Perché le intelligence del mondo snobbano la mattanza in Nigeria
Non ci sono droni che diano la caccia ai capi del Boko Haram in Nigeria. Niente dispositivi Humint (Human intelligence), in quel paese, né truppe speciali che pongano fine alla mattanza di centinaia di cristiani trucidati, mentre pregano, nelle loro chiese. “In questo momento, se un direttore di una agenzia d’intelligence occidentale – confida al Foglio una fonte diplomatica – vuole mettere in discussione la propria carriera, non deve fare altro che nominare, ai suoi capi politici, la Nigeria”.
Non ci sono droni che diano la caccia ai capi del Boko Haram in Nigeria. Niente dispositivi Humint (Human intelligence), in quel paese, né truppe speciali che pongano fine alla mattanza di centinaia di cristiani trucidati, mentre pregano, nelle loro chiese. “In questo momento, se un direttore di una agenzia d’intelligence occidentale – confida al Foglio una fonte diplomatica – vuole mettere in discussione la propria carriera, non deve fare altro che nominare, ai suoi capi politici, la Nigeria e i genocidi compiuti dalle bande islamiste colluse con gli apparati di sicurezza e diversi membri del governo del presidente Goodluck Jonathan”. I riflettori sono puntati altrove. Afghanistan, Iran, Siria sì che sono argomenti della massima priorità e di enorme impatto sull’opinione pubblica e sul proprio elettorato. La Nigeria e i suoi cristiani possono attendere. “Al limite – continua il nostro interlocutore – viene concesso di parlare dell’efficacia dei droni e dei successi dell’intelligence, in Yemen, contro al Qaida.
Per il momento, al di là delle condanne di rito, nessuno ha voglia di mettere le mani nel ginepraio terroristico nigeriano e, men che meno, di rompere il precario equilibrio venutosi a stabilire, dietro pagamento di un vero e proprio pizzo, tra le aziende petrolifere e la congerie dei gruppi islamisti con in testa Boko Haram”. Le metastasi jihadiste hanno ormai invaso gran parte del continente africano contribuendo ad ampliare e consolidare il nuovo fronte fondamentalista, uscito vincitore dalla primavera araba, con il quale dovrà fare i conti l’intero occidente. “Un fronte – puntualizza la fonte diplomatica – che rende l’uccisione di Abu Yahya al Libi, numero due di al Qaida, avvenuta lo scorso 4 giugno a opera di un drone americano (e ieri smentita con un video da al Qaida) poco meno di uno spot elettorale”. Come pure viene prestata la massima attenzione a non invischiarsi, con azioni di contrasto, nei meandri occidentali dei fiancheggiatori della causa islamista e dei dittatori più sanguinari. Cioè di coloro che attribuiscono allo stato di povertà la causa degli eccidi a danno dei cristiani, in Nigeria e non solo e che, ora, dopo Slobodan Milosevic e Saddam Hussein, stanno costituendo dei comitati di sostegno anche a favore di Bashar el Assad.
Sennonché il vero denominatore comune, che li lega ai destini del fondamentalismo islamico e di dittatori come il rais siriano, è l’antisemitismo e l’odio contro l’occidente e le sue armate di occupazione. “Da anni questi gruppi – ricorda la nostra fonte – condividono con i movimenti jihadisti una lista delle persone che meritano di essere eliminate. Al primo posto figurano, ovviamente, gli ebrei, seguiti a stretto giro dai cristiani e poi dai cittadini statunitensi. Di tutto questo dovrebbe ricordarsi Barack Obama mentre lancia i suoi droni nello Yemen o tratta segretamente con l’Iran che vuole distruggere Israele”. Intanto in Nigeria i cristiani continuano a morire e non certo per lo stato di povertà che affligge il paese ma per l’odio nei loro confronti.
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