Romanzo della crisi

Paola Peduzzi

Vogliamo quello che hai tu è il gran mistero di Pepys Road: chi manda questi messaggi, perché arrivano ad alcuni e ad altri no, com’è che finiscono per comparire su un sito di guerriglieri? Tutti si interrogano, nessuno capisce, e intanto la bolla immobiliare sta per scoppiare, il credit crunch è lì, ancora in potenza, ma vivo e pericoloso. “Capital” è considerato uno dei romanzi più belli della crisi, anzi secondo David Kamp di Bloomberg Businessweek è “il” romanzo della crisi.

    Le cartoline con scritto “We want what you have”, vogliamo quello che hai tu, sono la sintesi di quel che accade a Pepys Road, sud di Londra, il quartiere in cui è ambientato “Capital”, l’ultimo romanzo di John Lanchester. Vogliamo quello che hai tu è il filtro con cui interpretare le tante storie che si intrecciano nel libro, ma è anche quel che accade qui fuori, dove la ricchezza è maldistribuita, e i novantanovepercento occupano piazze e vogliono prendere ai ricchi quel che non gli spetta più, con buona pace per Ayn Rand che considerava Robin Hood il male assoluto. Vogliamo quello che hai tu è il gran mistero di Pepys Road: chi manda questi messaggi, perché arrivano ad alcuni e ad altri no, com’è che finiscono per comparire su un sito di guerriglieri? Tutti si interrogano, nessuno capisce, e intanto la bolla immobiliare sta per scoppiare, il credit crunch è lì, ancora in potenza, ma vivo e pericoloso.
    “Capital” è considerato uno dei romanzi più belli della crisi, anzi secondo David Kamp di Bloomberg Businessweek è “il” romanzo della crisi, un racconto degno di Balzac e Zola, con un realismo che supera persino Tom Wolfe, il quale ha ritratto la disperazione del fallimento come nessuno, ma senza mai provare pietà. Lanchester è compassionevole, si piega a raccogliere i cocci dei suoi personaggi, prima ancora che si perdano via, e per questo ha deciso di raccontarli appena prima del disastro, tra la fine del 2007 e il novembre del 2008, quando si sta formando la coscienza della crisi, ma ancora il disastro non è visibile.

    Lanchester sa di che cosa parla: è un giornalista britannico esperto di ristoranti che ha iniziato la vita da romanziere con un libro su un personaggio schizzinoso con il cibo che s’avventura in un mostruoso, letteralmente, viaggio in Francia (“The debt to pleasure” del 1996). Poi si è dilettato con libretti economici, il più divertente, uscito nel 2010, è “Whoops! Why Everyone Owes Everyone and No One Can Pay”, che è anche uno dei saggi più chiari sui motivi della crisi. Ma la compassione di Lanchester per i suoi personaggi nasce da un trauma tutto suo, che ha raccontato in un’autobiografia dolce e irritante allo stesso tempo, perché è insieme l’amore di un bambino, lo sconcerto di un adulto e il fallimento di una mamma: sua madre, una suora scappata dal convento per improvvisa perdita di vocazione, ha cambiato il suo nome, cambiato la sua età, girato il mondo con il passaporto della sorella senza mai rivelare niente a nessuno. Nemmeno al suo amato figlio, che ha scoperto tutto quando sua madre è morta. E’ anche per questo che “Capital” è un romanzo sulla crisi dove ci sono donne meravigliose e inadeguate, come Arabella che rappresenta l’invasione dei soldi della finanza nel quartiere e chiama tutti “angel”, o l’inarrivabile Petunia, l’ottantenne che ha sempre vissuto lì e tutto sa, tutto ha visto, tutto commenta (e poiché è la storia di nuovi ricchi, c’è un immancabile calciatore senegalese fortissimo). Ogni personaggio attraversa una sua transizione che lo manda in crisi, mentre attorno tutto cambia, le case, gli abitanti, soprattutto le aspettative per il futuro, piccole crepe scandite dall’arrivo delle cartoline anonime. Ed è lì che questi chiacchieroni sembrano i nostri vicini di casa, sembriamo noi, avvolti in un mistero che mistero non è. Perché tutti vogliamo quel che hai tu.

    • Paola Peduzzi
    • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi