Scandalo che ritorna

Pornopettegolezzo affonda la diplomazia d'Obama in Iraq

Daniele Raineri

Una nuova fuga di notizie questa volta costa all’Amministrazione Obama la nomina del nuovo ambasciatore a Baghdad, proprio mentre in Iraq c’è una crisi politica durissima – che come ogni crisi politica irachena può fare da preludio a conseguenze sanguinose. E pensare che tutto nasce da un pornopettegolezzo risalente al 2008 e rilanciato in rete adesso, con scelta di tempo micidiale.

    Una nuova fuga di notizie questa volta costa all’Amministrazione Obama la nomina del nuovo ambasciatore a Baghdad, proprio mentre in Iraq c’è una crisi politica durissima – che come ogni crisi politica irachena può fare da preludio a conseguenze sanguinose. E pensare che tutto nasce da un pornopettegolezzo risalente al 2008 e rilanciato in rete adesso, con scelta di tempo micidiale.

    Ieri Brett McGurk ha ritirato la propria candidatura al posto di ambasciatore in Iraq, un incarico di enorme responsabilità nella sede diplomatica più grande del mondo (è un complesso fortificato di decine di edifici che ospita 5.000 americani sulla riva del Tigri). McGurk, quadrato, occhi azzurri, scelto dal presidente Bush e poi rimasto in Iraq anche sotto Obama, era considerato il migliore a disposizione per quel ruolo. L’unico problema: nel 2008 – quando la situazione era ancora violenta, anche se meno che negli anni precedenti – circolava voce che i marine di guardia all’ambasciata avessero un video di sorveglianza di lui sul tetto dell’edificio in compagnia di una donna. Questo è il modo neutro e diplomatico di dirlo. Il modo dei marine di raccontarlo era che: “McGurk si stava facendo fare un pompino”.

    Quattro anni dopo, e due soli giorni prima delle audizioni davanti alla commissione del Senato che deve approvare la nomina presidenziale, sul sito Internet Flickr sono usciti, a orologeria, i testi delle email che McGurk e una reporter del Wall Street Journal si scrivevano. Niente di troppo spinto: il diplomatico e la giornalista di origine cinese, Gina Chon, si punzecchiano, in uno scambio a metà tra il flirt e il corteggiamento di una fonte di primo livello, due attività perfettamente lecite ovunque, figurarsi se non nella comunità chiusa e sotto tiro degli americani a Baghdad. Lei dice che brama notizie, lui dice di bramare lei. Cose così. A togliere, in retrospettiva, ogni aura di deontologia gettata ai cespugli, c’è il fatto che McGurk e Chon sono poi diventati marito e moglie. Gli incontri a Baghdad erano le prime battute di un fidanzamento e poi di un matrimonio. La settimana scorsa Chon ha dovuto rassegnare le dimissioni dal Wall Street Journal, perché il codice di comportamento del giornale vieta le relazioni con le fonti. Nel frattempo su di lei è uscito altrove un pezzo killer, invitata a parlare a Harvard nell’ambito di un corso universitario tenuto da lui, con viaggio pagato; ma poi è uscito che no, neanche il viaggio era stato pagato.

    Il migliore ad avere ricoperto l’incarico di ambasciatore americano in Iraq, Ryan Crocker, ha detto che McGurk era un lavoratore eccezionale, grazie alle relazioni strette e personali con i politici iracheni. Ma i senatori repubblicani della commissione hanno annunciato che avrebbero dato battaglia, grazie alla fuga di notizie. Dopo una visita al cimitero dei caduti ad Arlington, il potenziale ambasciatore ha rinunciato con una lettera a Obama e al segretario di stato, Hillary Clinton. Mentre la sede americana di Baghdad è sguarnita, intanto, il primo ministro Nouri al Maliki resiste al suo posto con le unghie, in piena crisi di legittimità e attaccato anche dai suoi ex sostenitori sciiti.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)