Fare sesso a Baghdad

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Barack Obama ha scelto il suo nuovo ambasciatore a Baghdad. È Brett McGurk, già alto funzionario del National Security Council inviato nella capitale irachena dall’Amministrazione Bush nel 2005. I repubblicani, però, non ci stanno e promettono ostruzionismo al Senato in vista delle audizioni di domani che porteranno la commissione Esteri a confermare (o respingere) la nomina.

    Barack Obama ha scelto il suo nuovo ambasciatore a Baghdad. È Brett McGurk, già alto funzionario del National Security Council inviato nella capitale irachena dall’Amministrazione Bush nel 2005. I repubblicani, però, non ci stanno e promettono ostruzionismo al Senato in vista delle audizioni di domani che porteranno la commissione Esteri a confermare (o respingere) la nomina. Sei senatori del Gop hanno spedito una lettera alla Casa Bianca in cui chiedono al presidente di indicare un nuovo nome. Anche la democratica Barbara Boxer ha espresso ben più di una riserva su McGurk. Il problema non riguarda il profilo diplomatico di McGurk, ma la sua vita privata. Sono diventate di dominio pubblico le e-mail private che l’ambasciatore designato si scambiò con l’allora inviato del Wall Street Journal, Gina Chon (che nel frattempo si è dimessa dopo le accuse del WSJ di aver violato la politica aziendale), che prima di diventare sua moglie era la sua amante.
     
    I repubblicani accusano McGurk di aver passato informazioni riservate alla sua futura moglie, dimostrandosi inadeguato a un incarico così delicato. Non la pensa così la portavoce del dipartimento di stato, Toria Nuland, secondo cui “McGurk è la persona più qualificata per la carica”. I duri del Grand Old Party, però, non ci sentono e faranno di tutto per mettere in difficoltà Brett, magari leggendo ad alta voce le mail che si era scambiato con Gina Chon. “Ma cosa importa al Senato di queste cose?”, si chiede su Foreign Policy un allibito Tom Ricks. “McGurk è in procinto di andare a Baghdad e dovrebbe essere ringraziato per aver accettato di andare a vivere in uno dei posti peggiori al mondo, dove la violenza dilaga ancora e dove gli iraniani non gli renderanno una comoda passeggiata la sua esperienza professionale laggiù”, continua Ricks.

    Ma questo, ai senatori repubblicani, sembra importare poco: l’occasione per mandare ko Obama è ghiotta, novembre si avvicina, la campagna elettorale per la Casa Bianca è già dura. Ogni mezzo è utile per indebolire il presidente uscente, anche scavare nella corrispondenza privata. Dopotutto, è la prima opportunità per rispondere al presidente dopo la decisione di bloccare la deportazione di 800 mila giovani immigrati irregolari senza aver prima consultato il Congresso (come aveva promesso di fare).