The Newsroom

Annalena Benini

La nuova serie americana di Aaron Sorkin, “The Newsroom”, in onda sulla Hbo (buoni ascolti, molte critiche) racconta la vita dei supereroi, raccontando il lavoro dei giornalisti. Uomini e donne coraggiosi che vogliono rendere l’America un paese migliore attraverso l’informazione: Jeff Daniels, giornalista televisivo, era rassegnato, non dava più la caccia a nessuno, e dopo una crisi di coscienza, ricomincia a inseguire la verità.

    La nuova serie americana di Aaron Sorkin, “The Newsroom”, in onda sulla Hbo (buoni ascolti, molte critiche) racconta la vita dei supereroi, raccontando il lavoro dei giornalisti. Uomini e donne coraggiosi che vogliono rendere l’America un paese migliore attraverso l’informazione: Jeff Daniels, giornalista televisivo, era rassegnato, non dava più la caccia a nessuno, e dopo una crisi di coscienza, ricomincia a inseguire la verità. Informazione corretta, passione, anima scossa dai grandi eventi, ricerca del meglio. Sono personaggi nevrotici, sì, con vite private disastrose, ma solo perché devono salvare il mondo dal “dietro le quinte” di una diretta televisiva.

    I giornalisti veri si sono imbarazzati e annoiati, hanno giudicato “The Newsroom” troppo compiaciuta, idealista, didascalica, maschilista, molto illusa. In effetti moltiplica i complessi di inadeguatezza giornalistici, perché è difficile non solo competere con modelli del genere, ma anche, più modestamente, avere in redazione conversazioni veloci e brillanti come quelle scritte da Sorkin, scambi di battute molto chic e scoppiettanti, dimostrazioni ininterrotte di ironia, intelligenza e bravura. Il cronista non mitomane, davanti a “The Newsroom”, si sente come minimo un cretino, un inetto (il mitomane invece ritiene di essere esattamente quel genere di supereroe, purtroppo vittima di complotti che ne mortificano il talento). Il cronista pigro, dotato comunque di un ego sempre smisurato, ha così un’immediata necessità di trovare non miglioramento ma consolazione, il bisogno di confrontarsi con qualcuno peggiore di lui, e deve abbandonare l’America perché lì il Watergate ha creato miti troppo spocchiosi. Trova quel che cercava in Inghilterra, dove almeno sono fedeli alla tradizione di Evelyn Waugh e di “Scoop” (giornalista inetto viene per sbaglio inviato in Africa e diventa un eroe involontario, in mezzo ad altri giornalisti che inventano qualunque notizia per avere un articolo da pubblicare): Annalena McAfee, giornalista, moglie dello scrittore Ian McEwan, che ha fondato e diretto l’inserto culturale del Guardian, ha scritto “L’esclusiva” (Einaudi), romanzo che descrive i giornalisti di tabloid (1997, inizio dell’era Internet, guardata con sospetto e superiorità: l’idea dell’informazione ventiquattr’ore su ventiquattro gettava un’ombra minacciosa su “la nostra settimana di quattro giorni” e sul weekend al Ritz con l’amante, in conto spese al giornale).

    Invece di inseguire la verità, questi giornalisti inseguono i tassisti per farsi dare blocchetti in bianco di ricevute. Passano i pomeriggi a cercare pinzatrici, unire una ricevuta di ristorante al modulo per i rimborsi e scriverci sopra: “Pranzo. Contatti esterni. Idea per servizio. 36 sterline”. Bevono molto, soprattutto se riescono a farsi pagare lo champagne, svengono ubriachi alle feste e gli altri capiredattori ci ridono su e ordinano un altro giro di drink. L’amministratore delegato del quotidiano passa tutto il giorno chiuso nel suo cubicolo, e si dice anzi che si sia fatto applicare un catetere, per evitare incontri spiacevoli nei bagni con chi reclama i rimborsi spese. Anche la grande e anziana giornalista, che ha vinto il Pulitzer raccontando la liberazione di Buchenwald e predica la serietà e la ricerca continua della verità, non l’ha mai raccontata davvero, ha tenuto nascosto un dettaglio ignobile, che affoga nella vodka, ed è definita dai colleghi “una vecchia assatanata”. A questo punto si hanno gli anticorpi necessari per affrontare anche la seconda serie di “The Newsroom”.

    • Annalena Benini
    • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.