Grillo e la piccola lezione da una piccola parrocchia di un magnifico frate

Stefano Di Michele

Casomai il Santo Padre volesse cominciare a dare una raddrizzata alla sua curia – che Dio sa, e il Papa meglio ancora, quanto ce ne sia bisogno – potrebbe buttare un occhio dalle parti di Alghero. E’ risaputo come vanno ultimamente le cose là dentro – ogni giorno un rosario e una scena e una pena: chi gli rovista sulla scrivania, chi porta via carte, chi fa la spia – che non solo non è figlio di Maria, ma senza dubbio figlio d’altro genere, che giusto la dignità papale impedisce espressamente di nominare.

    Casomai il Santo Padre volesse cominciare a dare una raddrizzata alla sua curia – che Dio sa, e il Papa meglio ancora, quanto ce ne sia bisogno – potrebbe buttare un occhio dalle parti di Alghero. E’ risaputo come vanno ultimamente le cose là dentro – ogni giorno un rosario e una scena e una pena: chi gli rovista sulla scrivania, chi porta via carte, chi fa la spia – che non solo non è figlio di Maria, ma senza dubbio figlio d’altro genere, che giusto la dignità papale impedisce espressamente di nominare. Gli si legge in faccia, a Ratzinger, che non ne può più: lui a scrivere libri su Gesù, quegli altri a trafficare manco fossero i Sacri Palazzi il mercato di Porta Portese. Tutt’intorno prelati che s’avanzano, che s’azzannano, e qualcuno che spaccia: appunti del Papa, interessano? lettera di Sua Eminenza XY, vuol vedere? documento sullo Ior, affascina? Chiaro che ci vuole una soluzione forte, altro che un’implorazione e qualche invocazione, un rosario e una costernazione. Soluzioni radicali, magari calare santamente la croce piscatoria su qualche cranio imporporato, farsi mandare i curriculum per scegliere i cardinali, stando la  quasi impossibilità di mettere riparo dello stesso Spirito Santo, sovvertire tutto prima che tutto venga sovvertito. Per dire, invece di mettersi la sera alla pianola con tutta la famiglia pontificia a fare ala (che pure, ’ste famiglie...), si faccia cercare da don Georg su YouTube il memorabile confronto tra un frate e Beppe Grillo – e vedrà quanto il sant’uomo, don Tonino Manca, 67 anni, frate dell’ordine dei Mercedari (“non mercenari”, ha tenuto a precisare al Corriere: saggiamente, si sa l’aria che tira), di quanta utilità potrebbe risultare. Se lo piazza lì, al centro dell’appartamento pontificio, col bel saio bianco che ammonisce e suggestiona, e vedrà che forse non si azzardano più nemmeno a vuotare i cestini della carta.

    Per il momento il frate si è coperto di gloria in quel di Alghero, di fronte alla sua chiesa. Mentre lì dentro ci davano sotto prima con il rosario, poi con la santa messa, infine con l’omelia, nel piazzale era tutto un rumoreggiare, un vociare, un musicare – ad alto volume, e a scarso costrutto, a leggere la cronaca del Corriere così faceva la musica: “tunz tunz”, e si capisce che razza di accompagnamento per quelli che dentro la chiesa erano devotamente alle prese  con i misteri gaudiosi. Pazientemente hanno porto un orecchio, poi hanno porto l’altro, poi non ne potevano più. Così il battagliero frate, detto l’ultimo amen che andava detto, mandate in pace le sue pecorelle frastornate, come si trovava è andato all’assalto del palco del comico-politico, “questo attrezzo qui”, deciso a fargliele vedere lui, cristianamente, le cinque stelle… “Ti conosco da una sacco di tempo, continua a fare il cabaret… Tu parli di libertà ma non la rispetti… ci disturbate da mezz’ora…”. Grillo: “Mi è stato detto che la messa finiva alle otto meno un quarto, sono le otto meno cinque…”. Malinteso o meno, don Tonino non si è fatto volare la mosca al naso. E nonostante i fischi della piazza – “fischiavano lui”, ha spiegato, forse confidando eccessivamente nel buon senso o nello Spirito Santo – ha detto quello che doveva dire. “Non è abituato a essere contraddetto, ma in fondo era casa mia, quel piazzale è della parrocchia, poteva essere più educato”. Perciò, “l’ho sgridato come faccio con i ragazzi dell’oratorio quando suonano la chitarra troppo forte”. In fondo don Tonino ha dimostrato che le cose sono più facili a farsi che a dirsi – proprio come con i ragazzi dell’oratorio che fanno casino, mancava solo la paterna tirata d’orecchio al Grillo – che molti politici ben più titolati del frate guardano con apprensione, e anzi qualcuno di loro già pensa, per sintonizzarsi con le masse arrapate, di mettersi a fare il grillino per conto suo. C’è sempre un rivoluzionario di rinforzo, il ditino alzato a sentir l’aria che tira, quando la rivoluzione pare avviata.

    Comunque, neanche un “vaffanculo”, manco mezzo, diciamo un “vaffa”, al frate che gli ha interrotto il comizio-show. Piccola lezione da una piccola parrocchia di un semplice frate. Ogni tanto alzare la voce, non perdonare tutto, non lasciar correre in silenzio – pure così, a rischio di fischi, lo spettacolo si può interrompere.