"Anche noi come in Egitto!", pensano i generali pachistani
La Corte Suprema del Pakistan ha dichiarato formalmente decaduto dall’incarico di primo ministro Yusuf Raza Gilani. Lo scorso 26 aprile era stato giudicato colpevole di oltraggio alla magistratura per essersi rifiutato, nel 2009, di ottemperare a un’ordinanza della Corte che gli chiedeva di favorire la riapertura di alcune cause di corruzione che coinvolgevano il capo dello Stato Ali Zardari.
La Corte Suprema del Pakistan ha dichiarato formalmente decaduto dall’incarico di primo ministro Yusuf Raza Gilani. Lo scorso 26 aprile era stato giudicato colpevole di oltraggio alla magistratura per essersi rifiutato, nel 2009, di ottemperare a un’ordinanza della Corte che gli chiedeva di favorire la riapertura di alcune cause di corruzione che coinvolgevano il capo dello Stato Ali Zardari. Il comunicato della più alta magistratura del paese (letto direttamente dal presidente Iftikhar Mohammad Chaudhry) è durissimo: “Yusuf Raza Gilani ha perso la qualifica di parlamentare dal 26 aprile, data della sua condanna. E ha anche smesso di essere il primo ministro del Pakistan. Il presidente intraprenda le iniziative necessarie per la continuazione del processo democratico”.
E’ l’ultimo atto di uno scontro tra il potere civile e quello militare a meno di un anno dalle elezioni politiche che rinnoveranno il Parlamento nei primi mesi del 2013. Gilani ha sempre sostenuto che solo l’Assemblea eletta dal popolo ha il potere di destituirlo, mentre il presidente Zardari (che esce fortemente indebolito dalla vicenda) si limita a convocare d’urgenza vertici di maggioranza. La legge pachistana è chiara: chi è condannato non può svolgere l’incarico di premier. Il sospetto, però, è che il processo a Gilani davanti alla Corte Suprema sia stato orchestrato per assestare un colpo a lui e al presidente. La risibile pena comminata al premier (30 secondi di fermo in tribunale sul banco dei testimoni) sembra avallare questa ipotesi. Le tensioni tra potere civile e militare si sono acuite notevolmente dopo l’operazione (mai del tutto chiarita) che portò all’uccisione di Bin Laden nel covo di Abbottabad, nel maggio 2011.
Lo scorso novembre poi, un memorandum riservato in cui Ali Zardari supplicava l’intervento di Washington per aiutarlo a fronteggiare il presunto golpe del potentissimo capo di Stato maggiore delle Forze armate, il generale Ashfaq Kayani, ha reso ancor più complessa la situazione. Lo stesso Kayani, che nel frattempo ha imposto a Gilani la nomina del generale Zaheer ul Islam a comandante dell’Isi (i servizi segreti di Islamabad), domenica era in Arabia Saudita per i funerali del principe ereditario Nayef bin Abdul Aziz. Una fila davanti a lui era seduto il Feldmaresciallo Hussein Tantawi, il presidente del Consiglio supremo delle Forze armate egiziane.
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