It's the economy, infidels
E ora al Cairo? I Fratelli musulmani costretti al pragmatismo economico
Il Fratello musulmano presidente rassicura i trader. Ieri, alla prima apertura della Borsa del Cairo dopo l’annuncio della vittoria di Mohammed Morsi alle elezioni presidenziali, l’indice principale, l’Egx30, è schizzato verso l’alto di 6,07 punti percentuali in meno di un’ora e ha finito con un più 7,56 per cento – mentre le Borse europee chiudevano tutte con un segno negativo. Che cosa succede? Il mercato egiziano senz’altro recepisce il senso generale positivo della notizia, ovvero che l’impasse lunga una settimana tra i generali e l’organizzazione dei fondamentalisti islamici su chi fosse il vincitore reale dell’elezione è stata finalmente sciolta senza che si arrivasse alla violenza nelle piazze
Il Fratello musulmano presidente rassicura i trader. Ieri, alla prima apertura della Borsa del Cairo dopo l’annuncio della vittoria di Mohammed Morsi alle elezioni presidenziali, l’indice principale, l’Egx30, è schizzato verso l’alto di 6,07 punti percentuali in meno di un’ora e ha finito con un più 7,56 per cento – mentre le Borse europee chiudevano tutte con un segno negativo. Che cosa succede? Il mercato egiziano senz’altro recepisce il senso generale positivo della notizia, ovvero che l’impasse lunga una settimana tra i generali e l’organizzazione dei fondamentalisti islamici su chi fosse il vincitore reale dell’elezione è stata finalmente sciolta senza che si arrivasse alla violenza nelle piazze. Ma accoglie senz’altro anche il senso di una scommessa sulla linea politica della Fratellanza, che potrebbe essere riassunta così: pragmatismo prima di tutto.
Il prossimo governo egiziano, di qualsiasi colore sarà – secondo il quotidiano vicino al governo al Ahram i generali si riservano il diritto di nominare i ministri dell’Interno e degli Esteri – ha una priorità obbligata: ottenere un pacchetto di aiuti dal mondo esterno. Entro breve, è questione di mesi, c’è il pericolo reale di una svalutazione disastrosa della moneta a meno che non arrivi un prestito da 3,2 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale. Nell’anno e mezzo passato dalla cacciata del presidente Hosni Mubarak il paese ha perso più di due terzi delle sue riserve di valuta straniera. L’utima cifra nota è 15,5 miliardi di dollari, risale alla fine di maggio ed è bastante appena per la copertura dei prossimi tre mesi.
Ora Emad Mostaque, analista strategico alla Religare Capital Markets, dice al Financial Times di essere “piuttosto fiducioso”. “In termini di impatto sul mercato il presidente ha l’autorità legislativa per stabilizzare l’economia con l’aiuto straniero, anche se possono (i Fratelli musulmani, ndr) pretendere che arrivi in forma islamica – non è difficile da fare con i cosiddetti sharia swap o mubahara”.
“Il deficit – continua Mostaque – dovrebbe poter essere aggiustato e l’aiuto in arrivo dal G20, dal Fondo monetario internazionale e dal Consiglio di cooperazione del Golfo dovrebbe aiutare la sterlina egiziana, perché non ci saranno grandi violenze nelle strade”. Il capo della Borsa, Mohamed Omran, dice a Egypt Independent che “il background religioso di Morsi non è una ragione per avere paura, ma c’è bisogno di continuare a costruire lo stato eleggendo un altro Parlamento e scrivendo una nuova Costituzione”.
Non tutti gli analisti condividono questo ottimismo. Osama Mourad, amministratore delegato di Arab Finance Leverage, dice a Finance Enquiry: “Non giudicherei il mercato da un giorno soltanto. Aspettiamo il resto della settimana. Un altro discorso (di Mohammed Morsi) e il mercato potrebbe precipitare”.
La seconda colonna del pragmatismo obbligato dei Fratelli di governo è che il loro presidente arriva al potere con poteri decisamente ridotti rispetto a prima, a quando comandava Mubarak. “Faraone dimezzato” è la definizione affibbiata a Morsi, considerato che il consiglio dei generali ha sciolto il Parlamento e s’è arrogato il potere legislativo fino alle prossime elezioni, nonché quello di controllo sul bilancio e quello di nominare la commissione che scriverà la nuova Costituzione. E in caso di discordia, si finisce davanti alla Corte suprema, che scrive in automatico sentenze a favore dei militari. Secondo molti osservatori, Morsi non avrà un briciolo di autonomia decisionale al di fuori dei temi economici più spinosi, dei quali peraltro dovrà assumersi la responsabilità davanti al paese. Secondo Bloomberg Businessweek, i Fratelli considerano il salvataggio dell’economia il problema più urgente da risolvere nel loro piano a lungo termine per il governo dell’islam.
Twitter @DanieleRaineri
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