Così la Siria si trasforma in un campo di battaglia mondiale
Negli incontri privati all’ultimo G20, Vladimir Putin ha messo in mostra il lato forte della sua strategia in medio oriente. La Russia non permetterà un intervento militare in Siria, ha ribadito il capo del Cremlino, il governo di Damasco e gli oppositori devono risolvere i problemi di casa senza subire interferenze, secondo regole “costituzionali”. Il fatto che la missione dell’Onu sia fallita senza gloria e che gli scontri facciano decine di morti ogni giorno (ieri venti soldati sono morti a Lattakia, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani) non pare d’intralcio ai piani di Mosca.
Negli incontri privati all’ultimo G20, Vladimir Putin ha messo in mostra il lato forte della sua strategia in medio oriente. La Russia non permetterà un intervento militare in Siria, ha ribadito il capo del Cremlino, il governo di Damasco e gli oppositori devono risolvere i problemi di casa senza subire interferenze, secondo regole “costituzionali”. Il fatto che la missione dell’Onu sia fallita senza gloria e che gli scontri facciano decine di morti ogni giorno (ieri venti soldati sono morti a Lattakia, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani) non pare d’intralcio ai piani di Mosca. Per rafforzare il messaggio, Putin ha cominciato a muovere la flotta nel Mediterraneo: dalla Crimea sono partite due navi da guerra con 150 specialisti e 25 blindati, l’agenzia di stampa Interfax dice che hanno il compito di proteggere i russi rimasti in Siria e di preparare una via di fuga, ma pochi credono che la versione sia completa. La marina ha già due navi a Tartous e i cittadini a terra non sono più di cinquanta, soprattutto militari: servono davvero nuove truppe per evacuare? Tartous si trova nella parte sud della Siria ed è l’unica base russa nel Mediterraneo, un punto d’appoggio per le squadre anti pirateria che scortano le navi sino all’oceano Indiano. Da febbraio, tuttavia, gli armati che scendono e si fermano sono più di quelli che ripartono. Putin segnala in questo modo le priorità della Russia e non è l’unico che si dà da fare: la crisi della Siria è una crisi internazionale, non è più un problema interno, tutte le potenze stanno prendendo posizione sul campo. I giornali iraniani hanno annunciato martedì una grande esercitazione che impegnerà novantamila uomini e quattro nazioni – oltre all’Iran ci saranno Russia, Siria e Cina. La data delle manovre non si conosce, ma il teatro scelto è proprio l’angolo di mare di fronte a Tartous. Le voci che arrivano da Teheran sanno già di trionfo: sarà il war game più grande del medio oriente, si parla di 400 caccia, 900 carri armati e dodici navi, persino la giunta militare dell’Egitto avrebbe messo a disposizione il Canale di Suez per il passaggio.
I movimenti a Tartous e il pensiero che la Siria possa cadere presto nella guerra civile spingono gli Stati Uniti a perfezionare i piani per il futuro. Il presidente americano, Barack Obama, ha ricevuto dal Pentagono un dossier con ogni possibile scenario, dalle operazioni per proteggere gli arsenali chimici di Damasco alla possibile “no fly zone” sul paese. La marina ha una presenza stabile al largo della Siria, l’uso dei satelliti permette di mantenere la sorveglianza sulla regione e gli addestratori americani hanno aumentato i viaggi nella vicina Giordania: l’invio di truppe è escluso, almeno per il momento, ma gli Stati Uniti possono offrire agli alleati tecnologia e copertura per eventuali missioni oltre il confine. Francia, Gran Bretagna e Turchia sarebbero già al corrente dei piani di Obama. Anche in Europa c’è chi sposta qualche pedina. Fra lunedì e martedì, gli assicuratori londinesi di Standard Club hanno annullato le polizze sull’Alead, una nave russa in mare da giorni verso Tartous. Secondo fonti di intelligence, il cargo trasporta elicotteri Mi-25 che appartengono all’esercito siriano e tornano in medio oriente dopo avere ricevuto manutenzione e riparazioni in Russia: è il secondo viaggio del genere nell’ultimo mese, dopo quello portato a termine alla fine di maggio da un’altra nave sospetta, la Professor Katsman. Il board di Standard Club non ha deciso di propria iniziativa, ma ha raccolto un invito abbastanza esplicito del governo inglese: rifiutare sarebbe stato poco conveniente, dato che le Nazioni Unite hanno messo sotto embargo la vendita di armi alla Siria. La Alead ha invertito la rotta proprio ieri e sta ora rientrando in Russia, segno che i governi europei hanno qualche possibilità di intervenire nella crisi siriana. Sempre che lo vogliano.
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