Iva funesta
Non c’è pace per il precario governo giapponese. A rendere le cose difficili al primo ministro Yoshihiko Noda, settimo premier degli ultimi sette anni, c’è prima di tutto la crisi energetica dovuta allo stop delle centrali nucleari del paese (50 reattori, circa il trenta per cento dell’elettricità) che in molti, a questo punto, vorrebbero riconvertire – con una lettera ufficiale 117 membri del Partito democratico hanno chiesto a Noda di non riattivare il nucleare in Giappone visto che ormai sanno vivere anche senza.
Non c’è pace per il precario governo giapponese. A rendere le cose difficili al primo ministro Yoshihiko Noda, settimo premier degli ultimi sette anni, c’è prima di tutto la crisi energetica dovuta allo stop delle centrali nucleari del paese (50 reattori, circa il trenta per cento dell’elettricità) che in molti, a questo punto, vorrebbero riconvertire – con una lettera ufficiale 117 membri del Partito democratico hanno chiesto a Noda di non riattivare il nucleare in Giappone visto che ormai sanno vivere anche senza. Ma il problema che rischia di provocare l’ennesima crisi di governo, con la spaccatura del maggiore partito giapponese o le elezioni anticipate, è l’aumento dell’imposta sui beni di consumo. “Senza un aumento delle tasse, il Giappone finirà verso la bancarotta come la Grecia”, ha detto il premier. Secondo il disegno di legge fiscale di Noda, che per due anni è stato il ministro delle Finanze del precendente governo di Naoto Kan, l’Iva – che attualmente in Giappone è al cinque per cento – dovrebbe salire all’otto per cento entro il mese di aprile 2014 e arrivare al dieci per cento nell’ottobre 2015. Ma la riforma deve essere fatta subito, entro il 21 giugno, giorno in cui chiudono i lavori del Parlamento. Per cercare di raggiungere un accordo bipartisan con il maggior partito d’opposizione, il Partito Liberal Democratico, che si oppone all’aumento delle tasse, lunedì scorso Noda ha ceduto alle richieste di un rimpasto di governo. Cinque ministri sono stati sostituiti, tra cui il ministro dei Trasporti, Takeshi Maeda, e quello della Difesa, Naoki Tanaka.
La novità sta nel fatto che proprio per la Difesa è stato scelto un tecnico, per la prima volta nella storia del Giappone esterno al Parlamento: si chiama Satoshi Morimoto ed è un accademico della prestigiosa Università Takushoku di Tokyo. Ma non basta l’avvento dei tecnici. A minare la leadership di Noda c’è poi il rientro in politica di qualche settimana fa di Ichiro Ozawa, lo “shogun ombra”. Con una storia politica che dura quasi mezzo secolo ed ex presidente del Partito democratico, Ozawa è uno dei personaggi politici con più peso in Giappone. A fine aprile è stato prosciolto con formula piena dal processo che lo fece allontanare dalla politica (l’accusa era di finanziamenti illeciti del suo gruppo politico, il Rikuzan-kai, nell’acquisto nel 2004 di un terreno per la costruzione di un dormitorio), e ad aspettarlo fuori dal tribunale dopo la sua assoluzione c’erano più di un migliaio di persone. Tutti i telegiornali diedero la notizia in diretta. Il rientro in campo di Ozawa cambia molto negli equilibri del parlamento giapponese, tanto che per presentare al capopopolo del Pd il suo piano fiscale, Noda ha incontrato privatamente Ozawa in una riunione di un’ora e mezzo il 30 maggio scorso. Ma lo shogun ombra ha negato il suo sostegno al premier per l’aumento dell’Iva: “Ci sono molte cose che dovrebbero essere fatte prima di un massiccio aumento delle imposte”, ha detto Ozawa. Per esempio la riforma delle pensioni e la riforma della sanità, i due cavalli di battaglia della campagna elettorale del Pd del 2009, quella che poi portò la sinistra al potere. “Di quelle promesse elettorali nulla è stato fatto”, scriveva qualche giorno fa in un editoriale l’Asahi Shimbun.
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