Character assassination alla pachistana

The Tank

Shakil Afridi è il medico pachistano che ha passato agli agenti segreti americani preziose informazioni per localizzare il compound dove si nascondeva Osama Bin Laden. Il resto della storia lo sapete. Per gli ufficiali americani Afridi è un eccezionale eroe civile; per i pachistani è un traditore, una minaccia per la sicurezza nazionale, un mercenario che ha venduto informazioni al meno alleato degli alleati. E per non farsi mancare nulla ora Islamabad bersaglia Afridi con una tecnica molto occidentale: character assassination

    Shakil Afridi è il medico pachistano che ha passato agli agenti segreti americani preziose informazioni per localizzare il compound dove si nascondeva Osama Bin Laden. Il resto della storia lo sapete. Per gli ufficiali americani Afridi è un eccezionale eroe civile, nel senso il suo contributo rappresenta un’eccezione nel clima di opaca e omertosa doppiezza che domina le relazioni fra Washington e Islamabad. Per i pachistani, naturalmente, il dottore che ha incastrato Bin Laden è un traditore, una minaccia per la sicurezza nazionale, un mercenario che ha venduto informazioni al meno alleato degli alleati. Formalmente gli apparati d’intelligence e governativi non possono dire che lo scopo delle azioni di Afridi fosse malvagio – per un alleato, per quanto infido, è complicato dire che l’eliminazione di Bin Laden è una cosa brutta – e per accusarlo ripiegano su vizi di forma e questioni di principio. Collaborare con un’agenzia straniera è reato, dicono i giudici tribali che hanno incarcerato Afridi, che ora rischia di 33 anni di carcere per il paradossale reato di intelligenza con l’alleato.

    Suo fratello ha chiesto agli Stati Uniti protezione per la  famiglia bersagliata dalle minacce. Il Congresso americano ha simbolicamente tagliato 33 milioni di dollari dai fondi che gentilmente devolve al Pakistan, e ha protestato formalmente contro i giudici pachistani (“il processo dirà se Afridi è colpevole”, dicono loro, come se la scuola giuridica del Pakistan fosse nota nel mondo per il suo approccio garantista). Ora però Islamabad s’è inventata un altro modo per avvalorare la colpevolezza di Afridi, un modo molto occidentale: character assasination. Da un archivio del dipartimento della Salute di Islamabad è spuntato fuori un documento (una velina?) che spiega che il medico è un uomo intimamente corrotto, inaffidabile e inadeguato a coprire qualunque incarico pubblico.

    Nel nuovo canovaccio pachistano il medico è anche un seduttore, forse un puttaniere e uno stupratore, un cleptomane ossessionato dall’idea dei soldi facili, un vermilinguo che avrebbe venduto, per un prezzo congruo, anche la sua famiglia. La sua credibilità ora assomiglia a quella attribuita a Nafissatou Diallo dopo settimane di indagini nel caso di Dominque Strass Kahn: lei a quel punto era diventata la filatrice di una trappola per incastrare e ricattare il ricco e potente direttore del Fondo monetario Internazionale, e la storia del seriale assaltatore di presenze femminili si era dissolta dietro all’impossibilità di ritenere credibile una cameriera. Il dottor Afridi ora è quella cameriera.