Decomposizione per quote

Otto candidati, zero regole. Il Pdl alle primarie col botto

Salvatore Merlo

I candidati alle primarie del Pdl, malgrado ancora non esistano nemmeno le regole per farle, sono otto (circa, perché il numero cresce e tende all’infinito). Vittorio Feltri ha rilasciato un’intervista allusiva a Libero, ma è l’unico che certamente non si candida, anzi, ieri il direttore un po’ se la rideva; anche delle telefonate di sostegno ricevute. Dunque niente Feltri, ma tutti gli altri, sì, loro si candidano proprio tutti. In ordine sparso: Caldoro, forse Carfagna, Galan, Brambilla, Alfano, Santanché, Meloni… E’ in arrivo anche una non meglio specificata candidatura “cattolica”, roba da far impallidire i due (massimo tre) candidati alle primarie del Partito democratico.

    I candidati alle primarie del Pdl, malgrado ancora non esistano nemmeno le regole per farle, sono otto (circa, perché il numero cresce e tende all’infinito). Vittorio Feltri ha rilasciato un’intervista allusiva a Libero, ma è l’unico che certamente non si candida, anzi, ieri il direttore un po’ se la rideva; anche delle telefonate di sostegno ricevute. Dunque niente Feltri, ma tutti gli altri, sì, loro si candidano proprio tutti. In ordine sparso: Caldoro, forse Carfagna, Galan, Brambilla, Alfano, Santanché, Meloni… E’ in arrivo anche una non meglio specificata candidatura “cattolica”, roba da far impallidire i due (massimo tre) candidati alle primarie del Partito democratico. Nel centrodestra c’è ancora, e sempre, un grande regista, un caotico direttore d’orchestra che si chiama Silvio Berlusconi: telefona a tutti, e tutti incoraggia. “Candidatevi, più siete meglio è, forza!”. Giancarlo Galan, per esempio, racconta che “Silvio era molto contento della mia decisione”. Insomma, chi descrive un Berlusconi scoraggiato che subisce il meccanismo democratico sbaglia. Anzi, lui è talmente attivo da far paura ai colonnelli affezionatissimi alla formula del Pdl. Osservano le sue mosse con sospetto, qualcuno di loro persino con terrore (“non è che questa girandola di nomi, alla fine, serve solo perché vuole tornare lui?”). Il timore è che il Cavaliere voglia far rientrare dalla finestra quel meccanismo di scomposizione del Pdl (le liste civiche) che la nomenclatura era riuscita invece a escludere, e a fatica, nel corso dell’ultimo lunghissimo Ufficio di presidenza. Non sfugge a nessuno che ogni candidatura, di fatto, corrisponde precisamente a una lista: gli animalisti (Brambilla), no tasse no euro (Santanchè), la ri-destra (Meloni), ri-Forza Italia (Galan). Le primarie ratificherebbero insomma una “decomposizione” per quote.

    Rondolino, da D’Alema a Santanchè
    Berlusconi ne vorrebbe, di candidatura (e di lista), anche una del sud accanto a quella di Stefano Caldoro, il governatore socialista della Campania che tentenna. Il Cavaliere sogna una candidatura sponsorizzata (o incarnata) da Gianfranco Micciché. Ma il viceré di Sicilia – per ora? – dice di non volerne sapere. “Con Berlusconi non parlo da un mese”. A lui le primarie non piacciono, ontologicamente. A Palermo, pochi giorni fa, due coraggiosi sono andati a proporgli di correre alle primarie regionali e lui, ai parlamentari siculi del Pdl Dore Misuraca e Giuseppe Firrarello, ha risposto così, guardando l’orologio da polso: “Avete tre minuti per uscire, poi vi ‘allavanco’ – voce del verbo ‘allavancare’ – dalle scale”. Ecco. Con il Foglio Micciché si spiega meglio, ed estende la valutazione al contesto nazionale: “Minchiate”, dice. “Le primarie di partito sono una gran minchiata e quelle di coalizione pure. Specie, poi, se sono anche fasulle”. Gli si obietta che le primarie del Pdl non sarebbero fasulle, e Micciché sorride: “Se sono vere io Alfano lo batto”. Dirlo è facile, anche Santanchè non ritiene impossibile battere Alfano. “Infatti non le devono fare”.
    E Micciché allude a un calcolo che in questi giorni nel Pdl hanno fatto in molti: Daniela Santanchè, con il voto di opinione, potrebbe sorprendere. Nella peggiore delle ipotesi, la pasionaria (“il partito non serve più a niente. Ci vogliono le liste civiche. Se continua così altro che 15 per cento, il Pdl arriva al 9”) sfiorebbe il 30 per cento dei consensi, con effetti devastanti per i sostenitori della formula partito. Se infatti non è stato ancora scritto un regolamento delle primarie la ragione è anche questa: si cerca un sistema per annacquare il rischio, tremendo, di un’affermazione movimentista che potrebbe sfasciare il Pdl. Come fare? Un’ipotesi è che le primarie del centrodestra non siano modellate sull’esperienza del Pd, ma su quella delle elezioni primarie in America: la gente vota delle mozioni e dei delegati che poi, a loro volta, votano per il leader. Ma è tutto in alto mare e per adesso la più attrezzata alla campagna elettorale è Santanchè, la terribile, che ha pure arruolato l’ex dalemiano, ora editorialista del Giornale, Fabrizio Rondolino. E’ diventato la sua ombra, e un po’, qua e là, si nota il tocco. Santanchè promette una  bomba per la settimana prossima. “Molto meglio dell’appello a non pagare l’Imu”, dice, “persino meglio delle stesse primarie”.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.