Linea d'ombra

La barca non è più un luogo avventuroso, ma l'approdo naturale di gossip e scandali

Annalena Benini

La barca al momento è quella di Pierangelo Daccò, la “Ad Maiora” (e altre due, con nomi più frou frou), da giugno a settembre a disposizione dell’abbronzatura di Roberto Formigoni, ma c’è sempre una barca. Il posto dondolante della mistica occidentale dove si esercita il potere, l’amore, il sesso, si dà scandalo, ci si ammucchia, si paga o non si paga l’affitto, si fissa l’orizzonte in canottiera fucsia, ci si scotta il naso, si viene fotografati in cattive compagnie, si suscita l’invidia di chi resta a terra a guardare, a chiedersi: chi c’è laggiù, cosa staranno bevendo?

    La barca al momento è quella di Pierangelo Daccò, la “Ad Maiora” (e altre due, con nomi più frou frou), da giugno a settembre a disposizione dell’abbronzatura di Roberto Formigoni, ma c’è sempre una barca. Il posto dondolante della mistica occidentale dove si esercita il potere, l’amore, il sesso, si dà scandalo, ci si ammucchia, si paga o non si paga l’affitto, si fissa l’orizzonte in canottiera fucsia, ci si scotta il naso, si viene fotografati in cattive compagnie, si suscita l’invidia di chi resta a terra a guardare, a chiedersi: chi c’è laggiù, cosa staranno bevendo? E’ Briatore? Montezemolo? Beppe Grillo? Sono Dolce & Gabbana, c’è Naomi Campbell che sta picchiando la cameriera? E le passeggiate al porto diventano il pretesto per guardare le barche, per riconoscere qualcuno, vedere sbucare una tetta magari. La barca (molti metri, di quelle con la tassa sul lusso) è diventata l’approdo naturale del gossip, fintamente nascosto agli sguardi, in realtà al centro di ogni storia non soltanto da rotocalco. Un topless, per fare notizia, ha bisogno di essere fotografato su una barca, anche in porto va bene, purché non ci sia la sabbia sotto i piedi, che fa subito banale, litorale per famiglie. Quel che resta di Joseph Conrad, di Robert Louis Stevenson è l’aria di proibito che circonda i tuffi dalla barca e i baci sulla barca, è Ombretta Colli che dice in tivù: “Alzi la mano chi non ha mai fatto una vacanza in barca”. Il luogo mitico, la grande avventura degli uomini coraggiosi che salpano i mari, è diventato un luna park abbastanza democratico in cui mostrare corpi, calici, effusioni, nudità non appiccicose perché sferzate da una brezza più elitaria, ma pur sempre raggiungibile. La foto storica di Silvio Berlusconi in barca con la moglie, Stefania Ariosto e tutta una serie di amici vestiti uguali, con la stessa maglietta a righe rosse e nere, alcuni con dei berretti in testa e l’aria infinitamente soddisfatta, segnò forse il punto di passaggio: da quel momento, chiunque aveva diritto di sperare nella barca. Di scroccarla, anche. Di svezzarci dentro il bambino, come la moglie di Flavio Briatore, che per problemi fiscali era dovuta scendere velocemente a terra, abbandonare la nave sequestrata, e si preoccupava per il “terribile incubo” vissuto dal suo piccolo Nathan Falco, abituato dalla nascita a farsi cullare dalle onde. La barca ha anche l’effetto pericoloso di liberare l’anarchia tenuta a bada sulla terra, nel consesso della società civile, sentirsi un po’ “Cuore di tenebra” ma con gli asciugamani leopardati: Gianfranco Fini dalla barca si è tuffato più volte per raccogliere stelle marine proibite, e tutti hanno visto almeno una volta nella vita un enorme yacht nero e lucido attraccato da qualche parte, anche a Santa Marinella, in luoghi insomma non da sogno, perché l’importante, quando si sta sulla barca, è che si sappia in giro.

    La barca è ancora un lusso ma non è più un’avventura, è piuttosto un giro di giostra, un carosello, un momento di vippismo. Avvolto nel sospetto e anche causa di amicizie finite male, perché in barca si sta troppo vicini, si litiga molto, magari anche dopo anni, quando un amico accusa l’altro di non avergli mai restituito le spese, dato le mance ai marinai, pagato il carburante di quel Capodanno ai Caraibi. L’importante, comunque, quando si cade dalla barca, è fare come Massimo D’Alema: sostenere anche contro l’evidenza che non si è affatto caduti, ci si è tuffati.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.