Come si fa a convincere i russi sulla Siria? Un minivademecum
Senza la Russia nessun intervento in Siria, a cominciare dai corridoi umanitari, è possibile. Vladimir Putin, capo del Cremlino, in visita in Europa sostiene che Mosca “è neutrale” e non fornisce alcun appoggio a Damasco, ma insiste sulla linea del dialogo. Gli altri paesi sanno che gli interessi russi sono molto corposi in Siria, e cercano i dossier su cui è possibile trattare.
Senza la Russia nessun intervento in Siria, a cominciare dai corridoi umanitari, è possibile. Vladimir Putin, capo del Cremlino, in visita in Europa sostiene che Mosca “è neutrale” e non fornisce alcun appoggio a Damasco, ma insiste sulla linea del dialogo. Gli altri paesi sanno che gli interessi russi sono molto corposi in Siria, e cercano i dossier su cui è possibile trattare.
Il messaggio di Obama. Il segretario di stato, Hillary Clinton, dice che i russi sono “responsabili” di quel che succede in Siria e devono fermare la violenza prima che il paese piombi nella “guerra civile”. Il presidente, Barack Obama, ha un approccio più soft. In settimana ha avuto un colloquio telefonico con Putin e gli ha passato un messaggio poco piacevole: che cosa accadrebbe se gli uomini di al Qaida mettessero le mani su un barile di antrace e lo cedessero ai terroristi del Caucaso? Secondo il sito internet Debka.com, Obama vuole inviare cinquemila uomini armati dell’Onu per proteggere i depositi di armi chimiche siriane e cerca in questo modo di ottenere il consenso di Putin. Sinora il Cremlino ha avuto una posizione rigida: nessuno può mettere in discussione la sovranità di Damasco e il potere del suo leader, Bashar el Assad. Mosca ha piani precisi per il medio oriente e questi piani non coincidono con quelli dell’occidente. Così, nel porto siriano di Tartous, le navi russe continuano a difendere la posizione di Mosca.
La lite con l’ambasciatore americano. Dietro il sipario dei commenti ufficiali i diplomatici trattano a ogni livello e alcuni pensano che abbia a che fare con la Siria anche l’improvviso scontro tra l’ambasciatore americano a Mosca e il ministero degli Esteri russo. Michael McFaul non perde occasione per lanciare messaggi amichevoli ai giovani oppositori di Putin, il che inquieta non poco gli apparati del Cremlino. McFaul sta mostrando quel che gli Stati Uniti possono fare con il loro soft power: naturalmente – si lascia intendere – i contrasti potrebbero rientrare se la Russia fosse più collaborativa in Siria.
L’interesse tedesco. Putin ha visto ieri il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il nuovo presidente francese, François Hollande. Lui avrebbe voluto discutere soltanto di affari, ma loro hanno aggiunto la Siria sull’agenda dei lavori. Ma i consiglieri conservatori di Putin hanno una posizione piuttosto solida sul tema: dal portavoce Dmitri Peskov al vicepremier Igor Shuvalov, tutti pensano che la Russia farebbe meglio a salvare interessi e princìpi restando fuori dalla partita. Ci sono due punti sui quali l’Europa può spingere per ottenere un cambio, anche minimo, nella posizione russa. Il primo riguarda gli affari. Mosca ha perso più di trenta miliardi di dollari in capitali stranieri nei primi tre mesi dell’anno, una cifra che ha superato le previsioni più nere, come ha ammesso il viceministro Andrei Klepach. Non è una buona notizia per il Cremlino: Putin è tornato presidente un mese fa e non può permettere l’inizio di una crisi economica. La Germania è fra i partner internazionali che aumentano di anno in anno gli scambi con la Russia. Nel 2011 l’export tedesco è salito del 34 per cento, toccando quota 27 miliardi di euro, mentre le importazioni hanno raggiunto i 25 miliardi (+27 per cento). Merkel ha dato segnali di grande disponibilità negli ultimi tempi: due giorni fa ha detto che è pronta a sostenere la costruzione di due nuovi tubi sottomarini per trasportare il gas russo in Germania, un argomento che interessa Putin molto più dei trattati di geopolitica. Il cancelliere potrebbe legare alcuni dossier economici alla questione siriana, ma non è detto che l’operazione abbia successo. I due leader non sono amici, come dimostra una vecchia visita di Merkel alla dacia di Putin. Era il 2007 e il presidente russo liberò un grosso labrador in giardino nonostante conoscesse il terrore del cancelliere per i cani. Molti ricordano lo sguardo impaurito di Merkel quando la bestia si avvicinò per annusarla, e il sorriso di Putin.
Far leva sulle armi e Hollande. L’altro punto sensibile sull’agenda di Putin è quello degli armamenti. A Chicago, nell’ultimo vertice della Nato, i rappresentanti dell’Alleanza atlantica hanno ricevuto un dossier scritto dal centro ricerche del Congresso americano. Il rapporto è stato chiesto dal senatore Richard Lugar e fa il conto degli scambi militari fra l’Europa e la Russia. Putin ha chiuso un accordo con la Francia per acquistare una nave di classe Mistral, ha pagato 130 milioni di dollari alla compagnia tedesca Rheinmetall per avere un centro di addestramento moderno nell’Oltrevolga e ha decine di contratti in Italia. La conclusione del “Rapporto Lugar” è semplice: la Russia non fa parte della Nato, chi può escludere che userà queste armi contro di noi? Hollande potrebbe partire dal caso Mistral per convincere Putin a sostenere gli sforzi dell’occidente in Siria. Il problema è stabilire se Francia e Germania siano davvero interessate a fare pressione: sia il ministro degli Esteri di Parigi, Laurent Fabius, sia il collega tedesco, Guido Westerwelle, prendono tempo quando si tratta di immaginare un intervento armato a Damasco.
Londra in secondo piano. La Gran Bretagna ha una posizione più debole rispetto agli alleati. Il ministro degli Esteri inglese, William Hague, è stato a Mosca qualche giorno fa in cerca di consensi e si è sentito rispondere che la colpa delle violenze in Siria è tanto del governo quanto dei ribelli. British Petroleum ha annunciato ieri che vuole abbandonare gli investimenti in Russia, e Putin ha fatto sapere che potrebbe snobbare le Olimpiadi di Londra. Il tè delle cinque non è l’appuntamento migliore per convincere Putin che è il momento di mollare Assad.
Twitter@LuigiDeBiase
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