Chi vince gli Europei?
Se i valori economici rispecchiassero quelli sportivi (c’è chi pensa che vadano di pari passo), l’Italia non dovrebbe scendere nemmeno in campo contro la Spagna, poiché la rosa della squadra iberica pesa il doppio di quella tricolore: 625.000.000 di euro, la valutazione di mercato dei 23 convocati, contro 310.000.000. Polonia-Grecia (la partita inaugurale di domani) è lo scontro tra due paesi agli antipodi: uno con l’economia in crescita che vorrebbe entrare nella zona euro, l’altro travolto da una grave crisi economica che vorrebbe uscirne.
Se i valori economici rispecchiassero quelli sportivi (c’è chi pensa che vadano di pari passo), l’Italia non dovrebbe scendere nemmeno in campo contro la Spagna, poiché la rosa della squadra iberica pesa il doppio di quella tricolore: 625.000.000 di euro, la valutazione di mercato dei 23 convocati, contro 310.000.000. Polonia-Grecia (la partita inaugurale di domani) è lo scontro tra due paesi agli antipodi: uno con l’economia in crescita (+3,1 per cento previsione Pil al 31 dicembre 2013) che vorrebbe entrare nella zona euro, l’altro travolto da una grave crisi economica (-2,5 previsione Pil alla stessa data) che vorrebbe uscirne. La rosa dei polacchi vale 10 milioni di euro in più, ma dal punto di vista sportivo sono una grande incognita. In realtà lo sono anche i greci, passati dal catenacciaro Otto Rehhagel al brasiliano Fernando Santos, contro la cui difesa l’attaccante del Borussia Dortmund, Robert Lewandowski, vorrebbe passeggiare.
A ben guardare questa classifica (fonte futebolfinance.com) le favorite sono anche quelle con le rose più ricche: la Germania è seconda con un valore complessivo di 475 milioni di euro, segue l’Inghilterra (415), Portogallo (350, dove Cristiano Ronaldo ha un peso consistente), Francia (345), Olanda (320) e settima l’Italia (310). La Russia è ottava, ma la sua rosa vale 165 milioni di euro, segnando un gap che solo il campo potrà ribaltare. Secondo queste cifre il girone di ferro è il B (Danimarca, Germania, Olanda, Portogallo) con 1.235.000.000 euro di valore complessivo, segue il C (Croazia, Irlanda, Italia, Spagna) con 1.160.000.000, il D (Francia, Inghilterra, Svezia, Ucraina) con 1 miliardo e l’A (Grecia, Polonia, Repubblica Ceca, Russia) con soli 450 milioni, anche se russi e cechi restano avversari da prendere con le molle, soprattutto dai quarti di finale in poi. Proprio la sfida tra questi (vincitori, ai tempi dei regimi comunisti, dell’Europeo), Germania-Portogallo, Spagna-Italia e Francia-Inghilterra aprono con i fuochi artificiali i rispettivi gruppi, sfide nelle sfide di un calcio europeo che continua a essere (al di là di ogni ragionevole dubbio) la massima espressione del gioco.
Questa edizione, la quattordicesima della storia, sarà la più ricca con 1.355.000.000 euro di incassi, derivanti per l’84 per cento dai diritti media e dalle attività commerciali: "Cifre alla mano – ha detto Giovanni Palazzi, presidente di StageUp (società di consulenza che ha realizzato lo studio) – l’evento ha risentito solo in parte della crisi economica. Tuttavia la decisa frenata nella crescita dei ricavi complessivi, appena +0,3 per cento sull’edizione del 2008, dimostra come gli Europei siano in una fase di maturità. L’Uefa dovrà tenerne conto in vista delle prossime edizioni, ripensandoli in termini di sostenibilità sportiva, economica e ambientale". Rispetto a quattro anni fa (si giocò in Austria e Svizzera) sono aumentati alla voce ricavi i diritti media (+4,8 per cento) e il ticketing (+23,8), sono invece diminuiti i diritti commerciali (-1,4 per cento) e l’hospitality (-35,5). In Polonia sono stati investiti 50 miliardi di euro fra trasporto (27), infrastrutture sportive (1,5), quelle turistiche e promozione. In Ucraina 17, di cui 12,4 nel trasporto.
Tutto questo mentre in Spagna, al centro della crisi economica dell’area euro, è scoppiato il caso Bankia, nome commerciale del Banco Financiero y de Ahorros che rappresenta un pool di istituti di credito, tra cui Caja Madrid, azionista di maggioranza con il 52,06 per cento. Nazionalizzata a metà maggio, è stato scoperto un buco di 19 miliardi, molti dei quali dovuti ai continui prestiti alle società di calcio, tra cui Valencia e Real Madrid.
Bankia fu creata per salvare gli istituti più esposti dall’esplosione della bolla immobiliare, salvataggio che costò al governo spagnolo 4 miliardi di euro. Il rischio, adesso, è che quei 19 li debba pagare l’Europa, mentre il fisco si è già accordato per recuperare i debiti dei club entro il 2020 (una specie di spalmadebiti, appunto) e il 35 per cento dei diritti televisivi andrà a garanzia degli arretrati. Con una grande differenza: Barcellona e Real Madrid, pur rischiando, continuano a produrre ricavi da capogiro che gli dovrebbero permettere di rientrare più velocemente, il resto rischia di scomparire. Così, quando domenica pomeriggio scenderemo in campo contro i campioni d’Europa e del mondo in carica, ci sentiremo (forse) meno straccioni vestendo l’azzurro pallido cui in questi ultimi anni, tra scandali, debiti e incompetenza, è stato ridotto il nostro calcio.
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