Pace in Europa

Partiti. Schemi ancora confusi tranne uno, menare i tedeschi

Lanfranco Pace

Si parte. Due paesi organizzatori, la Polonia e l’Ucraina, furbata della politica Uefa. Due presidenti di federazione che si tengono l’uno accanto all’altro e quando i fotografi flashano tirano fuori un sorriso che nemmeno Feltri e Belpietro. Sedici squadre che si affrontano in quattro gironi all’italiana di quattro squadre ciascuno. Stadi rifatti di recente o costruiti per l’occasione che a prima vista sembrano belli e comodi, a giudicare dalle zoomate dell’esclusivista Rai.

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    Si parte. Due paesi organizzatori, la Polonia e l’Ucraina, furbata della politica Uefa. Due presidenti di federazione che si tengono l’uno accanto all’altro e quando i fotografi flashano tirano fuori un sorriso che nemmeno Feltri e Belpietro. Sedici squadre che si affrontano in quattro gironi all’italiana di quattro squadre ciascuno. Stadi rifatti di recente o costruiti per l’occasione che a prima vista sembrano belli e comodi, a giudicare dalle zoomate dell’esclusivista Rai. Divise dei calciatori Dio ci scampi ecosostenibili, scarpini di ultima generazione con gabbia interna a garantire la stabilità del piede. Il pallone è la sesta versione del Tango, appunto il 12, nel senso dell’anno.

    Si parte. Ma come si arriva francamente non è affar nostro. Noi Azzurri in maglia bianca diciamo sempre che diamo il massimo per vincere, in realtà solo il mondo sembra alla nostra altezza, solo in un Mondiale daremmo veramente il sangue. Gli Europei li abbiamo sempre un po’ snobbati, tant’è che ne abbiamo vinto uno solo, nel lontano 1968 e in casa, sconfiggendo 2 a 0 la Yugoslavia. Non sarebbe aria dunque, sebbene sia stato appena scoperto l’ennesimo imbroglio del calcioscommesse e Andrea Pirlo sia davvero in palla, due cose in sé bene auguranti, si ricordi Berlino 2006. Siccome siamo in tema, è meglio esser chiari fin dall’inizio: che l’Italia riesca ad andare fino in fondo o meno, la cosa più importante, l’imperativo categorico, sarà sbarrare l’accesso alla finale a un’altra squadra e prendiamone una a caso: la Germania. Dispiace per Joachim Löw, è simpatico, elegante, conosce il mestiere, due anni fa in Sudafrica sfoggiava meravigliosi pulloverini ma la sola idea di vedere frau Merkel esultare e agitare i pugnetti dalla tribuna d’onore dell’Olimpiyskiy di Kiev la sera del 1° luglio mi mette di cattivo umore. E’ nostro dovere smentire una volta ancora la battuta altamente iettatoria dell’inglese Gary Lineker, “il calcio è uno sport che si gioca undici contro undici e poi vincono i tedeschi”. Non credo di essere il solo ad aver tifato e goduto pazzamente per la vittoria del Chelsea, ancorché definibile a occhio nudo squadra di boscaioli in mutande di latta. Nelle competizioni per club o con la Nazionale i tedeschi le loro piccole soddisfazioni se le sono già tolte, finalista di Champions, terzi in Sudafrica, che stiano mansueti dunque.

    A noi il compito di costruire segrete alleanze, fraterne complicità, deboli contro forti, il sud contro lo strapotere atletico del nord, non solo Germania, anche Olanda dunque. Grecia, Spagna e Portogallo sono fratelli o quanto meno cugini, non deve essere difficile convincerli a praticare anche qui, sull’erba, l’esercizio liberatorio che sta prendendo piede anche nei corridoi ovattati del potere europeo e che un’anonima fonte del caro MVLP ha chiamato “germany bashing session”, in chiaro metterli in mezzo e giù botte. Con eleganza e savoir faire. Dalla cintola in su fanno paura? Che si colpisca dunque dalla cintola in giù: uno stinco oggi, un crociato domani. L’intesa con quel gran personaggio che è Vicente Del Bosque è già nell’aria: dice che la sua Spagna, che pure ha vinto l’ultimo Europeo e l’ultimo Mondiale, ha ancora fame. Non vediamo il problema: è nel nostro stesso gruppo, l’affrontiamo domenica nella prima giornata in una partita che dal punto di vista della tenuta psichica, del morale, dell’autostima significa molto. Puntiamo su un affettuoso e caloroso pareggio. In seguito si vedrà. Siccome bisogna pure inventarsi qualcosa per vivere, Gazzetta.it ha indetto il campionato europeo delle wags, compagne, mogli e fidanzate dei calciatori. Hanno votato in 93 mila. La moglie di Robbie Keane ha fatto fuori la Shakira dello spagnolo Piquet. Nel gruppo C, quello dell’Italia, ha vinto Cristina De Pin miss Montolivo, che è arrivata in semifinale dove è stata battuta da Yolanthe Cabau, madame Sneijder. Che si è aggiudicata anche la finale, sbaragliando tal Irina Shayk in Ronaldo, il Cristiano, CR7. Poi dice che uno telefona al supremo taroccatore del calcio.

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    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.