Chi ha più chance di fare un governo greco, Tsipras o Samaras?
Sono state presentate come un referendum tra euro e dracma, come una lotta tra partiti “ragionevoli” e “irresponsabili”, tra statalisti e liberisti. Le elezioni greche di oggi saranno cruciali ma non per i motivi di cui tutti i media parlano. I probabili vincitori, Nuova democrazia di Antonis Samaras e Syriza di Alexis Tsipras, si dichiarano decisi a rimanere ancorati all’Eurozona e all’Unione europea.
Atene. Sono state presentate come un referendum tra euro e dracma, come una lotta tra partiti “ragionevoli” e “irresponsabili”, tra statalisti e liberisti. Le elezioni greche di oggi saranno cruciali ma non per i motivi di cui tutti i media parlano. I probabili vincitori, Nuova democrazia di Antonis Samaras e Syriza di Alexis Tsipras, si dichiarano decisi a rimanere ancorati all’Eurozona e all’Unione europea. Ma sono altrettanto fermi nel criticare la ricetta finora applicata in Grecia, chiedendo di rinegoziare, più o meno radicalmente, il memorandum con la troika. Al vincitore si porrà il problema critico degli alleati di governo, ma unanimemente tutti garantiscono che un terzo turno sarà evitato.
Se vince il partito di centrodestra, Samaras cercherà di coinvolgere gli ex avversari, i socialisti del Pasok (13,1 per cento). Il loro leader, Evangelos Venizelos, ha condotto la campagna elettorale con la parola d’ordine del “governo di corresponsabilità”, tutti dentro. E’ una maniera per togliere a Tsipras i dividendi di una facile battaglia di opposizione, ma il leader della Sinistra Radicale ha intravvisto da tempo la trappola. In più l’alleanza con il centrodestra renderebbe poco credibile la decisa svolta a sinistra promossa da Venizelos. Ma alla fine il Pasok potrebbe cedere, magari coinvolgendo anche i dissidenti centristi dei Greci indipendenti (10,6 per cento). Samaras uscirebbe rafforzato dentro il suo partito, che punta a una “seria rinegoziazione” del memorandum. Ma per raggranellare voti Samaras ha dovuto far entrare nel suo partito, oltre a personaggi impresentabili come tangentisti ed estremisti di destra, anche forze sinceramente liberiste cui il memorandum sta bene così com’è. Senza contare le spinte clientelari, vecchia malattia di Nuova democrazia, che vogliono tornare al “paradiso” pre crisi. Sarà solido un governo del genere? Dipende dai risultati che riuscirà a incassare. E’ probabile che Samaras debba scoprire che il nuovo clima non favorisce i negoziati con gli “inaffidabili greci”, anche se governati dal centrodestra.
Nel caso in cui Tsipras riuscisse a ottenere i 50 seggi di premio di maggioranza, avrà grosse difficoltà a trovare alleati di governo. I comunisti nostalgici dell’Urss (8,4 per cento) rimangono granitici nel loro splendido isolamento. Non rimangono che la Sinistra Semocratica (6,1 per cento) e il Pasok, anche se Tsipras ha rifiutato ogni alleanza con “i partiti del memorandum”. Ma la loro alleanza dipende dalle intenzioni del giovane leader. Lui ha ripetuto che non farà denunce unilaterali ma ha anche aggiunto che abrogherà il memorandum in Parlamento, in modo da poter iniziare il nuovo negoziato da capo. I costituzionalisti greci si scervellano per capire se una mossa del genere costituisce “atto unilaterale” o no. In pratica, se darà l’appiglio per sospendere il pagamento della nuova tranche del prestito di 130 miliardi. E nelle casse ci sono soldi per stipendi e pensioni solo fino a luglio. Scrivendo sul Financial Times, Tsipras ha chiarito che l’obiettivo del nuovo negoziato sarà di concordare un piano di “ricostruzione” su basi non stataliste e non clientelari, e ha promesso di stabilizzare le spese dello stato nella media europea, al 44 per cento del pil. Un’offensiva di moderazione che dovrà convincere gli stessi compagni di Tsipras, i quali, anche nel periodo pre elettorale, hanno continuato a parlare la lingua massimalista dell’estrema sinistra. Con l’aggiunta dei nuovi acquisti ex Pasok che non hanno mai rinunciato al vecchio statalismo clientelare. Se Tsipras riuscirà a imporre una visione realista e responsabile al suo partito, gli sarà facile trovare alleati di governo. Sarà allora compito dell’Europa valutare la novità politica in Grecia e decidere se darle credito.
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