Il premier turco Erdogan garantisce reazioni alle provocazioni siriane
Caccia a bassa quota
Oggi il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha rilasciato forti dichiarazioni in Parlamento ad Ankara, commentando l’abbattimento di un proprio jet da parte dagli apparati di sicurezza siriani la scorsa settimana. “Le Forze amate turche non esiteranno a usare la forza in risposta a qualunque altro episodio che dovesse verificarsi in futuro”, ha detto Erdogan di fronte alla Grande assemblea nazionale, non mancando di garantire che il suo governo “non cadrà nella trappola di chi gioca alla guerra”.
Oggi il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha rilasciato forti dichiarazioni in Parlamento ad Ankara, commentando l’abbattimento di un proprio jet da parte dagli apparati di sicurezza siriani la scorsa settimana. “Le Forze amate turche non esiteranno a usare la forza in risposta a qualunque altro episodio che dovesse verificarsi in futuro”, ha detto Erdogan di fronte alla Grande assemblea nazionale, non mancando di garantire che il suo governo“ non cadrà nella trappola di chi gioca alla guerra”. Vista la modifica apportata da Ankara alle regole di ingaggio delle Forze armate rispetto alla Siria, sarà assicurata “una reazione a ogni provocazione”. Rivolgendosi ai deputati del suo partito, Erdogan ha infine assicurato che “ogni soldato che si avvicina al confine della Turchia sarà trattato come una minaccia”.
Ci sono tre ipotesi sull’abbattimento davanti alle coste della Siria di un jet militare turco errabondo, la mattina di venerdì scorso. Le prime due sono: una cosiddetta missione “Irs” o un test azzardato per provare la prontezza del sistema contraereo siriano. Irs è la sigla di Intelligence surveillance reconnaissance, quel modello di jet può essere equipaggiato con telecamere diurne e sensori notturni e ottenere immagini chiare – tra le altre cose – della disposizione dei sistemi missilistici di Damasco. Un pilota della Nato che preferisce non rivelare la sua identità, però, dice al blog specialistico “The Aviationist” che volare a bassa quota e ad altissima velocità come ha fatto il pilota turco prima di essere abbattuto non è compatibile con questo tipo di perlustrazione. Il pilota Nato pensa che si sia trattato di una prova per saggiare la prontezza della Siria in caso di sconfinamento di aerei stranieri nel proprio spazio aereo. Il jet si è fatto inquadrare, “illuminare”, dai radar avversari. I media siriani fanno notare che è da quella rotta che sono penetrati i jet israeliani che nel 2007 hanno bombardato un reattore nucleare in Siria e che quindi le difese in quel settore sono particolarmente nervose. La curiosità del jet turco potrebbe avere a che fare con l’arrivo di nuovi dispositivi per la contraerea forniti – e sembra anche maneggiati – dai russi, ormai alleati dichiarati e in armi del governo di Damasco. Si sa che alla Casa Bianca circola anche la proposta minoritaria di uno strike “leggero” da parte dell’America – un raid aereo dimostrativo, per dare un avvertimento a Damasco. Il volo turco potrebbe fare parte della preparazione dell’incursione.
La terza ipotesi è che i siriani abbiano scambiato il jet per uno dei loro che tentatava la diserzione. Il giorno prima il presidente Bashar el Assad aveva dato l’ordine di tenere a terra tutti i caccia, per evitare un nuovo caso imbarazzante come la fuga del colonnello al Hamadeh, che giovedì in soli 90 secondi di volo è riparato in Giordania, dopo aver saputo che la famiglia era riuscita a mettersi in salvo con i ribelli.
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