“Reato di lottizzazione”

I guai con l'Agcom e il giallo di quel “no” della Rai a Monti

Salvatore Merlo

La “strana maggioranza” (Pdl, Pd, Udc), con l’accordo parziale della Lega e l’astensione di Idv e Radicali, ieri ha eletto i componenti delle autorità alle Comunicazioni e alla Privacy. Un accordo politico che ha fatto inalberare i potenziali alleati del Pd Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, con il carico di Grillo (“Monti chiuda l’Agcom”) e di Repubblica (“una spartizione”). Malgrado l’accordo su Agcom e privacy, i rapporti tra i partiti di maggioranza rimangono tesi e confusi.

    Il Tesoro, cioè Monti, ieri ha riunito i soci della Rai. Oggetto: la sostituzione del consigliere di amministrazione la cui nomina spetta al governo. Monti avrebbe voluto nominare già ieri il sostituto di Angelo Maria Petroni. Gli sarebbe stato spiegato, dal presidente Garimberti, che per legge le nomine vanno fatte tutte insieme, quelle governative e quelle parlamentari. D’altra parte, Petroni era stato già rimosso una volta (dall’ex ministro Tommaso Padoa-Schioppa) e poi reintegrato con una sentenza della Consulta. Il Tesoro, sorprendentemente, non lo sapeva. Diversa la versione degli ambienti vicini al premier. Secondo loro Monti avrebbe riunito i vertici con l’intenzione di indicare (ma non nominare) un sostituto di Petroni. Una mossa coltivata con l’obiettivo di dare un segnale di reattività al Parlamento bloccato, in linea con le promesse fatte in diretta tv, mesi fa, dal professore nel corso della sua intervista a Fabio Fazio su Raitre. Tuttavia Monti ieri non ha indicato (né ovviamente nominato) alcun sostituto, e la riunione si è sciolta con un nulla di fatto.

    Nel corso di un tesissimo pranzo con Silvio Berlusconi e Gianni Letta, il segretario del Pdl Angelino Alfano ieri ha chiesto rassicurazioni al Cavaliere sulle sue reali intenzioni nei confronti del Pdl: liste civiche, e scioglimento del partito. Alfano si è un po’ lamentato dello spazio concesso a Daniela Santanchè e al suo “grillismo”. Al Cavaliere, Alfano ha chiesto più o meno esplicitamente se lui condivide la linea editoriale del Giornale e di Libero. Berlusconi lo avrebbe rassicurato. Non è improbabile che nei prossimi giorni Alfano tenti un’operazione per recuperare forza, e legittimarsi, nelle file squinternate del Pdl. Tira una brutta aria e la lettera del presidente del Senato Renato Schifani, pubblicata oggi dal Foglio, suona come un’ultima chiamata. Anche per il Cavaliere.

    La “strana maggioranza” (Pdl, Pd, Udc), con l’accordo parziale della Lega e l’astensione di Idv e Radicali, ieri ha eletto i componenti delle autorità alle Comunicazioni e alla Privacy. Un accordo politico che ha fatto inalberare i potenziali alleati del Pd Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, con il carico di Grillo (“Monti chiuda l’Agcom”) e di Repubblica (“una spartizione”). Vendola, in particolare, indagato a Bari per concorso in abuso d’ufficio in quanto avrebbe favorito la nomina di un primario, ha accusato il Parlamento di aver compiuto lui delle nomine illegali e “inciuciste”. Il governatore pugliese, con Di Pietro, in conferenza stampa ha prefigurato una sorta di reato di “lottizzazione”.

    Malgrado l’accordo su Agcom e privacy, i rapporti tra i partiti di maggioranza rimangono tesi e confusi. Il dossier delle nomine Rai non si sblocca, ed è praticamente certa un’ulteriore proroga. Le voci di un ammorbidimento di Pier Luigi Bersani circolate ieri non trovano conferma. Secondo questo evanescente pettegolezzo, tuttavia, la segreteria del Pd avrebbe ipotizzato di lasciare le sue posizioni aventiniane per concordare una soluzione di questo tipo: la conferma di Lorenza Lei alla direzione generale e la sostituzione di Paolo Garimberti con Francesco Caio (graditissimo a Mario Monti) alla presidenza.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.