I conti cifrati allo Ior e lo scontro (cifrato) tra Gotti Tedeschi e gli americani
Un elenco con tanto di nomi e cognomi. Se le notizie che filtrano dalle procure sono vere, tra i tanti documenti, lettere, e mail, sequestrati dalla casa piacentina dell’ex presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior) Ettore Gotti Tedeschi ci sarebbe anche l’elenco degli intestatari dei cosiddetti “conti cifrati”. Conti anonimi, aperti negli anni presso lo Ior, e mai ispezionati, nonostante più volte sia stata annunciata dal Vaticano l’intenzione di chiuderli.
Un elenco con tanto di nomi e cognomi. Se le notizie che filtrano dalle procure sono vere, tra i tanti documenti, lettere, e mail, sequestrati dalla casa piacentina dell’ex presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior) Ettore Gotti Tedeschi ci sarebbe anche l’elenco degli intestatari dei cosiddetti “conti cifrati”. Conti anonimi, aperti negli anni presso lo Ior, e mai ispezionati, nonostante più volte sia stata annunciata dal Vaticano l’intenzione di chiuderli. In particolare, come scritto ieri dal Foglio, a suscitare l’allarme degli inquirenti ci sarebbe un conto aperto da una fondazione riconducibile alla curia di Trapani del già dimissionato (e si dice però estraneo ai fatti) vescovo Francesco Miccichè, attraverso il quale la procura di Trapani sospetta che siano stati riciclati proventi illeciti dell’ultimo padrino Matteo Messina Denaro che proprio nel territorio della diocesi sta trascorrendo la sua blindatissima latitanza. E si parla anche di una rogatoria che la procura di Trapani sarebbe pronta a inviare in Vaticano, nella speranza di fare luce.
E’ vero. Due giorni fa Ettore Gotti Tedeschi ha fatto sapere, tramite il suo legale Fabio Palazzo, che “non ha consegnato spontaneamente, e cioè per sua decisione, alcun materiale ai magistrati”. Sono stati “i pm di Napoli e Roma”, ha detto Palazzo, ad avergli preso questo materiale “attraverso un sequestro da loro disposto”. Nel materiale, “vi erano degli appunti di lavoro – non dunque un memorandum, ndr – che contenevano elementi utili per controbattere alle accuse che gli erano state fatte quando è stato sfiduciato nel suo ruolo di presidente dello Ior”. Ma che sia stato lui o che invece gliel’abbiano sequestrato, un dato resta evidente: è questo materiale oggi a pesare come un macigno sul Vaticano, sullo stesso Ior, soprattutto in vista di quell’entrata nella “white list”, i cosiddetti paesi virtuosi iscritti all’Ocse, ancora oggi sotto il vaglio degli esperti di Moneyval, il gruppo del Consiglio d’Europa che si occupa della valutazione dei sistemi antiriciclaggio e contro il finanziamento del terrorismo.
Il quadro che Gotti Tedeschi disegna coi suoi appunti va anche oltre l’elenco dei conti cifrati e dei depositi la cui provenienza risulta essere incerta. E indirettamente mostra come all’interno dello stesso Ior si sia consumato nei mesi scorsi anche uno scontro tra gruppi diversi. La sfiducia a Gotti Tedeschi è stata firmata da Carl Anderson, il milionario capo dell’Ordine dei Cavalieri di Colombo e membro del board della banca vaticana, che porta a Roma le istanze e le sensibilità presenti nel proprio episcopato. Un episcopato sempre più in ascesa, composto da monsignori giovani e combattivi, punta di diamante delle battaglie del cattolicesimo contro l’attuale Casa Bianca sulle questioni etiche e bioetiche. A un cattolicesimo sempre più asfittico e apatico, quello europeo, se ne contrappone uno più giovane ed energetico, quello americano, forte anche di tante nuove entrate dai paesi del Sudamerica. Ponte tra il sud e il nord dell’America è la diocesi di Los Angeles dove non a caso il Papa ha voluto quale nuovo arcivescovo il conservatore messicano José Gomez. Nel 2005, quando era arcivescovo di Sant’Antonio, Gomez venne nominato da Time Magazine tra i più influenti ispanici degli Stati Uniti. A Roma si è fatto conoscere grazie a quanto ha detto di lui il suo amico arcivescovo di Philadelphia, Charles Chaput. Sia Gomez che Chaput hanno ottime entrature in Vaticano. Sostengono dagli Stati Uniti il lavoro di Anderson allo Ior, vicini anche all’avvocato statunitense Jeffrey Lena. Quest’ultimo, oltre ad avere difeso il Vaticano in tanti processi inerenti la pedofilia nel clero, ha lavorato per ridimensionare la legge sulla trasparenza finanziaria che Gotti Tedeschi aveva redatto assieme al cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Aif. Si è messo, dunque, decisamente dalla parte del segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, permettendo in questo modo ad Anderson di avere maggiore voce in capitolo da qui in avanti in merito al futuro dello Ior.
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