Massima allerta per Polonia-Russia di stasera

Che cosa (non) fa l'Uefa contro il tifo razzista a Euro2012

Francesco Caremani

Marceranno in 5.000, questa sera, per le strade di Varsavia (verso Polonia-Russia) per celebrare il Giorno dell’Indipendenza, istituito nel 1992 ed esaltato da Vladimir Putin: “Ho chiesto loro un comportamento pacifico, non devono provocare lungo il tragitto” ha dichiarato Ewa Gawor, direttore dell’Ufficio municipale della sicurezza della capitale polacca. “Abbiamo avuto molte assicurazioni, ma staremo all’erta”, ha chiosato.

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    Marceranno in 5.000, questa sera, per le strade di Varsavia (verso Polonia-Russia) per celebrare il Giorno dell’Indipendenza, istituito nel 1992 ed esaltato da Vladimir Putin: “Ho chiesto loro un comportamento pacifico, non devono provocare lungo il tragitto” ha dichiarato Ewa Gawor, direttore dell’Ufficio municipale della sicurezza della capitale polacca. “Abbiamo avuto molte assicurazioni, ma staremo all’erta”, ha chiosato.

    Il senso dell’Europa per l’unione si ferma qui, in un paese che sovietici e nazisti si spartirono, qui dove nacquero i campi di concentramento dell’Olocausto, qui dove i carri armati russi hanno ripristinato l’ordine costituito. E il calcio? Invece che richiamare a nuovi sentimenti di fratellanza (chissà quanti soldi inutili spende l’Uefa per i suoi spot che invitano al rispetto) riporta a galla rivalità mai sopite. L’Uefa, intanto, ha aperto un procedimento contro la Federcalcio russa per i lanci di razzi e l’esposizione di striscioni proibiti da parte dei propri tifosi (?), durante la gara contro la Repubblica Ceca. Perché l’ordine è: tolleranza zero. Molti, infatti, ubriacati da un buon inizio calcistico della più importante manifestazione continentale, hanno dimenticato l’allarme che Polonia e Ucraina destarono al momento dell’assegnazione dell’Europeo.

    Nei loro stadi si assiste continuamente a cori e scritte antisemite, per non parlare del saluto fascista accompagnato dal grido nazista “Sieg Heil”. I calciatori di colore sono apostrofati come scimmie e ogni loro tocco di palla è sottolineato dalle grida che conosciamo bene anche noi italiani. Sol Campbell, ex di Arsenal e Tottenham Hotspur, intervistato dalla trasmissione della BBC Panorama, ha dichiarato: “Sconsiglio di recarsi in Polonia e Ucraina, meglio guardare gli Europei in televisione che tornare a casa dentro una bara”. Ora, che proprio gli inglesi facciano tanto moralismo sulla questione stride un po’, ma l’allarme sociale è quanto mai sottovalutato.

    Nel derby di Lodz tra LSK e Widzew (ex squadra di Zibi Boniek) i tifosi avversari sono stati rimandati indietro e quelli ospitanti se la sono presa con la polizia in una guerriglia senza quartiere. Lodz vide la deportazione di 200.000 ebrei durante la Seconda guerra mondiale e nonostante questo c’è chi sostiene, nel disinteresse delle forze dell’ordine e delle autorità locali, che gli hooligans non vogliono offendere gli israeliti. A Varsavia, gli ultras del Legia si riconoscono con la scritta White Power e la croce celtica. Jacek Purski ha svolto una campagna antirazzista per l’Uefa prima dell’inizio dell’Europeo, istruendo gli steward locali: “E' illegale esporre determinati simboli durante le partite, ma nessuno fa niente”, ha dichiarato al Foglio.it. A Cracovia la sfida tra Wisla e KS viene definita la Guerra Santa, tra quello che è considerato un club polacco e quella che nell’immaginario locale rappresenta una squadra ebrea.

    In Ucraina, se possibile, è anche peggio. Gli ultrà del Metalist Kharkiv appartengono a un gruppo paramilitare definitosi i ‘Patrioti dell’Ucraina’, con richiami al White Power, a Adolf Hitler e con una forte connotazione razzista, sia verso i giocatori di colore, che verso gli studenti universitari africani e asiatici, i quali non sono liberi nemmeno di andare allo stadio per tifare Metalist.
    Niente di nuovo sotto il sole d’Europa, le curve utilizzate come sistema di reclutamento politico (militare). Accade in Italia, è accaduto nell’ex Jugoslavia, sta accadendo ancora. Due studenti nigeriani sono stati accoltellati nell’ultimo anno a Kharkiv e i colpevoli non sono stati individuati; d’altronde la polizia locale lascia fare e nega qualsiasi deriva nazista, nonostante i ripetuti cori e il saluto con la mano destra tesa, cosa che pare avvenga in quasi tutti gli stadi ucraini. E l’Uefa? Sembra che il massimo organismo calcistico europeo abbia declinato ogni responsabilità alle autorità di Kiev, se dovesse accadere qualcosa ai tifosi stranieri durante l’Europeo. Peccato. Sì, peccato che proprio Michel Platini si sia dimenticato dell’Heysel e di un processo che condannò l’Uefa alla corresponsabilità delle manifestazioni che organizza. Sono passati 27 anni e l’Europa è ancora lì, a tollerare l’intollerabile e a scommettere sulle singole responsabilità, con la speranza che non accada niente di irreparabile.

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