Le trascrizioni del Monde
Quello che non torna nelle registrazioni dello stragista di Tolosa
Il Monde ieri ha pubblicato le trascrizioni parziali delle registrazioni fatte durante l’assedio della polizia a Mohammed Merah, lo stragista francese di al Qaida ucciso nel suo appartamento di Tolosa. Merah parla attraverso un walkie-talkie gettatogli dalla polizia con un negoziatore delle squadre speciali (Raid) e con un ufficiale di fede musulmana dei servizi segreti francesi (Dcri), indicato soltanto con la lettera H.
Il Monde ieri ha pubblicato le trascrizioni parziali delle registrazioni fatte durante l’assedio della polizia a Mohammed Merah, lo stragista francese di al Qaida ucciso nel suo appartamento di Tolosa. Merah parla attraverso un walkie-talkie gettatogli dalla polizia con un negoziatore delle squadre speciali (Raid) e con un ufficiale di fede musulmana dei servizi segreti francesi (Dcri), indicato soltanto con la lettera H.
Dalla trascrizione viene fuori il disastro dei servizi, che conoscevano perfettamente Merah e sapevano che era stato in Afghanistan e in Pakistan, e che però non si accorsero del suo estremismo e fino all’ultimo non lo sospettarono di essere l’assassino che tra l’11 e il 19 marzo uccise sette persone, inclusi tre bambini. “Sono stato arrestato dagli ebrei in Israele, dai soldati iracheni a Mosul (in Iraq), dai soldati algerini nelle montagne di Boumerdès (in Algeria, zona di terrorismo) – dice Merah – mi sono fatto arrestare in Afghanistan. Voi mi avete completamente mancato, sono riuscito a fare tre attacchi e a uccidere sette persone”. Il suo interlocutore è lo stesso ufficiale dei servizi segreti di fede musulmana – per meglio entrare in confidenza – che lo aveva ricevuto il 14 novembre 2011, al suo ritorno dal Pakistan, per chiedere conto di cosa avesse fatto laggiù. “Turismo”, era stata la risposta. “Credete davvero che uno vada a fare il turista in Afghanistan e in Pakistan?”, chiede ora beffardo Merah.
L’ufficiale ammette: “Mi hai rotolato per bene nella farina”, espressione colloquiale per dire “me l’hai data a bere”, “mi hai fregato”, e vede la catastrofe in arrivo dentro i servizi: “Ci saranno parecchie urla per questa faccenda”.
Il Foglio ha scritto che, secondo fonti d’intelligence, Merah era “un’operazione dei servizi finita male” e che la Dcri lo aveva reclutato per arrivare a quella rete di francesi che vanno e vengono dai campi d’addestramento del Pakistan – e che essendo in possesso di passaporti europei sono i più pericolosi perché passano più facilmente i controlli. Le trascrizioni danno un quadro diverso: i servizi conoscono Merah da prima degli attentati, ma non ne comprendono la pericolosità reale. Lui si veste all’occidentale apposta, frequenta discoteche, ostenta acconciature decisamente non islamiche.
Ci sono punti che però non tornano. Perché il settimanale Express – che è entrato in possesso dei tabulati di un cellulare usato da Merah – scrive ora che tra il ritorno dal Pakistan e gli attentati il giovane parla per otto volte con un numero nella sezione di Tolosa dei servizi segreti francesi?
Ancora. Il giovane dice che tra gli obiettivi da colpire che i suoi capi in Pakistan gli avevano assegnato (a proposito: tanti saluti alla tesi del “lupo solitario radicalizzato guardando Internet”, sostenuta dal governo francese) c’era l’ambasciatore indiano. Sappiamo, grazie a un giornalista internazionalmente stimato, Praveen Swami, che scrive per Hindu, che a ottobre il governo indiano, avvertito dai servizi segreti francesi, fece rafforzare la sorveglianza del suo ambasciatore a Parigi proprio per sventare il possibile attacco di Merah. Come è possibile che i servizi abbiano avvertito l’ambasciata indiana del pericolo e poi siano cascati dalle nuvole sei mesi dopo?
Quando H chiede al giovane se il fratello maggiore – che ha precedenti per terrorismo – sia al corrente di cosa ha fatto, lui risponde: “Sapete bene come siamo fatti, siamo come Tom e Jerry, come cane e gatto, litighiamo sempre, le nostre riconciliazioni durano poco, volevo fare senza di lui”. Perché dice all’uomo dei servizi: “Sapete bene come siamo fatti”?
La fuga di notizie
La polizia francese ha aperto indagini serratissime su come gli spezzoni audio sono finiti in mano alla rete TF1, che li ha trasmessi domenica in prima serata. Non si capisce chi avrebbe passato il materiale, che fa parte di indagini ancora in corso, all’esterno. La fuga di notizie è considerata di gravità inaudita e ha scatenato l’ira del governo e delle famiglie delle vittime. Si teme anche che prima o poi finisca su Internet il video girato da Merah durante le uccisioni e che al Jazeera ha rifiutato di trasmettere. In mano alla famiglia di Merah però resterebbe ancora un video testamento in cui il giovane prima di morire confessa di avere capito di essere diventato “una pedina dei servizi segreti” e di avere scoperto che uno dei suoi migliori amici era in realtà un agente dell’intelligence. Questo video è in mano agli avvocati del padre.
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