Pace in Europa
La febbre degli Europei ha contagiato anche la triste nazione ucraina
L’ho guardata senza vederla. Le immagini raccontano di ventidue che corrono come dannati, altro che gli esodati di Francia-Inghilterra giocata nel pomeriggio, quelli in giallo nettamente più organizzati e meglio disposti in campo dei blu, ma a vedere Ibra che inzucca sul palo come in un colpo di biliardo, Sheva che detta passaggi e si butta nel profondo a quasi 36 anni, con l’età e la gioia di giocare al calcio che ancora hanno tutti gli Inzaghi, i Del Piero, i Totti del mondo, il mio cuore rossonero si è macerato nell’ucronia.
GRUPPO D
UCRAINA-SVEZIA 2-1. Reti: Ibrahimovic (S) 7’ st, Shevchenko (U) 10’ st e 17’ st
L’ho guardata senza vederla. Le immagini raccontano di ventidue che corrono come dannati, altro che gli esodati di Francia-Inghilterra giocata nel pomeriggio, quelli in giallo nettamente più organizzati e meglio disposti in campo dei blu, ma a vedere Ibra che inzucca sul palo come in un colpo di biliardo, Sheva che detta passaggi e si butta nel profondo a quasi 36 anni, con l’età e la gioia di giocare al calcio che ancora hanno tutti gli Inzaghi, i Del Piero, i Totti del mondo, il mio cuore rossonero si è macerato nell’ucronia. Cosa avremmo potuto vedere se Ibra fosse esistito ai tempi di Sheva o Sheva ai tempi di Ibra ed entrambi avessero indossato la stessa maglia, la nostra: avremmo visto semplicemente la coppia di attacco più forte del mondo e della storia, il cobra e la mangusta, un mix inarrivabile di potenza, agilità, classe, astuzia rapidità, un minimo garantito di sessanta gol l’anno.
E’ Ibra che apre lo score a inizio del secondo tempo, conclude con il piatto del piede un’azione insistita con cambio di fronte. Farà altri assist, sul finale sbaglierà di un niente altre conclusioni, tirerà una botta spaventosa che obbliga il portiere ucraino a parare con le due mani tenute di taglio come un pallavolista. Insomma ce l’ha messa tutta, pressoché da solo, gli altri si impegnano per carità ma ‘gna fanno. Così vincono i gialli, in onore e in memoria del padre spirituale di Sheva e del Ct Blokhin, l’immenso colonnello Lobanoski, fondatore della scuola del nome, che li faceva giocare nel fango e nella neve per forgiarne il corpo e il carattere. Al 7’ l’Ucraina pareggia: cross teso dalla destra, Andriy Shevchenko vola con il corpo ad arco sopra Mellberg che pure è armadio di un metro e novanta. Elevazione è bestiale, palla imprendibile. Al 17' si ripete d’astuzia e precisione. Corner da sinistra, lui sbuca da dietro Ibra e spizza di nuca. Ibrahimovic ha il torto di essersi fatto sorprendere ma non può marcare l’uomo o rincorrerlo come farebbe un difensore: il vero errore è di Mellberg, è lui a guardia del palo ma è fuori posizione quel tanto che basta a far passare la palla. L’Olimpico di Kiev, un catino da ottantamila spettatori e un fior di stadio, è tutto un riflesso di giallo. Donne belle fanno festa. La febbre degli Europei ha contagiato anche la nazione triste.
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