Cielo, mi sono dimenticata. Risposte da non dare in caso di childless
Arriva un momento in cui non avere figli (e non avere più vent’anni, e nemmeno trenta) suscita negli altri curiosità, e il diritto altrui di fare domande indiscrete. “Hai bambini?”. “No”. “Ah, e come mai?”. A qualunque altra frase inopportuna, ad esempio: Sono tue quelle tette? Perché non sei diventata ricca? Quanto pesi? E’ vero che ti piacciono gli uomini molto più giovani di te e quindi li paghi? Ti cali gli anni?, una donna sarebbe in grado di reagire a tono, anche accompagnando le parole con gesti significativi.
Arriva un momento in cui non avere figli (e non avere più vent’anni, e nemmeno trenta) suscita negli altri curiosità, e il diritto altrui di fare domande indiscrete. “Hai bambini?”. “No”. “Ah, e come mai?”. A qualunque altra frase inopportuna, ad esempio: Sono tue quelle tette? Perché non sei diventata ricca? Quanto pesi? E’ vero che ti piacciono gli uomini molto più giovani di te e quindi li paghi? Ti cali gli anni?, una donna sarebbe in grado di reagire a tono, anche accompagnando le parole con gesti significativi. La domanda sui figli, invece, ottiene sempre una risposta articolata, spesso una giustificazione. Ho lavorato troppo. Mio marito non ne vuole. Non mi piacciono i bambini. Non ho soldi. Non ho incontrato l’uomo giusto. Penso che il mondo sia un posto troppo brutto per farci nascere un bambino. Li vorrei ma non posso. Ci sto pensando. I miei figli sono i miei libri (o i miei film, i miei dipendenti, le mie scarpe, le mie idee). Nessuna dice: ma che domanda è? Anche quando la risposta è piena di orgoglio no kids, è sempre un modo, anche molto doloroso, per spiegare la scelta di non avere bambini, per vincere un po’ di ragione, nella guerra fra mamme e non mamme. Si può essere cautamente libere di non avere figli, dice su Slate una scrittrice canadese, ma bisogna parlarne tantissimo, spiegare, ragionare, inventare manuali sulla perfetta vita childless.
E in fondo le madri, nonostante quello che dicono alle cene e nonostante l’invidia per la possibilità di uscire ogni sera e svegliarsi alle undici la domenica mattina, si sentono segretamente dispiaciute o diffidenti verso le donne che non hanno figli. “Essere una donna senza figli, troppo vecchia per averne uno nei modi tradizionali, ti fa sentire come se fossi caduta su un cactus. Nuda. In Queen’s Boulevard”, ha spiegato una scrittrice sul New York Times, dopo che una mattina, tra un pancake e un caffè, la sorella minore le ha detto: ti andrebbero un po’ dei miei ovuli? A quarant’anni suonati non aveva mai espresso un’opinione in proposito, non aveva preso posto nel mondo diviso in due: da una parte quelle che celebrano la maternità, dall’altra quelle che la demoliscono. Non si era inventata uno slogan sulla sovrappopolazione, non era nemmeno certa di non volere bambini, quindi doveva sottoporsi allo stupore e alla domanda: e i figli? “Come posso mancare una risposta a una questione tanto fondamentale? Ci sono cose che ho voluto con certezza, anche ferocemente: un divano francese di velluto blu, una vita spensierata da free lance, sesso sulla ruota panoramica di Coney Island. La voce interiore che mi urla di comprare quelle scarpe è incredibilmente silenziosa su questa scelta di vita”. Le star passano il tempo a spiegare sui giornali cosa succede o non succede nei loro uteri, hanno il dovere sociale di raccontare la propria storia. Il tabù si è spostato: non è più non fare figli (il diciotto per cento delle americane fra i quaranta e i quarantaquattro anni non ne ha nemmeno uno, e l’Italia diventa sempre più vecchia) ma non avere scritto un saggio sull’argomento, non avere preparato una conferenza a reti unificate. Risposte da non dare, se non si vuole passare per scellerate prive della zona materna o antimaterna: non ho mai posseduto un orologio biologico. Ma soprattutto: cielo, mi sono dimenticata.
Il Foglio sportivo - in corpore sano