Perché la crociata di Saviano contro Croce stuzzica anche la Germania
Grande attesa per la prima udienza del processo che Roberto Saviano ha intentato contro la nipote di Benedetto Croce, Marta Herling, il Corriere del Mezzogiorno e la Rai, accusati di “un’ampia e articolata architettura diffamatoria” ai suoi danni “sia sul piano etico sia sul piano personale e professionale”. La vicenda ruota intorno a un’affermazione propalata da Saviano durante lo show in tv con Fabio Fazio su RaiTre, seguito da 10 milioni di telespettatori, e riproposta nella versione stampa di “Vieni via con me”, pubblicato da Feltrinelli.
Grande attesa per la prima udienza del processo che Roberto Saviano ha intentato contro la nipote di Benedetto Croce, Marta Herling, il Corriere del Mezzogiorno e la Rai, accusati di “un’ampia e articolata architettura diffamatoria” ai suoi danni “sia sul piano etico sia sul piano personale e professionale”. La vicenda ruota intorno a un’affermazione propalata da Saviano durante lo show in tv con Fabio Fazio su RaiTre, seguito da 10 milioni di telespettatori, e riproposta nella versione stampa di “Vieni via con me”, pubblicato da Feltrinelli. Saviano raccontò del suggerimento lanciato a Benedetto Croce dal proprio padre di offrire una “mazzetta” di centomila lire per farsi liberare dalle macerie del terremoto di Casamicciola in cui il filosofo era rimasto prigioniero nel 1883. Marta Herling, segretario generale dell’Istituto italiano per gli studi storici fondato dal nonno filosofo e storica in proprio, ha contestato l’attendibilità di Saviano. Le due fonti da lui citate, e cioè lo sceneggiatore Ugo Pirro in un articolo di Oggi e Carlo Del Balzo in un libro come pure in un articolo del Corriere del Mattino apparso il 31 luglio 1883, riferivano di fonti anonime, mentre l’unico testimone oculare del fatto, alias Benedetto Croce, non ne fece menzione alcuna nelle “Memorie della mia vita”, ha spiegato Marta Herling ai lettori del Corriere del Mezzogiorno.
Perché allora dare tanto credito a Pirro e Del Balzo anziché allo stesso Croce? La domanda, lungi dal risultare uno spassionato quesito filologico funzionale all’esegesi delle fonti, è risultata offensiva agli occhi di Saviano. L’autore di “Gomorra”, infatti, si è sentito non solo bersagliato, ma screditato nella sua attività professionale, con conseguenti “riduzione delle vendite di libri e delle partecipazioni tv” da una “campagna diffamatoria di vasta portata e reiterata attuazione”, come si legge nell’atto di citazione, campagna nella quale “i convenuti incorrono in dolose omissioni, compiono evidenti forzature, e attribuiscono allo scrittore,altrettanto dolosamente, inesistenti errori”. E per respingere l’accusa di aver a sua volta suffragato una ricostruzione falsa e tendenziosa che getta cattiva luce su Benedetto Croce, ha chiesto a Marta Herling un risarcimento milionario, per danni patrimoniali pari a 4 milioni e 700 mila euro, da suddividersi coi presunti correi, e cioè il rappresentante legale della società editrice del Corriere del Mezzogiorno, della Rai e Gennaro Sangiuliano, fresco biografo di Lenin a Capri e vicedirettore del Tg1. E’ probabile però che stamani, nell’aula del tribunale di Napoli, l’autore di “Gomorra”, che da anni vive sotto scorta, non si farà vedere. Ad affrontare la prima fase della procedura giudiziaria, che con ogni probabilità si limiterà a registrare gli atti e fissare una nuova udienza, ci saranno solo i suoi avvocati e quelli della controparte. Intanto però la libertà di critica fa il suo corso.
Sulla Süddeutsche Zeitung, Henning Klüver cita il sospetto di plagio lanciato dal Fatto e da circoli di sinistra. E a proposito della prefazione all’edizione tedesca di “Vieni via con me”, in cui Saviano parla del successo della mafia in Germania, scrive: “L’autore non presenta prove concrete per questa accusa piuttosto generica”. Sul Corriere della Sera, Pierluigi Battista invita Saviano al “beau geste”. Come fa, proprio lui, lo scrittore sotto scorta che ha portato in tv i “Racconti della Kolyma” di Varlam Salamov, ad accanirsi contro la figlia di un martire dei Gulag, come il polacco Gustaw Herling, indimenticabile autore di “Un mondo a parte”? Per ora, gli inviti da parte della Fnsi e dell’Ordine dei giornalisti a recedere dalla querela sono rimasti lettera morta.
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