Il partito cattolico lo faranno Passera, Ornaghi e Bonanni
Per mesi hanno detto che avrebbero fatto di tutto per il bene del paese ma mai un partito. “Non è più tempo per un partito dei cattolici, ma per il rinnovamento dei partiti e della politica sì”, disse Andrea Riccardi un anno fa. Ma oggi sembra ci abbiano ripensato. Il partito dei cattolici è pronto, in rampa di lancio, e già venerdì avrà un primo viatico che si preannuncia di fuoco.
Per mesi hanno detto che avrebbero fatto di tutto per il bene del paese ma mai un partito. “Non è più tempo per un partito dei cattolici, ma per il rinnovamento dei partiti e della politica sì”, disse Andrea Riccardi un anno fa. Ma oggi sembra ci abbiano ripensato. Il partito dei cattolici è pronto, in rampa di lancio, e già venerdì avrà un primo viatico che si preannuncia di fuoco. Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, una delle sigle organizzatrici dell’incontro dello scorso autunno a Todi, lancerà l’idea perché “oramai è deciso”. Dice: “Vogliamo un partito che guardi all’area di centrodestra, liberale, con al suo interno una forte connotazione cattolica”. Insomma, un partito di cattolici liberali, “seppure non integralista né dichiaratamente confessionale”. Al di là delle apparenze la sostanza è una: i cattolici scendono in campo con l’obiettivo di arrivare alla “Todi due” (un secondo appuntamento di sigle cattoliche che avrà luogo il prossimo autunno) con organigramma, strutture e obiettivi già chiari.
Molte di queste associazioni affettano sicurezza. Dicono che l’Udc sia già pre-allertata: “I segnali sono positivi”, sostengono. E nelle prossime settimane ci saranno incontri in questo senso. Venerdì, intanto, toccherà all’Mcl esporsi pubblicamente, con la proposta fattiva di tre “federatori” (per dirla alla Giuseppe De Rita), o “generali” (per citare il Dario Antiseri di due giorni fa che sul Corriere della Sera parlava della “sconcertante” e “sostanziale” assenza del mondo cattolico dallo scenario politico): Corrado Passera possibile leader, Raffaele Bonanni alla Carlo Donat-Cattin e Lorenzo Ornaghi oggi unica cinghia di trasmissione esistente con le gerarchie italiane, da Angelo Bagnasco in giù.
Il progetto non è agli albori. Già a fine maggio, nella prolusione tenuta in apertura dell’assemblea dei vescovi italiani, Bagnasco aveva parlato delle “provvidenziali iniziative che i cattolici stanno mettendo in campo per il bene del paese”, iniziative “che noi incoraggiamo”. E c’è chi giura, tra i todini, che queste iniziative non si riferiscono ad altro se non a questa nuova aggregazione. Beninteso: Bagnasco non è Camillo Ruini. Se Ruini, con ogni probabilità, vista la crisi della politica odierna, ci avrebbe messo direttamente la faccia su un’iniziativa simile, Bagnasco preferisce le retrovie. Ed eventualmente salire sul carro a posteriori, benedicendo e incoraggiando l’unica soluzione possibile per quella che anche ai suoi occhi si dice sarebbe paragonabile alla disfatta di Caporetto: la consegna del paese alla sinistra.
Nel Pdl non sono pochi coloro che guardano con sospetto questa nuova aggregazione. In molti preferiscono lo schema precedente, quello della battaglia combattuta sui princìpi non negoziabili i cui piatti forti sono stati recentemente enucleati dal vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi: difesa della vita, protezione e valorizzazione della famiglia, libertà delle famiglie di educare i figli, diritto alla libertà religiosa, lavoro, lotta alla povertà, immigrazione e ambiente. E alla provocazione di Antiseri – “Tra i cattolici cresce la voglia di partito” – a reagire negativamente è anche Giuseppe Fioroni il quale, intervistato in merito ieri da Avvenire, ha detto: “Sono altre le priorità”.
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