Fate largo a Fochetti
Con il passare dei giorni, il dossier liste civiche si va complicando. Il problema numero uno, per Bersani, riguarda “la lista per la legalità”, vero nome e natura della lista fin qui denominata Rep. o Saviano. Nonostante le smentite, nel Pd si dà per scontato che ci possa essere un fiancheggiamento modello indipendenti di sinistra. I nomi sono sempre quelli.
Con il passare dei giorni, il dossier liste civiche si va complicando. Il problema numero uno, per Bersani, riguarda “la lista per la legalità”, vero nome e natura della lista fin qui denominata Rep. o Saviano. Nonostante le smentite, nel Pd si dà per scontato che ci possa essere un fiancheggiamento modello indipendenti di sinistra. I nomi sono sempre quelli. Bersani, sul tema, deve fare i conti però con l’ostilità di una parte del Pd: D’Alema, diffidente quanto all’area Rep., i giovani turchi, che attraverso la sortita pro elezioni di Stefano Fassina hanno più che segnalato i loro dubbi, i giovani alla Pippo Civati e Debora Serracchiani, i veltroniani del Senato (Enrico Morando, Giorgio Tonini, Stefano Ceccanti), che diversamente da quelli della Camera sperano nel tramonto dell’operazione. “Se tu teorizzi che il partito non può vincere senza una lista di appoggio ne confermi l’impotenza”, dice Ceccanti. Veltroni la vede diversamente. Chiuso un patto di non belligeranza con il segretario, nella speranza di un ruolo istituzionale in caso di vittoria elettorale, guarda con favore alla vocazione “indipendente” di una lista della legalità, e al fatto che se dovesse prendere un numero consistente di voti potrebbe condizionare il leader.
Il veltronianissimo Walter Verini ricordava domenica su l’Unità che “non è nelle disponibilità del Pd decidere quali movimenti far o non far candidare”. Ma più in generale Bersani comincia a riflettere sul prezzo che una lista appassionata di eterodirezione potrebbe avere per il Pd. Ascoltare i moniti di Ezio Mauro per un “Pd contendibile”, gli attacchi di Concita De Gregorio contro la gestione bersaniana del partito (accompagnati dall’affermazione “vorrei essere governata da Fabrizio Barca”) non è stato rassicurante. Certo: tutto è fluido e condizionato dalla crisi economica e saggiamente il segretario prevede una strategia in due tempi (prima le primarie di partito di cui dovrebbe parlare in direzione venerdì, poi la lista etica). Al netto del fatto che la realizzabilità di quest’ultima è da testare. Quanto toglierebbe agli alleati-competitori quanto al Pd non è questione di poco conto.
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