Dopolavoro brussellese
Monti prepara l'Italia al salvataggio (lieve) dell'euro e di se stessa
C’è la “volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta – ha detto ieri Mario Monti – e far progredire il progetto politico europeo”, certo. Ma intanto per la prima volta da quando ha avviato la sua campagna per lo scudo anti spread, il presidente del Consiglio non ha escluso che l’Italia possa farvi ricorso in caso di peggioramento della situazione sui mercati. “Sarebbe ardito dire che l’Italia non avrà mai bisogno di aiuti di questo o quel fondo: il principio di prudenza induce a non dirlo”.
Leggi il Bollettino della crisi - Leggi La legge elettorale serve, la prospettiva montiana di più
Bruxelles. C’è la “volontà di fare tutto ciò che è necessario per salvaguardare la nostra moneta – ha detto ieri Mario Monti – e far progredire il progetto politico europeo”, certo. Ma intanto per la prima volta da quando ha avviato la sua campagna per lo scudo anti spread, il presidente del Consiglio non ha escluso che l’Italia possa farvi ricorso in caso di peggioramento della situazione sui mercati. “Sarebbe ardito dire che l’Italia non avrà mai bisogno di aiuti di questo o quel fondo: il principio di prudenza induce a non dirlo”, ha spiegato Monti al termine delle riunioni di Eurogruppo e Ecofin, che dovevano implementare l’accordo raggiunto al vertice europeo del 28 e 29 giugno. I ministri delle Finanze della zona euro hanno fatto un piccolo passo sullo scudo anti spread, formalizzando il ruolo della Banca centrale europea di agente del Fondo salva stati per comprare bond sui mercati. Sui dettagli delle linee guida del Meccanismo europeo di stabilità (Esm) – il Fondo salva stati permanente – si deve ancora trovare un accordo. “Nelle discussioni di ieri non siamo entrati nei dettagli operativi di ciascuno strumento”, ha ammesso il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli. E nei dettagli delle linee guida del Fondo Esm possono nascondersi nuove trappole politiche. Ma l’Italia “ha preservato quanto conquistato al vertice”, spiega una fonte diplomatica: in caso di attivazione dello scudo anti spread non saranno chieste manovre aggiuntive o altre riforme oltre a quelle già concordate con Bruxelles. “La differenza in soldoni” è che non sarà trattata come Grecia, Portogallo e Irlanda, ha spiegato Monti: essendo l’Italia “sulla dura strada condivisa dei conti in ordine”, non servirà nessun bailout. Le parole del premier si prestano a diverse interpretazioni. Alcuni ritengono che, avendo ieri escluso di “considerare un’esperienza di governo che vada oltre la scadenza delle prossime elezioni”, il premier voglia lasciare in eredità un meccanismo di protezione in caso di prolungamento della crisi del debito.
In fondo il premier ha riconosciuto che lo spread potrebbe schizzare verso l’alto in caso di “incertezza sul futuro del paese”. Altri pensano che Monti abbia voluto inviare un messaggio chiaro ai mercati sul fatto che non permetterà un’impennata dei tassi di interesse sul debito, che metterebbe a repentaglio il risanamento degli ultimi mesi. E’ una scommessa azzardata per il rischio di essere associati ai paesi sotto assistenza finanziaria, ma calcolata: secondo Monti, non occorrono “interventi massicci e continui”, perché con lo scudo anti spread “il mercato ci penserebbe due volte” prima di attaccare l’Italia. Per il presidente del Consiglio, le tensioni seguite al vertice europeo sono dovute alle dichiarazioni contraddittorie di paesi come Finlandia e Olanda. “Se chi non è molto contento del risultato raggiunto fa dichiarazioni che riducono la portata agli occhi del mercato – ha detto Monti – allora torna più chiaramente in mente ai mercati la fitta selva di possibili occasioni ostative che intercorrono tra un accordo politico al massimo livello e la concreta realizzazione del contenuto di quell’accordo”.
L’Eurogruppo ha cercato di dissipare i dubbi soprattutto sulla Spagna. Madrid riceverà una prima tranche di aiuti da 30 miliardi per le sue banche entro la fine del mese. Inoltre l’Eurogruppo ha concesso un anno in più per riportare il deficit al 3 per cento, in cambio di nuovi tagli alla spesa per il 2012. Una svolta politica c’è: l’era dell’austerità punitiva sembra essere terminata. Ma per la ricapitalizzazione diretta delle banche – la misura decisa al vertice che aveva entusiasmato i mercati – occorrerà aspettare il 2013: in settembre la Commissione presenterà le proposte per trasferire la sorveglianza bancaria alla Banca centrale europea – una condizione posta dalla Germania – poi servirà il via libera di Europarlamento e Consiglio. Secondo il commissario agli Affari economici, Olli Rehn, la possibilità di ricapitalizzare direttamente le banche sarà “un potente strumento per rompere il circolo vizioso” tra crisi del settore bancario e debito sovrano.
I mercati ieri hanno respirato, ma restano prudenti. I rendimenti di Btp sono scesi sotto il 6 per cento, quelli dei Bonos sotto il 7 per cento. Le principali Borse europee hanno chiuso in positivo. Un altro Eurogruppo – almeno telefonico – è previsto per il 20 luglio.
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