Salonicco, metropoli della Grecia che non fischia la Merkel
Prima della partita Germania-Grecia agli Europei di calcio in Polonia e Ucraina, ad Atene circolava una battuta: se ognuno degli 11 milioni di ellenici avesse scommesso anche pochi euro su una vittoria dei tedeschi superiore al 3 a 0 e avesse vinto, la Grecia avrebbe avuto soldi sufficienti per comprarci la Germania intera. “Peccato che”, ribatteva il giovane Antonis, 12 anni, “le nostre banche non avrebbero avuto soldi per pagare le vincite”.
Prima della partita Germania-Grecia agli Europei di calcio in Polonia e Ucraina, ad Atene circolava una battuta: se ognuno degli 11 milioni di ellenici avesse scommesso anche pochi euro su una vittoria dei tedeschi superiore al 3 a 0 e avesse vinto, la Grecia avrebbe avuto soldi sufficienti per comprarci la Germania intera. “Peccato che”, ribatteva il giovane Antonis, 12 anni, “le nostre banche non avrebbero avuto soldi per pagare le vincite”. Antonis vive a Salonicco, che con il suo milione di abitanti è la seconda città greca per popolazione. Dal 2011 è governata da Yannis Boutaris, settantenne ex imprenditore nonché proprietario di una rinomata cantina vinicola. Due anni fa Boutaris decise di dismettere i panni del pensionato e scendere come indipendente nella competizione per il governo della città. Senza false promesse, però: il suo programma spiegava concretamente come intendeva rendere efficiente la macchina amministrativa, i posti e i fondi da tagliare. La gente l’ha votato in massa. Diciotto mesi dopo continua a godere di un ampio consenso. TV 100, il canale televisivo municipalizzato, ha toccato con mano la politica di Boutaris: il budget dell’emittente (che possedeva anche tre stazioni radio) è stato tagliato, passando da 9 a 3 milioni di euro. Una settantina di persone se ne sono andate, una radio è stata chiusa, l’altra messa a disposizione di organizzazioni non governative e di associazioni culturali. Unico lusso rimasto è l’ubicazione, al sesto piano del palazzo comunale che si affaccia sul golfo e sulla Torre Bianca, emblema della città di epoca ottomana. Filos Stangos, direttore editoriale delle emittenti, 41 anni, ex reporter di guerra ed ex corrispondente dell’agenzia stampa greca a Bruxelles, lavora a TV 100 da quando c’è Boutaris. E’ convinto che “con queste due tornate elettorali” si sia perso “un sacco di tempo” e che “è ora di iniziare a lavorare”.
Di critiche ad Angela Merkel Stangos non vuole sentir parlare. “Che c’entra lei? Questo paese soffre di un deficit endemico, e non intendo l’indebitamento, che ovviamente c’è. Parlo del deficit di giustizia, di senso civico”. E anche di uno squilibrio patologico. Il 43 per cento dei greci vive ad Atene. Solo Seul ha una concentrazione maggiore di popolazione, “con la differenza che attorno alla città sudcoreana si concentra il 70 per cento della produzione industriale”. Girando per Salonicco non si possono non notare i molti negozi chiusi lungo la strada panoramica che costeggia il mare. Anche molte botteghe di uno dei più noti mercati coperti della città, quello di Modiano, sono in uno stato di abbandono. “Ma mica da ieri. Per anni abbiamo speso e dilapidato come se non ci fosse un domani”, continua Stangos.
L’eccezionalità di Thessaloniki
E’ giunto il momento di essere più indipendenti, più responsabili. Proprio questo modo di ragionare, condiviso da molti qui in città, fa di Salonicco una caso a sé: l’eccezione che conferma la regola, come spiega un funzionario dell’autorità portuale. Quasi fosse un’enclave svizzera catapultata nell’Ellade, per quanto gravata da problemi che gli elvetici non conoscono proprio, a iniziare dalla disoccupazione al 28 per cento (quella giovanile supera addirittura il 40 per cento). Qualcosa, però, si sta muovendo. Non foss’altro per l’antico antagonismo con Atene. “Un detto di queste parti recita: ad Atene si fanno le leggi che però vengono applicate alla lettera solo a Salonicco”, racconta Nikos Stefanidis, 40 anni, impresario di eventi musicali e proprietario di alcuni locali in città. A lui è stata affidata l’organizzazione dell’edizione 2012 di Womex (l’expo mondiale della world music) che si terrà in ottobre nella città della Grecia settentrionale. “Considerato che la casa discografica fondatrice di questo evento è tedesca, è apprezzabile che abbiano scelto la nostra città come sede del prossimo evento. Sono dei veri braveheart”, dice Stefanidis. Quando parla di coraggio si riferisce anche a quel malcostume molto mediterraneo di ritagliarsi sempre una fetta di profitto personale dai soldi che arrivano da fuori.
Il partito liberale che non c’è
I recenti risultati elettorali hanno visto l’ascesa di forze estremiste, premiate da chi non vuole cambiamenti: quelli dell’estrema destra vestono le divise, quelli dell’estrema sinistra ingrassano l’apparato pubblico. “Dov’è invece il partito che rappresenta davvero il libero mercato?”, si domanda l’organizzatore di Womex 2012. La pensa così anche Georgios Gatos che, nonostante abbia 31 anni appena compiuti, possiede un notevole bagaglio di esperienze professionali alle spalle. Laureato in Economia, diversi anni passati tra Gran Bretagna e Stati Uniti, è tornato a Salonicco dove, oltre a svolgere l’attività di consulente d’impresa, ha aperto insieme con un gruppo di amici la sede cittadina dell’OpenCoffee club, un network che punta ad aiutare giovani imprenditori.
Ci si incontra una volta al mese e, visto il crescente numero di partecipanti, il sindaco ha messo a disposizione una sala del municipio. “Lo stato non ti dà più nulla, il mondo è cambiato. Oggigiorno poi, basta poco capitale se hai molto know-how, come insegna il taxi beat introdotto a Salonicco: grazie a un’applicazione che si può scaricare anche sul telefonino, si vede dov’è il taxi più vicino, come viene giudicato il suo servizio e la professionalità del tassista”. Un modello ora copiato anche in Brasile. Molti giovani poi stanno tornando all’agricoltura. Anziché vendere olio sfuso che va poi a mischiarsi con quello italiano, vogliono valorizzare quello greco. Da fare, però, c’è ancora molto, e a Salonicco sembrano esserne consapevoli in molti. Anche per questo, durante la partita i fischi per l’inquadrata Angela Merkel erano sporadici e del tutto irrilevanti.
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