La guerra tra argentini e inglesi inizierà a fine luglio. Alle Olimpiadi di Londra
Il Foreign Office avverte il governo inglese: in occasione delle Olimpiadi di Londra che si apriranno tra un mese, saranno possibili dimostrazioni politiche da parte di atleti argentini, pronti a manifestare perché le Falkland (per loro Malvinas) tornino sotto il governo di Buenos Aires. Il timore è che si ripeta il precedente dei Giochi di Città del Messico del 1968.
Il Foreign Office avverte il governo inglese: in occasione delle Olimpiadi di Londra che si apriranno tra un mese, saranno possibili dimostrazioni politiche da parte di atleti argentini, pronti a manifestare perché le Falkland (per loro Malvinas) tornino sotto il governo di Buenos Aires. Il timore è che si ripeta il precedente dei Giochi di Città del Messico del 1968, quando gli afroamericani Tommie Smith e John Carlos (medaglia d’oro e di bronzo nei 200 metri piani) salirono sul podio scalzi e ascoltarono l’inno statunitense a capo chino e sollevando un pugno con un guanto nero. Era il loro modo di sostenere la lotta per l’affermazione dei diritti, ma il Comitato Olimpico internazionale li rimproverò: “Non sono ammessi gesti politici”, tuonò l’allora presidente del Cio, Avery Brundage.
Oggi, con miliardi di telespettatori che da fine luglio accenderanno il televisore su Londra, una protesta in mondovisione lascerebbe il segno, compromettendo ulteriormente le già tese relazioni tra Londra e Buenos Aires. La presidenta Cristina Kirchner non indietreggia e continua a invocare che la storia vendichi la sconfitta del 1982, quando Margaret Thatcher inviò le navi da guerra al largo dell’arcipelago dell’Atlantico meridionale. “Le Malvinas sono argentine”, sosteneva il capo dello Stato latinoamericano davanti a una platea di veterani di quel conflitto lo scorso febbraio, dicendosi determinata a portare la questione nuovamente all’attenzione dell’Onu. Solo una settimana fa, al G20 in Messico, Kirchner fermava il premier inglese David Cameron tentando di consegnargli il rapporto delle Nazioni Unite sui presunti abusi di Londra in merito alla questione delle isole contese. Pagine che l’inquilino di Downing Street non prendeva neppure in mano.
Una possibilità per evitare lo scontro c’è e ha a che fare con le immense risorse petrolifere scoperte nell’Atlantico meridionale. Buenos Aires vorrebbe che parte dei proventi derivanti dalle trivellazioni fosse destinata alle proprie casse e in cambio ammorbidirebbe la propria posizione (permettendo di nuovo, tra l’altro, l’attracco delle navi da crociera britanniche nel porto di Usuhaia). A Londra, però, su questo fronte non ci sentono e la missione di “addestramento speciale” del principe William alle Falkland è un segnale che non c’è nessuna voglia di cedere alle pretese della presidenta.
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