Pace in Europa
Italia bruttina, ma ora ci si apre davanti un mondo nuovo e luminoso
Un’Italia stortignaccola che ha dato il meglio con la Spagna e nel primo tempo con la Croazia, per il resto è andata a soffietto, malino, male, pessimamente. Allieva maturanda da rimandare in possesso palla, in percentuale di realizzazione. Non abbiamo più di sessanta minuti nelle gambe, ha detto Prandelli, cosa incomprensibile: siamo quelli che hanno riposato di più, il campionato è finito da tempo e da tempo i club italiani sono usciti dalle competizioni europee.
Un’Italia stortignaccola che ha dato il meglio con la Spagna e nel primo tempo con la Croazia, per il resto è andata a soffietto, malino, male, pessimamente. Allieva maturanda da rimandare in possesso palla, in percentuale di realizzazione. Non abbiamo più di sessanta minuti nelle gambe, ha detto Prandelli, cosa incomprensibile: siamo quelli che hanno riposato di più, il campionato è finito da tempo e da tempo i club italiani sono usciti dalle competizioni europee.
La spiegazione va cercata nella testa, meglio ancora nel carattere nazionale. Le fasi a girone non fanno per noi, non siamo un rullo compressore, soffriamo di passaggi a vuoto, non conosciamo la scioltezza né la serenità, andiamo in affanno anche contro i modesti, vedi l’Irlanda, ci turba l’idea che il nostro futuro possa dipendere dagli altri ma facciamo di tutto per metterci in una situazione del genere. Ci accusano di fare troppi calcoli, il problema semmai è che li sbagliamo. Gigi Buffon ha detto “facciamo sembrare squadre forti e deboli dello stesso livello”: è il riassunto perfetto della sindrome di cui soffriamo.
Si direbbe però che della pulsione all’autodistruzione e all’autocommiserazione abbiamo bisogno come di un trampolino: una volta superata, rimbalziamo. Si apre ora a noi il mondo nuovo e luminoso dell’eliminazione diretta, dove un brocco con gambe lignee può annullare un raffinato campione, dove davvero può vincere il minor talento se sa stringersi “a coorte” ed è pronto alla morte. Lo ha detto Pirlo e lo ha detto Buffon, due che bisogna stare sempre a sentire, per definizione di eroe eponimo. Il torneo vero comincia ora, hanno detto. Gli altri per sopravvivere dovranno resistere un minuto più dell’Italia: non sarà facile per nessuno. Nel 2006 in semifinale del Mondiale eliminammo la Germania a casa sua, due gol nel secondo tempo supplementare, e questo dice tutto su quanto sangue avessimo agli occhi e bava alla bocca. Nel 1982 quel Paolino Rossi su cui nessuno avrebbe scommesso, tanto era sembrato anemico nella fase appunto a gironi, fece fuori Argentina e Brasile: non un Brasile qualunque, quello dei Socrates, Falcao, Zico, fra i più grandi di sempre.
Domenica ci tocca l'Inghilterra. Seguirà la Germania, sempre che la Grecia le dia il passi: è più forte non c’è dubbio, ma contro di noi hanno come una fitta alle ragadi e non mi dilungo sull’intimo godimento che provo. Il gol di Balotelli all’Irlanda, da fermo e da incazzato, è benaugurante. Con un altro paio di botte ci potrebbe portare alla finale contro la Spagna. Così è scritto. Ma se avessi letto male, se ci toccherà assistere immalinconiti a Germania-Spagna, poco male. Sapremo per chi tifare. Quanto a noi, ci riproveremo un’altra volta.
Il Foglio sportivo - in corpore sano