Streghe, addio
Troppo facile, adesso. Adesso che ha sessantotto anni, sposata da trenta, adesso che ha avuto successo e superato le crisi, adesso che nessuno le urla: consegna quel pezzo!, è troppo facile cambiare idea. Angela Neustatter, giornalista, scrittrice, femminista inglese, dopo aver pubblicato una storia del femminismo e vissuto gli anni Settanta con entusiasmo e convinzione, ha scritto il libro dell’addio alle barricate: “A Home for the Heart” (la casa è la chiave della felicità), in uscita in Inghilterra.
Troppo facile, adesso. Adesso che ha sessantotto anni, sposata da trenta, adesso che ha avuto successo e superato le crisi, adesso che nessuno le urla: consegna quel pezzo!, è troppo facile cambiare idea. Angela Neustatter, giornalista, scrittrice, femminista inglese, dopo aver pubblicato una storia del femminismo e vissuto gli anni Settanta con entusiasmo e convinzione, ha scritto il libro dell’addio alle barricate: “A Home for the Heart” (la casa è la chiave della felicità), in uscita in Inghilterra. Il ritorno agli anni Cinquanta, alla torta di ciliegie e all’arrosto con le prugne al posto della politica nelle pagine di moda dei giornali, la cura dei figli al posto del potere alle donne.
Neustatter racconta che ha avuto una specie di epifania, durante una crisi coniugale: si è resa conto che, se avesse lasciato il marito, avrebbe anche abbandonato la casa che avevano creato insieme con sudore e lacrime, forse anche sangue, il posto dove erano accadute le cose più importanti, faticose e belle della sua vita. Ha superato in un lampo la crisi e contemporaneamente rivisitato il femminismo, riletto tutto alla luce del nuovo credo: il focolare. Autocritica (“negli anni Settanta siamo andate un po’ sopra le righe”) e aneddoti utili a dimostrare che le madri che lasciano i figli a casa per andare a lavorare sono destinate a notti insonni piene di rimorsi. Elisabeth Badinter potrebbe a questo punto svenire e vedere avvicinarsi pericolosamente il peggiore dei suoi incubi: le donne che tornano in cucina, che partoriscono con dolore e allattano i bambini fino all’età scolare. Che rinunciano al successo pur di non trovarsi, un giorno, a dire: i miei figli avevano bisogno di me, erano piccoli e indifesi, e io non c’ero, perché dovevo tenere una conferenza, concentrarmi, ero nel panico da consegne, facevo tardi in ufficio, viaggiavo troppo, lavoravo da casa ma ero emotivamente assente.
Alice Munro, una delle più grandi scrittrici del mondo, ha raccontato alla Paris Review che scriveva fino all’una di notte e si alzava alle sei del mattino (“ero una giovane donna spietata”) e quando le figlie, piccole, le andavano incontro per farsi prendere in braccio con una mano le scostava e con l’altra batteva sulla macchina da scrivere. Adesso anche lei rivorrebbe indietro quel tempo, ma che avrebbe dovuto fare allora, quando il fuoco la bruciava dentro, mettersi a preparare una cheesecake? Secondo Angela Neustatter, col giudizio di poi, certamente sì. “So che sto cominciando a sembrare di estrema destra, ma penso che abbiamo messo i diritti delle donne, e le esigenze delle donne, davanti a quelle dei nostri figli. Ho creduto completamente nel femminismo, ma il femminismo non si è fatto carico dei bisogni dei bambini. I bisogni dei nostri figli sono stati messi in secondo piano rispetto a quello che noi volevamo fare. I loro diritti a un futuro sono stati ridimensionati. E se vogliamo capire le loro esigenze, dobbiamo metterli in cima ai nostri programmi, ai nostri ordini del giorno. Le donne hanno il diritto di scegliere, ma i bambini hanno bisogno di sentirsi al sicuro”, ha detto al Times.
Così, tanto per gonfiare i sensi di colpa, questo è il giudizio definitivo di Angela Neustatter, che quando era redattrice di moda al Guardian pensava soprattutto a come trovare una brava baby sitter con orari il più possibile elastici e scalare i vertici del giornale. Però poi si è dimessa per fare la casalinga e ristrutturare, aiutata da una squadra di operai polacchi, un vecchio rudere e trasformarlo in casa per la famiglia, in rifugio del cuore. Ha cambiato lo scopo della sua vita. E’ diventata più hippy e più felice, ma ha scritto seicento pagine critiche verso le donne che lavorano e divorano gli annunci di ragazze alla pari. Non c’è un’alternativa possibile alla casa nella prateria con le gonnellone e le cuffie in testa, ma solo madri pentite e figli insicuri. La fatica di essere donne è (anche) questa: ci sarà sempre qualcuno pronto a fartelo pesare.
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