sull’opinione pubblica c’erano tutti, e così è stato: all'alba gli uomini della polizia di Cremona, Brescia, Alessandria, Bologna e del Servizio centrale operativo (Sco) hanno eseguito 19 arresti per custodia cautelare e numerose perquisizioni in tutta Italia e all’estero nei confronti di appartenenti a una organizzazione transnazionale che sarebbe dedita alla combine di partite di calcio in Italia e in diversi altri stati. Le indagini sul calcioscommesse, iniziate un anno fa, sono arrivate a scoperchiare, se le accuse saranno confermate, un calcio che definire “malato” sarebbe eufemistico, oltre che retorico.

    Certo, tempi e modi di blitz e arresti sono da manuale della giustizia-spettacolo, e il fatto che il tutto succeda nel paese di Tangentopoli non depone a favore di indagini basate per lo più su confessioni di altri indagati (è il caso di Antonio Conte, accusato da un suo ex giocatore del Siena di essere al corrente di una combine tra la sua squadra dell’anno scorso, il Siena appunto, e il Novara, mentre altri tre sostengono che Conte non sapesse nulla) e portate avanti a ondate mediatiche (sempre lo stesso Conte sapeva da oltre un mese di essere “sotto osservazione”, ma è stato perquisito soltanto ieri, peraltro senze essere mai stato sentito dalla procura). In attesa di capire se avrà la meglio chi vuole la gogna o chi grida al complotto, ecco le parole di Gilberto Caldarozzi, direttore del Servizio centrale operativo della polizia di stato: “Il pianeta calcio ha fatto registrare in tre fasi distinte infiltrazioni criminali”. Enormi flussi di denaro partiti da Singapore per conti cifrati in Svizzera e poi riversati su quelli personali, in particolare il cosiddetto gruppo dei bolognesi. L’accusa più grave, penalmente parlando, è proprio quella di riciclaggio (in concorso), poi c’è l’associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva (eredità di Calciopoli), fino all’omessa denuncia. L’attività investigativa ha coinvolto l’Interpol e l’Europol come accade per la criminalità organizzata, con scambio di documenti tra polizia ungherese e italiana e la rogatoria internazionale, con la Svizzera che si è dimostrata particolarmente collaborativa, la quale ha permesso di scoprire il passaggio di 289.000 e 434.000 euro su un conto facente capo all’ex giocatore Giuseppe Signori; la seconda tranche, secondo gli inquirenti, sarebbe servita per manipolare Brescia-Lecce. Perché se è vero che il periodo in questione è la stagione 2010-11, non è vero che l’inchiesta riguarda solamente serie B e Lega Pro, ma anche la A.

    Per una volta lo scandalo non coinvolge i brutti ceffi della politica, ma gli idoli delle folle, le società di calcio, persino i tifosi (a Bari gli ultras, accortisi che i giocatori biancorossi scommettevano sulle proprie sconfitte, hanno deciso di scommettere pure loro, minacciando i giocatori). Questa volta è la società civile – o almeno parte di essa – a essere truffalda, menzognera, sporca e doppiogiochista. L’impressione è che si sia andati oltre, che la prassi non bella ma consolidata di “aggiustare” certi risultati soprattutto a fine stagione sia diventata regola, con l’aggravante del controllo della criminalità organizzata. Secondo l’accusa i giocatori avrebbero creato una rete di relazioni per raggiungere lo scopo illecito di combinare i risultati delle partite. Accuse da verificare, ma che se confermate aprirebbero un capitolo inquietante nella già travagliata storia del calcio italiano. Quanto sia vasto il sistema lo ignorano gli stessi inquirenti, anche se la sensazione è che dovunque si buttino le reti si possa pescare qualcosa di grosso. Se l’indagine si allargherà ancora potrebbero venire coinvolti club più grandi di quelli attualmente colpiti (che le operazioni di questi giorni siano anche un avvertimento?). Arresti e indagini rovineranno non poche carriere, a prescindere da quale sia la verità. Il calcio ha i suoi tempi, e mai come questa volta la fretta potrebbe portare cattivi consigli. Che ci sia qualcosa di marcio nel sistema è sicuro, che basti un’operazione spettacolare per purificarlo è da dimostrare.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.