Pace in Europa

La goduria per la sconfitta dell'Olanda dura troppo poco: la Germania batte il Portogallo

Lanfranco Pace

Dei del pallone, ho giubilato. Ho avuto un’erezione, ho conosciuto il vero godimento: al  24’ del primo tempo tale Krohn-Dehli, attaccante del Brondby che è tutto dire, scula il rimpallo, fa una finta di corpo, manda in bambola i centrali dell’Olanda e tira fra le gambe aperte di Stekelenburg. Mi dicevo: ma vuoi vedere che dopo l’erezione arriva anche l’orgasmo? C’eravamo quasi, quando il metro e novanta e passa di Mario Gomez si avvita in cielo, esegue una torsione perfetta del collo e mette il testone sulla traiettoria della palla che finisce sparata nell’angolo.

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    GRUPPO B
    OLANDA-DANIMARCA: 0-1. Reti: Krohn-Dehli (D) 24' pt
    ARBITRO: Skomina (Slovenia).

    Dei del pallone, ho giubilato. Ho avuto un’erezione, ho conosciuto il vero godimento: al  24’ del primo tempo, Simon Poulsen, danese che gioca nel campionato olandese, e vatti a fidare degli stranieri,  scende a tutta birra sulla sinistra e crossa basso. Tal Krohn-Dehli, attaccante del Brondby che è tutto dire, scula il rimpallo, fa una finta di corpo, manda in bambola i centrali dell’Olanda e tira fra le gambe aperte di Stekelenburg. Un amen e cola a picco l’armata bianca e protestante di Bert Van Marwijk.
    E’ un pellegrino che non ha mai voluto convocare  Clarence Seedorf, il cui piede destro, anche a quaranta anni, avrà pur sempre una intelligenza calcistica più spiccata di tanti giovani e inutili podisti. E’ uno sconsiderato che ha tenuto in panca per un’ora Klaas-Jan Huntelaar che da mesi in nazionale e nello Schalke 04 segna alla media pazzesca di più di un gol a partita.
    Restano al palo con merito, i cugini di primo grado dei tedeschi.
    In ogni gioco, in tutti i giochi, persino nel poker e quindi a maggior ragione nei giochi di squadra, la classe, il talento non bastano per vincere: occorre anche umiltà, virtù cardinale che insegna a riconoscere i propri limiti, spinge a migliorarsi e quindi a non dimenticare mai i compagni.  Quei tre che ancora qualcuno definisce fuoriclasse, malgrado non abbiano mai dimostrato di sapersi caricare la squadra sulle spalle e portarla alla vittoria superando i momenti difficili, quei tre che si chiamano Arjen Robben, Robin Van Persie, Wesley Sneijder cosa sia l’umiltà non lo sanno proprio. Robben  corre con le braccia ad angolo retto e le mani tese che sembra Totò. Fa sempre lo stesso movimento, da sinistra al centro per liberarsi al tiro. Fa sempre la stessa finta. Ma non è Garrincha. Lui non lo sa, gli avversari sì. E si vede.
    Van Persie, il più completo e talentuoso, è così pieno di sé, algido nel suo egoismo, che la palla non la dà nemmeno a fargli un clistere. Dovessero arrivare i soldi degli sceicchi, Galliani ci pensi due volte prima di metterselo in casa. Visti i titoli che ha fatto vincere all’Arsenal, lo lasci pure alla Juventus. Il problema di Wes, che fra i tre è quello che rispetta di più il collettivo, è che si ostina. Diciamolo, dall’anno del triplete, la cosa migliore che ha fatto è aver sposato Yolanthe Cabau, bellezza polposa, corvina, dagli occhi che sembrano mandare riflessi viola. Per dirla alla Totti, gerundi compresi, essendo che ci hai 30 anni e hai toccato l’apice della carriera, datosi che davanti ce sta solo la discesa, avendo i sordi e una così al fianco, aoh, ma che te frega de giocà ancora a pallone.

     

    GRUPPO B
    Germania-Portogallo : 1-0. Rete: Gomez (G) 27' st
    Arbitro: Lannoy (Francia)

     

    Mi dicevo: ma vuoi vedere che dopo l’erezione arriva anche l’orgasmo? C’eravamo quasi, mancavano appena venti minuti alla fine, quando il metro e novanta e passa di Mario Gomez si avvita in cielo, esegue una torsione perfetta del collo e mette il testone sulla traiettoria della palla che finisce sparata nell’angolo, fottendo il Portogallo e la mia più che ragionevole libidine. Incazzato chiedo spieghe agli dei del pallone, perché fino ad allora i tedeschi non è avevano fatto nulla o quasi. Legnosi, lenti, prevedibili, meglio dietro che avanti, loro che dicono irresistibili dalla cintola in su. Stelle appannate, anzi decisamente spente. Inesistente Muller, inutile lo stesso Gomez che Loew stava per sostituire con Miro Klose. Il solo che ha mostrato qualche lampo di fantasia è stato Ozll . Il telecronista Stefano Bizzotto, inspiegabilmente raggiunto in Ucraina dall’ubiquo Fuffa Collovati, lo chiama tutto il tempo “Ezil”, è molto più fine. Ozil o Ezil che dir si voglia non è il più grande numero 10 al mondo come pretende Mou – cosa non si fa per la psiche altalenante di un figlio ipertiroideo – ma è vero che in poco tempo nelle mani dell’uomo di Setubal ha fatto progressi pazzeschi. Il Portogallo si è rivelata squadra tozza, rognosa, che chiude tutti gli spazi e costringe gli avversari a giocare in linea. La Germania che non sa verticalizzare né giocare di prima, a due o tre tocchi, nel corridoio centrale, come il Barcellona o la Spagna, è sembrata impotente per più di un’ora. Se CR7 non avesse vagato come un fantasma, se lo scriteriato Ct Paulo Bento avesse fatto entrare molto prima Nelson Oliveira, sveglio ventunenne del Benfica, al posto di un bollito trentenne, se Nani e CR7 non si fossero divorate due occasioni pazzesche a tre metri dalla porta, se …se… se… Così mi è toccato pure sentire i canti dei tifosi tedeschi. Non so perché, ma anche il “chi non salta … è” detto da loro suona “in piedi figli della grande Germania”. Ma non finisce qui. Ne sono certo.

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    • Lanfranco Pace
    • Giornalista da tempo e per caso, crede che gli animali abbiano un'anima. Per proteggere i suoi, potrebbe anche chiedere un'ordinanza restrittiva contro Camillo Langone.