Una paura simile a quella “da terrorismo”

Le vittime, le migliaia di sfollati. Da anni il triangolo tra Modena e Ferrara è sismico

Giulia Pompili

Alle sette della sera l’unica voce che si sente nel centro storico di Mirandola, provincia di Modena, è quella del sindaco Maino Benatti che chiede alla popolazione di abbandonare le proprie case. La diffonde un’auto della polizia municipale, in movimento costante tra il duomo e la chiesa di San Francesco, completamente distrutte. L’area è transennata già da una settimana, ma in molti, anziani soprattutto, vogliono restare.

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    Mirandola. Alle sette della sera l’unica voce che si sente nel centro storico di Mirandola, provincia di Modena, è quella del sindaco Maino Benatti che chiede alla popolazione di abbandonare le proprie case. La diffonde un’auto della polizia municipale, in movimento costante tra il duomo e la chiesa di San Francesco, completamente distrutte. L’area è transennata già da una settimana, ma in molti, anziani soprattutto, vogliono restare. Anche dopo le tre scosse piu forti di ieri, oltre i cinque gradi Richter, quelle che hanno ucciso sedici persone ferendone quasi duecento. L’unico campo organizzato per gli sfollati a Mirandola è nella zona delle piscine, e le tende sono poche, e anche il cibo alla mensa è poco. Qui è stata allestita la centrale operativa della Protezione civile, e qui stanno convergendo tutti i ricercatori universitari per studiare il terremoto da vicino, dall’epicentro. Da una settimana gli abitanti vivono con il terrore delle scosse, che sono continue. Le tende di chi ha preferito dormire fuori casa, nonostante l’agibilità “con riserva” dei tecnici, cominciano a vedersi dal treno appena superata Crevalcore. Tutto il triangolo di terra tra Modena e Ferrara adesso è a rischio sismico. “Lo è già da qualche tempo, sapevamo dei movimenti geologici di quell’area”, dice al Foglio il ricercatore del Cnr Marco Mucciarelli, “adesso bisogna affrontare l’emergenza, ma già da un paio di anni la faglia aveva fatto diventare l’Emilia zona a rischio sismico. Anche la liquefazione del terreno, di cui si parla con un’angoscia al limite del terrorismo psicologico, è invece un fenomeno nella norma: quando il terremoto cessa, i liquami smettono di fuoriuscire dal terreno”. Mucciarelli dice che le vittime dei terremoti, per la Nato, fanno parte dello stesso protocollo delle vittime di attentati terroristici: è ciò che contraddistingue ogni terremoto, ma soprattutto questo emiliano. Perché le persone avevano ricominciato a dormire, la notte tra domenica e lunedì, e ieri le scosse hanno come risvegliato il terrore. La prima scossa alle 9 del mattino, (5,8 Richter). La seconda ancora lunghissima alle 12.56 (5,3 gradi).

    Come si convive con la terra che trema ogni dieci minuti? Stanchezza è il termine che ripetono più spesso a Mirandola. Chi racconta la propria storia, descrive il terremoto sempre accompagnato dal rumore che viene dalle viscere della terra, un rumore cupo, inquietante, che non fa dormire nessuno la notte. Ogni scossa è preceduta da quella che in Giappone chiamano “la Voce”. Poi, dai racconti, sale a poco a poco il vero tormento, che è prima di tutto interno, nella mente. “Non c’entrano i finanziamenti, non ce ne frega niente dei soldi della parata del due giugno, noi vorremmo solo poter dormire, e questo certo non possiamo chiederlo a nessuno”, dice una donna stanchissima, alle prese con le norme di buona condotta durante il terremoto, che si era stampata da sola “perché in ufficio ci hanno sempre fatto fare le esercitazioni antincendio, mica quelle per i terremoti”.

    E poi c’è lo sciacallaggio ad aumentare la paura. Molte persone sono rientrate nelle case inagibili per portar via gli oggetti di valore, perché ieri ci sono stati vari allarmi nei comuni del modenese di persone che si introducevano nelle abitazioni per razziare qualunque cosa. Addirittura nella sede della regione Emilia Romagna, durante l’evacuazione della mattina presto.
    Alla stazione di Mirandola, alle sette di sera, quando la terra continuava a tremare, gli sfollati erano diventati quasi 14 mila e le agenzie continuavano a riportare notizie drammatiche come quella di un parroco morto durante il crollo della sua chiesa della Stazione di Novi, a Rovereto, nel Modenese, mentre stava tentando di mettere in salvo una piccola statua di una Madonna, molti cinesi aspettavano il treno per Bologna: “Ho chiuso il negozio e li ho dovuti portare qui”, ci dice il proprietario dell’esercizio commerciale, cinese anche lui, ma con un forte accento modenese, “qualche sconsiderato gli ha detto che stanotte tra le undici e mezzanotte ci sarà una nuova scossa forte, e vogliono andare via”. Molti immigrati invece si stanno muovendo proprio verso Mirandola, perché qui si mangia, poco ma si mangia, mentre nei paesini attorno nessuno è arrivato e se non hai una macchina o una tenda devi dormire all’aperto.

    Guarda la puntata di "Qui Radio Londra" Bisogna ribellarsi a questo panorama di macerie. Così; leggi Castigo di Dio, madre natura tradisce e muore il prete che voleva salvare la Madonna di Camillo Langone

    • Giulia Pompili
    • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.