La lunga guerra della trasparenza

Maurizio Crippa

“Forse una piccola causa dei problemi di oggi bisogna cercarla nella sostituzione un po’ brusca di Caloia allo Ior”. Giancarlo Galli, giornalista e saggista di lunga memoria storica per tutto ciò che va sotto il nome di “finanza cattolica” riflette quasi tra sé: “Non dico che fosse prematura, anzi era nelle cose, dopo quasi vent’anni. Ma Caloia (era stato chiamato allo Ior nel 1989, successore di Marcinkus, ndr) aveva fatto molto per risanare la banca vaticana, e sempre muovendosi con molta prudenza, da cristiano senza etichette”.

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    “Forse una piccola causa dei problemi di oggi bisogna cercarla nella sostituzione un po’ brusca di Caloia allo Ior”. Giancarlo Galli, giornalista e saggista di lunga memoria storica per tutto ciò che va sotto il nome di “finanza cattolica” riflette quasi tra sé: “Non dico che fosse prematura, anzi era nelle cose, dopo quasi vent’anni. Ma Caloia (era stato chiamato allo Ior nel 1989, successore di Marcinkus, ndr) aveva fatto molto per risanare la banca vaticana, e sempre muovendosi con molta prudenza, da cristiano senza etichette”. Angelo Caloia, sa bene Galli, veniva però da una storia e da una cultura precisa, in un certo senso l’antitesi e la nemesi di quella che era stata la finanza vaticana ai tempi di Marcinkus e di Sindona. E’ stato detto che quelle che in questi giorni affliggono il Vaticano, sono questioni troppo italiane, il resto della chiesa vi assiste sgomento. Ma anche le attuali traversie ai vertici della finanza vaticana hanno una lunga memoria di rapporti, e di conflitti, tutta italiana.

    Ricorda Giancarlo Galli, che ne ha scritto qualche anno fa nel suo libro “Finanza Bianca. La Chiesa, i soldi, il potere” (Mondadori), che quando arrivò allo Ior Caloia faceva parte (“ne era il vero animatore”) del “Gruppo etica e finanza”. Era un cenacolo nato a Milano nel 1985 per iniziativa del cardinale Carlo Maria Martini e di un gruppo di intellettuali e banchieri cattolici, tra cui il professore di Diritto pubblico della Cattolica Giovanni Bazoli, che da poco Nino Andreatta aveva inventato banchiere alla guida del Nuovo Banco Ambrosiano post Calvi. Lo scopo del gruppo benedetto da Martini era ridare credibilità e centralità alla “finanza bianca” in nome dell’etica e della trasparenza, dopo la stagione di scandali che aveva avuto il suo epicentro proprio a Roma. Non è particolare di poco conto che in quel gruppo ci fosse Attilio Nicora, oggi cardinale alla guida dell’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano. Brillante uomo di curia, nominato a soli 40 anni vescovo ausiliare di Milano. “Quell’esperienza ambrosiana è stata un po’ una scuola per la finanza cattolica, il suo pensiero economico, soprattutto su un’idea di trasparenza e di un rapporto col denaro più distaccato”, spiega Galli. Da lì veniva il “paziente lavoro di disboscamento in un settore difficile fatto da Caloia, che pure incontrò resistenze”. Non è escluso, riflette Galli, che l’arrivo di Gotti Tedeschi, al di là delle possibili “inadempienze” che oggi gli vengono imputate, abbia innescato anche cambi negli equilibri di potere consolidati. Attorno alla governance dello Ior lo scontro con la vecchia guardia è sempre stato acceso. Quando il segretario di stato Angelo Sodano fu sostituito nel 2006, l’ultima sua mossa fu di nominare come “prelato dello Ior” (sede vacante dal 1993), il proprio segretario personale, monsignor Piero Pioppo. Le cose non sono migliorate con Gotti Tedeschi, che però si è trovato come alleato, in nome della trasparenza bancaria, proprio Nicora, l’antico direttore spirituale del gruppo “etico” ambrosiano.

    “Caloia me lo diceva, ‘il diavolo esiste’. Io ci vedo un po’ anche lo zampino del diavolo, in quel che succede”, dice Galli. “Lo Ior negli anni aveva debordato i suoi compiti. Poi nella chiesa spesso prevale una visione provvidenziale, c’è sempre l’intento di fare del bene, anche Marcinkus sosteneva di aver agito per il bene”. Ma dopo hanno dovuto correre ai ripari, con gente che mettesse un po’ di paletti di “etica e finanza”. “E poi è arrivato un Papa teologo, che se possibile ha una visione anche più rigorosa della chiesa, che più è libera dal rapporto col denaro e meglio è. Molto di quello che succede oggi nasce lì”.

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    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"